|
Tornano in Italia dopo ben ventotto anni di assenza i Boys, il gruppo leggendario della prima ondata punk inglese, quella del 1977. Furono loro - insieme ai Sex Pistols, a Siouxsie, ai Clash, ai Damned e ai Generation X di Billy Idol - a dettare le linee guida di quella che era una nuova espressione musicale ed artistica. Furono loro, i Boys, i primi punk ad ottenere un contratto discografico con una major! E tornano a Roma per la prima tappa di un breve tour italiano, sono gli headliners di una serata davvero speciale, quella del Rave Up Summer Festival, aperta da punk band di supporto come i Dissuaders di Alex Vargiu, e gli Idol Lips, entrambi da Roma.
Si prosegue in modo eccellente con i Valentines, la punk rock band bolognese da dieci anni ormai sulla scena, nota per le sue interpretazioni del repertorio degli Adverts, altra storia punk rock band inglese. E nell’occasione è proprio T.V. Smith, che degli Adverts è stato il front man, che sale sul palco con loro per delle esecuzioni a dir poco fantastiche, su tutto “Bored Teenagers”, insieme alla completa tracklist di “Crossing The Red Sea”, lo storico primo imperdibile album degli Adverts. La sezione ritmica è serrata e travolgente, è già tardi, ma non sentiamo alcuna stanchezza, è il Punk Rock che torna a vivere, è “musica vera che non vuole saperne di morire, malgrado le schifezze che ci propone ogni giorno Mtv” come urla dal palco lo stesso T.V. Smith, in grande forma, che si agita e scalcia come un adolescente, che si diverte e sorride premuroso nei confronti dei ragazzi italiani, una vera “non star” sulla scena! Fuck all the celebrities!
All’1 di notte (o se preferite della mattina del giorno dopo), ecco salire sul palco i Boys, nella line up originale!!! Siamo morti di sonno, la mattina ci dobbiamo alzare presto... ok., we don’t give a shit! Le sagome di Matt Dangerfield, chitarra e voce, di Duncan “Kid” Reid, basso e voce, di Honest John Plain, chitarra e voce, di Casino Steel, tastiere e di Vom Ritchie, alla batteria, riempiono in un istante il palco dell’Init Club e il pubblico, numeroso e festante, comincia a pogare sulle note di “Weekend”, “You Can’t Hurt A Memory” e “Gabrielle”, storici hits della band. Loro si sono sempre dichiarati fans delle New York Dolls, e l’influenza della band seminale di Johnny Thunders e di David Johansen si sente, eccome! Sono stati definiti in Inghilterra i “Beatles del Punk”, probabilmente per la chiave indubbiamente melodica del loro repertorio, però visti dal vivo, ancora oggi, a tanti anni di distanza da allora, l’unico vero paragone che regge è quello con i Ramones: stessa l’energia, la velocità, il ritmo, la capacità di rileggere secondo i dettami del Punk il vecchio Rock and Roll !!! A metà concerto arriva l’attesa “I Don’t Care”, che fu il loro primo singolo in assoluto, e poi ancora un altro pezzo mitico, quella “First Time”, incisa proprio all’indomani della notizia della morte di Elvis “The Pelvis” Presley. Ormai si agitano tutti sotto palco, non si può restare fermi, c’è voglia di star bene, non c’è aggressività, non c’è violenza. E’ la forza taumaturgica del Punk Rock, delle good vibes di sonorità semplici ma viscerali, che ti fanno urlare di gioia e prendere con ironia le sofferenze e le delusioni. Conoscete medicine migliori? “You’d Better Move On”, la coralità travolgente di “Cast Of Thousands” e di “U.S.I.”, una splendida versione di “Living In The City” e la trasgressione di “Sick On You” chiudono il conto intorno alle 2 del mattino.
Le orecchie hanno uno strano ronzio, non so verso dove mi dirigo alla guida dell’auto, ma sto bene. Fuck that shit!
Articolo del
07/06/2009 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|