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Ancora fra noi, questa volta all’interno di “Roma incontra il Mondo”, la rassegna che si svolge puntualmente ogni anno intorno al laghetto di Villa Ada. Ancora una volta lei, Patti Smith, splendida, dolcissima donna di 63 anni che il rock and roll ci regala in tutta la sua carica, tutta la sua energia, e voglia di vivere, a distanza di oltre trenta anni da quando chi vi scrive la seguiva a Bologna e a Firenze, nelle sue due prime date italiane in assoluto, due concerti oceanici e sconvolgenti, che segnarono il ritorno del Rock qui da noi in Italia, là dove solo jazz e musica etnica sembravano trovare spazio.
L’amore fra Patti Smith è l’Italia è sempre stato forte, passionale e totale, ricambiato da una accoglienza calda e da una affluenza di pubblico straordinaria. Questa sera Patti ha voluto mettere un limite alla vendita dei biglietti, non oltre duemila. Non sappiamo se tale limite sia stato rispettato, e neanche ce ne importa molto. Quello che conta è di trovarci ancora di fronte a lei, che si presenta sul palco con un trio acustico che vede la presenza di Lenny Kaye, il suo chitarrista, il suo amico di sempre, della figlia Jesse Paris Smith, al pianoforte, e di Mike Campbell, all’altra chitarra acustica. Il concerto si apre con una commossa esecuzione di “Beneath The Southern Cross”, preceduta da una speciale dedica a Michael Jackson, il Re del Pop, recentemente scomparso. Eppoi via in un lungo viaggio acustico ricco di groove e di ritmo, sulle tracce di Keats e di Shelley, in ricordo della Toscana, di Firenze, del suo approdo a Roma, fino all’esecuzione di “Birdland” con Jesse Paris al piano che offre il meglio di sé, minuta, concentrata, seria, stretta in un abitino semplice e fuori moda che la fa sembrare Emily Dickinson! La serata entra nel vivo, Patti imbraccia la chitarra e ci regala una bella versione di “My Blakean Year”, la rock ballad scritta in ricordo degli anni in cui si misurava con la forza visionaria di William Blake, poeta ed incisore inglese dei primi del Settecento. Anche lei è così, visionaria, internamente ribelle, e sempre protesa verso il futuro, verso la gente, che sembra voler stringere in un solo abbraccio. Con “Redondo Beach” e “Kimberly” torniamo al passato, un tuffo al cuore, vederla danzare, sulle note della deliziosa ambientazione reggae che ha dato a quei brani. E ancora, tratta da “Easter”, arriva ”Ghost Dance”, una vecchia canzone indiana sull’immortalità dell’anima, confesso che quel “We shall live again”, ancora entra sotto pelle e ci fa venire i brividi! L'incanto continua con "Because The Night" che Patti definisce "la più italiana delle mie canzoni". Quando poi intona “She’s a benediction...”, e tutti riconosciamo “Dancing Barefoot”, si capisce che non è più il momento di restare seduti. Malgrado un servizio d’ordine che cerca invano di attenersi alla severità dei tempi, il pubblico si riversa sotto palco a danzare con lei, a cogliere le sue mani protese, i suoi sorrisi disarmanti. E’ il caos totale, ma controllato, l’adrenalina è a mille, “Pissing In A River”, epica, drammatica, bellissima. Non è un concerto, è una sorta di invocazione, una preghiera di massa, che si chiude con l’esecuzione dell’immancabile “People Have The Power”, al termine della quale Patti si rivolge al pubblico e grida. “Don’t forget it! Be free!” Acclamata a gran voce dal pubblico, la Sacerdotessa del Rock non può fare a meno di tornare sul palco. Ci offre una bellissima “Wing”, dedicata al suo amico Roberto (si tratta di Robert Mapplethorpe, il fotografo scomparso diversi anni fa, su cui fra l’altro sta scrivendo un libro), e una versione travolgente di “Gloria”, che ci porta al massimo della soddisfazione e della gioia.
Lei è sciamanica, lei è adorabilmente folle, lei è dolcissima, quando raccoglie i fiori, li stringe al petto e saluta ancora quanti erano lì per lei, per le sue poesie trasformate in canzoni, a cogliere quello straordinario mix di Libertà di Speranza e di Vita che ci regala solo con la sua presenza, Rock’n’roll nigger!
(La foto di Patti Smith in concerto a Villa Ada è di Chiara Iacobazzi, che si ringrazia per la gentile concessione)
Articolo del
08/07/2009 -
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