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Alessandro Mannarino, classe 1979, è una delle promesse più luminose dell’attuale panorama musicale italiano. Beniamino del pubblico romano, l’artista si è conquistato la popolarità, locale dopo locale, attraverso il passaparola di un pubblico sempre più vasto di fedelissimi.
Il suo nome è dannatamente geniale quasi a farci presagire la spontaneità e l’originalità del personaggio. La curiosità di vederlo finalmente dal vivo è tanta. Il cantastorie del rione Monti (accompagnato da una band di ottimo livello) si presenta puntuale sul palco di Villa Ada insieme al suo amico di sempre, una bottiglia di vino rosso, imbracciando la chitarra per accompagnarci nel suo mondo fatto di stornelli strampalati e di storie tragicomiche. Il Cappello è sorretto da baffi d’altri tempi. Il suo sguardo è fisso ed ipnotico: sembra quasi un personaggio uscito dal celebre quadro di Pellizza da Volpedo “Il Quarto Stato”. Posso dire che fa veramente piacere ascoltare (finalmente!) un interprete che possa restituire alla romanità quella nobiltà d’animo che è stata per troppo tempo seppellita dal “coattume” arrogante di molti artisti e noti personaggi in voga nei media radio-televisivi di questo terzo millennio. Per fare questo, l’artista romano recupera, in primis, quella tradizione popolare romana (Trilussa, Petrolini, Gabriella Ferri e Nino Manfredi) sospesa tra surrealismo e sarcasmo, per farsi il portavoce dei perdenti, degli emarginati e “degli esiliati dal mondo delle favole” che nei suoi versi trovano, infine, un sorriso ed un riscatto. Le sue storie di periferia sono rivestite con delle sonorità multiformi che vanno da Capossela a Tom Waits, da Goran Bregovic a Manu Chao, da Gigi Proietti a Piero Ciampi.
Il concerto di Villa Ada è stata l’occasione per vedere all’opera il suo talento e per rimanere contagiati dalla grande energia che scaturisce dal legame inscindibile tra “il Manna” ed il suo pubblico. Si inizia con la nostalgia di “Le cose perdute” seguita, poi, dallo stornello che dà il titolo ad il suo disco d’esordio “Il Bar della rabbia”: un inno alla disillusione ed alla solitudine come amaro prezzo per la libertà di chi nella vita non ha visto tutto ma ha già capito abbastanza, ed in fondo, gli va bene così. Rimaniamo incantati dall’esecuzione del brano “La strega ed il diamante”, favola immersa dal sapore del vino che riesce a catturare il nostro silenzio. L’intercalare brechtiano del Manna lascia il proscenio, durante il ritornello, alla superba interpretazione vocale della bravissima Claudia Angelucci. Ed è una magia! Il primo atto si chiude con l’intermezzo di Valerio Aprea in veste di ronda–man dal color verde leghista che recita un editto dello stato Americano di fine ottocento che sembra appena uscito dalla penna di Roberto Castelli. Si ricomincia con i ritmi balcanici di “Tevere Grand Hotel” accompagnato dalla grazia di due ballerine emozionatissime di trovarsi di fronte ad un pubblico così caloroso. E non si può darle torto. In questo concerto, infatti, i fans sono una parte attiva dello spettacolo. Cantano tutte le canzoni senza perdersi nemmeno una sillaba, dialogano e scherzano con il cantante che, di fronte a tanto amore, non può che offrire loro del buon vino! “Svegliatevi italiani brava gente” e “Soldi” (splendida esecuzione chitarra elettrica e voce) sembrano provenire dal Capossela di “Canzoni a manovella”. Si balla al ritmo della tarantella con “Scetate vajò” e ci si strugge con “Il ciliegio”. L’aedo dei vicoli romani chiude il concerto con uno stornello dal sapore amarognolo: “Il carcerato”. Ma non è finita. Nuovamente la voce del pubblico diventa il protagonista e chiede il bis finale cantando a gran voce (e “comme rimbomba”!) quella che è, forse, la sua canzone più famosa “Me so’ mbriacato”.
Lui ritorna, ringrazia, presenta la sua band, dà un ultimo sorso alla bottiglia e, con grande maestria, ci accompagna alla fine del viaggio per poi proseguire da solo verso confini sempre più ampi. In bocca al lupo Manna!
SETLIST: Le cose perdute Svegliatevi Italiani Il bar della Rabbia Elisir D’amor Tevere Grand Hotel L’amore nero La strega ed il diamante Il pagliaccio Scetate vajò Il gamberone Soldi Osso di seppia Il ciliegio Fatte bacià Il carcerato
Bis Me so mbriacato Tevere Grand Hotel
Articolo del
19/07/2009 -
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