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O.k., c’era il rischio di una “operazione nostalgia” ma niente e nessuno poteva farmi cambiare idea. Avevo la grande occasione di ascoltare dal vivo il concerto di Jack Bruce, basso e voce, ex Cream, il primo supergruppo della Storia del Rock, e di Robin Trower, chitarra solista, ex Procol Harum, accompagnati da Gary Husband, ex Level 42, alla batteria.
I tre musicisti che possono vantare tanto glorioso passato sono tornati a lavorare insieme come gruppo e hanno recentemente pubblicato “Seven Moons”, il loro quarto album (i dischi precedenti però risalgono ai primi anni Ottanta). L’album è davvero interessante, Jack e gli altri vogliono suonarlo di fronte ad un pubblico generalmente composto dallo “zoccolo duro” del Rock Blues dei primi anni Settanta, vecchi amici che hanno disdetto altri impegni per darsi appuntamento sotto il palco di Villa Ada. Vengono eseguiti quindi in rapida successione brani come “Seven Moons” e “Lives Of Clay”, ma la gente vuole altro, vuole far rivivere la leggenda dei Cream, la band che vedeva Jack Bruce accanto ad Eric Clapton e Ginger Baker, protagonisti di una stagione musicale fantastica e innovativa, nel segno del rock, del blues, della psichedelia e dell’improvvisazione, che fino a quel momento era territorio esclusivo del jazz. Ecco allora che Jack Bruce ci regala le note di “We Are Going Wrong”, un brano tratto da “Disraeli Gears”, l’album del 1967 che spopolò negli U.S.A. nel 1968. Jack ha 66 anni, Robin ne ha 64, sono un po’ statici sul palco, ma le esecuzioni sono semplicemente perfette sul piano della tecnica e dello stile. Gary Husband è il più giovane del gruppo e picchia sulla batteria come un forsennato, offrendo l’adeguata sezione ritmica a brani come “Just Another Day” e “Come To Me”, dal nuovo album. Ma le emozioni forti arrivano con il repertorio storico, non importa se datato. Infatti il riff di “Sunshine Of Your Love” viene accolto con un brivido lungo la schiena dal pubblico, e il talento di Robin Trower è tale da non far rimpiangere proprio per niente l’assenza di Eric Clapton! Splendida anche “White Room”, la meravigliosa rock ballad tratta da “Wheels Of Fire” del 1968, un doppio album fantastico. L’assolo della chitarra di Robin Trower ti permette di volare verso la luce, rivivono i tempi dei trip della psichedelia e si sentono nell’aria odori e sapori lontani. Lo stile di Robin è tipicamente hendrixiano, e si sente! Quasi tutti i giovani chitarristi di allora, in prima fila lo stesso Eric Clapton, guardavano meravigliati l’ascesa dell’Astro Man Jimi Hendrix venuto sulla Terra a portare il nuovo Verbo della chitarra elettrica! Sul finale non poteva mancare l’esecuzione di “Politician”, un vecchio brano del 1968, al quale Bruce cambia le parole e aggiunge riferimenti alle recenti gesta di Berlusconi, che d’altra parte spopolano sui giornali inglesi. Jack Bruce e gli altri si concedono quindi una pausa: “acqua minerale!” quasi si giustifica Jack di fronte al suo pubblico. Sappiamo tutti che Bruce è reduce da un cancro al fegato, dal quale è miracolosamente guarito, dopo un trapianto, nel 2003, e non può certo concedersi vizi alcuni. Dopo qualche minuto però Jack e gli altri, acclamati a gran voce dal pubblico di fedelissimi, tornano sul palco per ringraziare e sorridono soddisfatti. Jack non dimentica però di essere stato allievo di John Mayall, il primo musicista inglese a trasferire nel Regno Unito il blues americano, e allora ci regala come saluto finale una splendida lunga versione di “Spoonful”, il blues bollente scritto da Willie Dixon, un brano che era stato inserito su “Fresh Cream” del 1966.
Dopo il concerto Jack Bruce si concede al pubblico per qualche autografo, e a chi gli attribuisce un talento profetico nell’aver scritto un brano come “Politician” così tanto tempo fa, risponde che “i politicanti sono tutti uguali, chi più chi meno” dipende solo “dalla loro abilità di sottoporsi alla luce dei riflettori, una luce che permette loro di nascondere le loro malefatte”. Quando però gli chiedono in particolare del nostro Capo del Governo, diventa cattivo, ha una espressione di disgusto che contrasta con la gentilezza dimostrata fino ad allora, e dice “Fate in modo che si dimetta, che il suo potere finisca, ma insieme a lui combattete i banchieri, che sono la rovina di questa società!” E’ quasi un grido rabbioso, di un ribellismo radicale, proprio di chi ha vissuto la stagione dei sogni, dei grandi ideali, della libertà, e male si adatta ad accettare come va il mondo adesso. Long Live Rock and Roll!
Articolo del
27/07/2009 -
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