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È una mite sera di fine marzo ad accogliere il concerto di Barzin a Roma. Una serata dolce e confortevole così come lo è un po' tutta la musica del cantautore canadese che si appresta a presentare la sua ultima creatura, Notes To An Absent Lover. Un album - il terzo per la precisione - più frugale e meno ricercato dei lavori precedenti capace, tuttavia, di mettere in risalto la voce suggestiva e piena di pathos del songwriter nordamericano. Un disco che ci ha rapiti fin dal primo ascolto e che, a distanza di alcuni mesi dall uscita, sta ricevendo molte attestazioni di riconoscimento e di consenso dalla critica specializzata. È inutile nascondere, quindi, che ci apprestiamo a varcare la porta dell'Init con un sentimento di emozione misto a curiosità; per capire - appunto - se quanto ascoltato su CD possa riflettersi anche dal vivo.
Facciamo pochi passi nel locale ed ecco che incontriamo proprio lui, Barzin Hossein, che, dopo un breve saluto formale, ci onora della sua presenza mettendosi a sedere al nostro stesso tavolino, intanto che sul palco si avvicendano prima i Sea Dweller e poi i Blessed Child Opera. Siamo davvero colpiti dalla disponibilità del personaggio che tra una birra, una chiacchiera e qualche rincuorante risata ci rivela con fare umile e modesto tutta la sua umanità e la sua intelligenza, caratteristiche talvolta poco percepite in certi ambienti artistici. Tutto è cosi poeticamente perfetto, oltre ogni più rosea aspettativa: si parla soprattutto di musica ma anche di altro, a dimostrazione di quanto sia valsa la pena percorrere in auto un centinaio di chilometri per assistere a questo concerto subito dopo aver terminato di lavorare. Purtroppo il tempo scorre velocemente e Barzin è costretto a congedarsi perché manca poco all'inizio della sua esibizione. Si alza dalla sedia, saluta cordialmente e si allontana adagio lasciandoci una piacevole sensazione di serenità. Guardiamo continuamente l'orologio e ci accorgiamo che l'ora è tarda: è quasi mezzanotte! Ancora qualche minuto di trepidazione e, finalmente, eccolo salire sul palco con tutta la band. Si parte con le note suadenti e ipnotiche di Let's Go Driving da My Life In Rooms del 2006 seguita, poi, da Past All Concerns dall'omonimo debutto del 2003, e l'impressione che se ne deduce all'istante è quella di un artista in splendida forma accompagnato, oltretutto, da una formazione impeccabile: quattro bravi musicisti e una dovizia di strumenti davvero ben suonati (glockenspiel, tastiere, basso, chitarre acustiche, lap steel guitar, fisarmonica e batteria). Un suono preciso e attento che va a ornare magnificamente il canto di Barzin che appare abbastanza emozionato quando, nel ringraziare il pubblico non così particolarmente numeroso, sottolinea la piacevolezza e il tepore del clima capitolino. Di lì a breve segue l'inappuntabile esecuzione di So Much Time To Cry My Own che cattura l'attenzione di tutti i presenti, ma saranno i brani di Notes To An Absent Lover come Nobody Told Me, Queen Jane e Lost a regalarci le emozioni più intense e a convincerci (anche dal vivo) del talento indiscusso del compositore canadese. Quelli messi in scena da Barzin sono motivi che scavano nel sottosuolo della memoria e che, in alcuni passaggi, assumono le sembianze slowcore e sadcore di gruppi come Slowdive, Codeine, Low e Early Day Miners. Un sound tanto esiguo nelle strutture quanto intenso negli effetti capace di coniugare tradizione e sobria ricercatezza. Eppure, guardando bene in fondo a ogni canzone, esce fuori tutto il background del grande cantautore: dal minimalismo folk di Nick Drake all'umore indolente e alt.country di Bonnie Prince Billy passando per quel folk pop d'autore di Leonard Cohen che, per l'occasione, viene celebrato con Dance Me To The End Of Love.
Un'ora di concerto che, molto probabilmente, avrebbe potuto durare di più se il nostro songwriter non avesse dovuto iniziare alle ventiquattro dopo l'esibizione di ben due band. Ciò nonostante, torniamo a casa con il cuore incollato al finestrino. Di notte, lungo l'autostrada.
(pubblicato per gentile concessione di www.musicletter.it)
Articolo del
26/04/2009 -
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