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La settima edizione del Jestrairock fa nuovamente tappa al Jam Club di Nembro, in provincia di Bergamo, ormai un appuntamento fisso per tutti i sostenitori della musica indie e alternativa italiana. Il Jestrairock, il festival itinerante della Jestrai Records, nasce nel 2002 da un’idea di Maria Teresa Regazzoni. Si tratta di una sorta di “Warped Tour” in miniatura, che tocca diverse cittadine del Nord Italia e della Lombardia in particolare. La mission di questa bella iniziativa è quella di promuovere le giovani band indipendenti del circuito nazionale, alla ricerca di un contratto o semplicemente della possibilità di suonare e di farsi conoscere. Accanto ai giovani emergenti, il Jestrairock ha già schierato in più occasioni nomi di un certo richiamo quali Marta Sui Tubi, Extrema, Moltheni e altri. Alla signora Regazzoni vanno dunque i nostri complimenti e ringraziamenti, dato che non è necessario spiegare quanto le “nostre” band, che nulla hanno da invidiare ai colleghi d’oltreconfine, abbiano bisogno di simili opportunità.
E’ pur vero che la line-up di stasera è di tutto rispetto: si esibiscono i Betoschi, nuovo side project dei fratelli Alberto e Luca Ferrari, rispettivamente cantante/chitarrista e batterista dei già celebri Verdena, e i marchigiani Cora, una delle più belle realtà del grunge tricolore, già autori di un fortunato debutto nel 2007. Forse per via del clima decisamente fresco, pur essendo metà giugno, una discreta folla si è radunata nel locale: un club non enorme, ma con un’acustica eccellente, strategicamente piazzato nella zona industriale di Nembro, con l’ulteriore vantaggio, quindi, di non doversi preoccupare di tormentare i vicini con il frastuono di chitarre e batteria... Purtroppo il consistente ritardo nell’inizio dei concerti non aiuta, infatti parecchi dei presenti si disperdono. Finalmente, in un diluvio di palloncini colorati, salgono sul palco i Betoschi, e non c’è più molto da discutere: nella loro musica vibra tutta la passionalità acida ed ipnotica che abbiamo conosciuto e amato nei Verdena. Dal vivo si ha la sensazione che il sound, indubbiamente più d’atmosfera e meno d’impatto rispetto a quello dei Verdena, debba essere ulteriormente definito; tuttavia il carisma di Alberto e l’apporto di un ottimo batterista danno gas al motore, e la serata si fa decisamente piacevole. D’altronde i Ferrari Brothers a Bergamo e dintorni giocano in casa, e il favore del pubblico è pressoché garantito. Anche se in verità, nel caso specifico, un po’ di calore in più (e un paio di inconvenienti tecnici in meno) non sarebbe guastato.
E’ dunque la volta dei Cora, rabbiosi e talentuosi, reduci dalla promozione del loro primo CD (assolutamente da ascoltare) L’aria che respiro soffoca. L’approccio incisivo della band e la voce graffiante del cantante Tommaso riscaldano l’atmosfera e dissipano i residui dubbi che l’ascolto dell’album ancora lasciava. Il trio marchigiano suona, come direbbe Churchill, con “sangue, sudore e lacrime”, e lascia intravedere margini di crescita che fanno ben sperare. L’inquietante e onnipresente fantasma di Nirvana e Soundgarden aleggia sui Cora come su buona parte dei loro colleghi; ma i ragazzi, nell’occasione, dimostrano di non lasciarsi spaventare facilmente dai paragoni con le varie divinità di Seattle. L’excursus tra le tracce di L’aria che respiro soffoca rivela che la band sa spaziare con disinvoltura tra brani avvelenati (Il Sanchez, L’Aire) e quasi-acid blues (Impatto Lord Denning), ballad (Becky Hoover) e pezzi estremamente introspettivi e decadenti (Sasso, Bora Lacrime).
Arrivederci dunque alla prossima tappa estiva, e in bocca al lupo a tutte le band partecipanti al Jestrairock Festival... non senza un velo di tristezza al pensiero che iniziative valide come questa siano sempre poco pubblicizzate e sostenute.
Articolo del
16/06/2009 -
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