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A meno di un anno di distanza dalla sua ultima visita a Stazione Birra, luogo in cui per sua stessa ammissione Levin non ha mai avuto problemi tecnici, Tony si ripresenta nella capitale con un nuovo progetto, The StickMen Trio. Ad accompagnarlo stavolta ci sono il giovanissimo Michael Bernier allo stick/basso/chitarra e il massiccio Pat Mastellotto, sempre alla “corte” dell’immarcescibile Robert Fripp, alla batteria e samplers.
Questo power trio delle meraviglie parte subito alla carica con ritmiche pulsanti e serrate, gli intrecci fra i due stick e le mirabolanti acrobazie di Mastellotto si fondono in qualcosa che lascia estasiati i presenti, “Welcome”. Quale miglior titolo per aprire un live? Levin, gigione, si produce in un simpatico italiano zoppicante, scatenando l’ilarità del pubblico. I pezzi nuovi, “The Shadow Drum”, si alternano ai classici dei King Crimson, “Elephant Talk”, sparati come proiettili all’uranio. Il nuovo adepto di Levin ha dita agili e affianca il bassista nei giochi matematici, dai colori cremisi. Il tutto però si regge sul fantastico Pat Mastellotto che, al di la della tecnica, mostra gusto e classe, dosando in modo perfetto virtuosismo e fantasia. Le ritmiche sincopate, i controtempi e gli stacchi precisi ci riconsegnano i vecchi brani sotto una nuova luce. Pat divide il carico delle sue braccia fra tamburi e samplers, la batteria elettronica sputa suoni sintetici che vanno ad insinuarsi fra le corde dei due frontman. È davvero impressionante la mole di lavoro fatta da Mastellotto che, in un passaggio di “Indiscipline”, rulla con una sola mano strappando un boato di assenso al pubblico. Questo brano, simile ad un improvviso scatto d’ira, vede Mastellotto contrapposto a Bernier, qui alla seconda batteria. Un’esecuzione dal tiro micidiale. L’ossessività prodotta dalle dita, che percuotono la tastiera dall’alto in basso, raddoppia grazie al lavoro di Bernier che rende il tutto circolare e ipnotico lasciando così Pat libero di inventare poliritmie scisse da legami strutturali di sorta. Immancabile la stupenda “Three Of A Perfect Pair”, sempre magnetica nella sua sognante melodia. Dopo una breve pausa il gruppo riapre con il folle divertissment “Sleep Is Wrong”. Un capitolo a parte merita la devastante “Red”, dissacrante nella sua dissonanza!
A fine concerto è un tripudio di foto, autografi, e cd venduti, i tre si trattengono per quasi un ora con i fan rimasti in sala. Mastellotto mi spiega le origini del suo nome e quando chiedo dei King Crimson mi risponde con un sorriso: “Bob is the boss!” Un’esibizione mozzafiato, indimenticabile!!
Articolo del
30/04/2009 -
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