Franz Ferdinand Franz Ferdinand live @ PalaSharp - Milano, 30 marzo 2009 Milano  30/03/2009 di Marco Jeannin

L’approccio al concerto è quello di chi c’è rimasto molto male dal non essere riuscito ad assistere alla precedente data ai Magazzini Generali. All’epoca mi chiesi come fosse possibile permettere ad una band come i Franz Ferdinand di “sprecarsi” suonando in un postaccio (al momento ero veramente incazzato) per poca gente. La mia rabbia è stata parzialmente fugata dalla notizia della data all’Alcatraz per poi svanire definitivamente quando la baracca è stata trasferita al più capiente e adatto PalaSharp.

Certo, vista l’affluenza c’è da scommettere che la prossima volta i Nostri li vedremo al Forum. Ad ogni modo, sono contento di esserci, curioso e di buon umore.
Il traffico e il problema del parcheggio mi tagliano i Kissogram, che chi ha sentito giura essere non male. Vabbè, non se la prendano i Kissogram, ma sinceramente me ne importa ben poco.
Il set dei Franz Ferdinand inizia puntuale alle nove e trentacinque. Accoglienza molto calda e prime avvisaglie di spintoni, nelle prime file. I miei gomiti lavorano sodo per farsi strada, senza di me davanti come faranno? L’iconografia della band è quella classica, fatta di giubbetto di pelle e pantaloni a sigaretta. Cosa ne penserà quel gruppo di personcine distinte che sgomita dietro di me? Sono pelliccia e tacchi quelli? Oddio. Ti prego no.

The Dark Of The Matinée è l’apertura con il botto. Spazio immediato al passato dunque, a quello che conta. Ad ogni passaggio la platea si scalda e io piano piano conquisto posizioni. Acusticamente ci siamo, musicalmente Kapranos e soci sembrano in forma, e forse anche qualcosa di più. C’è buon dialogo e qualche scambio di battute. La sensazione palpabile è che siamo in tanti ad avere fame, e probabilmente la serata per soddisfarci è quella giusta. Avanti con No You Girls e Do You Want To. Fa molto caldo nel palazzetto e per un attimo, madido di sudore, mi chiedo che fine può aver fatto quella in pelliccia. Tell Her Tonight, Twilight Omens. Quanto potranno suonare? Saltano già da mezzora su quel palco e sono quasi meglio che su disco. Ma che dico? Meglio eccome. Walk Away, Take Me Out. Fatico a stare in piedi. Che doppietta. Che macello. Sono ancora più sudato e un tizio senza maglietta in piena fase “grondasudore” mi si struscia addosso. Ma sbaglio o è una pelliccia quella che vedo vagare per il palazzetto a mo’ di scalpo?. Turn It On, Bite Hard e 40ft. Specialmente la seconda si conferma come pezzo spezza gambe con relativi lividi. McCarthy è più che una spalla. Il chitarrista cede spesso e volentieri lo strumento per farsi una passeggiata a bordo palco, aizzare il palazzetto per poi dedicarsi alle tastiere. What She Came For, Michael e Ulysses. Finale degno, che permette di rifiatare e dare i primi giudizi. Molto buono, a tratti incendiario. Affetto ripagato. Non vedo più nessuna pelliccia all’orizzonte quando è già ora di ricominciare. E il rientro è gustosissimo, non solo per i pezzi proposti, ma in special modo per il modo. Jacqueline e Outsider. Outsider è molto interessante. E’ bello e gustoso vedere tutti i Franz Ferdinand pestare sulla batteria. Mai visto suonare una batteria in così tanti. Lucid Dreams. Manca poco al finale. Si sente. This Fire. Ecco. Appunto. Apoteosi. Quello che serve per concludere. Pogo, mani che battono, grida di approvazione.
Sono contento. Fine.

Articolo del  08/04/2009 -  ©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati