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E’ qui da tre giorni. Ama l’Italia, ma in particolare Firenze, per la sua testimonianze storiche, artistiche e letterarie, per il clima culturale che si respira da queste parti. Infatti prima di questa sera Patti Smith ha tenuto concerti e reading improvvisati in diversi angoli della città. Giusto ieri pomeriggio ha eseguito una versione acustica di “My Blakean Years” seduta sui gradini accanto alla statua di Dante e ha ricevuto il premio come migliore Artista di Strada dall’amministrazione comunale.
Ma l’appuntamento vero era per questa sera, un concerto a Piazza Santa Croce, proprio a trenta anni esatti di distanza dallo storico concerto dello Stadio di Firenze, che segnò anche in Italia il ritorno del rock and roll! Chi vi scrive c’era allora, e ritorna adesso, si getta curioso sulle fotografie scattate in quella data, nel 1979, per vedere di riconoscere volti e figure, per ritrovare se stesso, all’interno di una mostra allestita dentro Palazzo Cocchi Serristori, proprio di fronte alla Chiesa di Santa Croce. La serata è splendida, lo scenario è fantastico, suggestivo, affascinante, scegliete voi, quello che conta è stare qui, insieme ad un manipolo di reduci, che dimenticano impegni di lavoro, malanni e legami familiari, per gettare ancora una volta il cuore oltre l’ostacolo, per lei, la Sacerdotessa del Rock and Roll!
Poco dopo le nove di sera, Patti Smith sale sul palco, acclamata dai presenti. Con lei Lenny Kaye alla chitarra solista, Tony Shanahan al basso e alle tastiere, Jay Dee Daugherty alla batteria e il grande Tom Verlaine dei Television alla chitarra slide. Si parte subito al massimo, con l’esecuzione di “Frederick”, uno dei brani più noti, dedicato al marito, Fred “Sonic” Smith degli MC5. Sono molti anche i ragazzi più giovani, venuti a dissetarsi di fronte al mito, pronti a raccoglierne parole e gesti. Si prosegue con la gradevole ambientazione reggae di “Redondo Beach”, certo l’amplificazione non è molto potente, probabilmente ci sono dei vincoli paesaggistici da rispettare, ma non importa. Vado più avanti, fin sotto il palco, proprio sul momento in cui Lenny Kaye introduce le note di chitarra di “Free Money”, un pezzo memorabile, dotato di un crescendo memorabile che ti restituisce energia, voglia di vivere. La successiva esecuzione di “Birdland”, anche questa da “Horses”, è dedicata al compianto Richard Sohl, il primo tastierista del Patti Smith Group. Era anche lui a Firenze nel 1979. Ecco che arrivano poi le note cadenzate di “Ghost Dance”, un canto funebre degli Indiani d’America a cui Patti ha dato nuova vita. Quel “We shall live again” fa venire i brividi, ora come allora, non c’è differenza, ti tocca nel profondo. La versione di “My Blakean Years” è diversa, più rallentata, rispetto all’originale, ma è comunque pregevole. Patti dona tutta se stessa, a 63 anni compiuti ha l’energia di una donna molto più giovane. Il suo segreto? Quello che canta, quello che legge, quello in cui crede, la sua chitarra elettrica, il suo rock and roll! Inaspettata arriva l’esecuzione di “We Three”, una slow ballad melodica, tratta da “Easter”, che non cantava dal vivo da tanto tempo ormai. E’ il momento di una poesia: si tratta di “Holy”, nota da “Urlo” di Allen Ginsberg, recitata con forza, con un’energia nervosa incredibile, con un’alterazione visionaria e folle, lode ai poeti della beat generation, che ci parlavano di Libertà, che sapevano guardare oltre, che ci dicevano che “la macchina da scrivere è Santa, che la poesia è Santa, che gli ascoltatori sono Santi, che l’estasi è Santa, che l’intelligente gentilezza dell’Anima è Santa”. Un grido di amore, un urlo di speranza che precede la danza avvolgente di “Dancing Barefoot”, le note struggenti di “Pissing In The River”, una delle canzoni più belle mai scritte da Patti, e la più recente “Peaceful Kingdom” scritta durante la guerra in Iraq, un brano che si chiude con un collegamento testuale alle parole di “People Have The Power”, una ulteriore citazione contro tutte le guerre, stupide ed inutili. Ecco che arriva poi il suono delle chitarre di “People Have The Power”, con il pubblico in delirio che ondeggia sotto palco e canta il ritornello in coro. Patti è visibilmente commossa, fino alle lacrime, “E’ Fred Sonic Smith che dovete ringraziare” grida alla gente “L’ha scritta lui questa canzone, non io!” Fred Smith, degli MC5, suo marito, è ricordato di continuo, è a lui che dedica “Because The Night”, una bella love song scritta da Bruce Springsteen e molto popolare qui da noi. La prima parte della serata si conclude con l’esecuzione di “Gloria”, un pezzo storico, energetico e vitale come pochi, e il refrain di “g-l-o-r-i-a” viene scandito in coro da tutti i presenti. Patti si concede un attimo di riposo, ma la serata è incredibile, la comunicazione con il pubblico è incessante, non permette pause. I musicisti tornano sul palco per una splendida versione di “Wing”, una ballata incantevole, dedicata all’amico fotografo Robert Mapplethorpe e a tutti i presenti. Poi all’improvviso sale sul palco un altro chitarrista: è Nicolas, un ragazzino biondo, con i capelli lunghi, che ha appena 12 anni, e che viene da Modena. “Ecco a voi il Futuro del Rock and Roll” sorride Patti e via con quella “My Generation”, una cover del brano degli Who che eseguì proprio qui a Firenze quella notte di trenta anni fa. E’ il delirio assoluto, è un diluvio di chitarre, di grida, la voce di Patti ora incute paura, è arrabbiata, si rivolge al pubblico “Il Futuro è adesso!!!” e via sulle note spericolate di “Rock And Roll Nigger”, una lode a tutti gli outcast, a chi vive ai margini della società, a chi non ne condivide regole e schemi, a quanti conservano ancora il coraggio di fare della propria vita un perpetuo Rock and Roll! “Sono sempre state le chitarre elettriche le uniche nostre armi per reclamare un futuro migliore!”. Alza la sua chitarra quasi come ad invocare qualcosa qualcuno in Cielo, la brandisce con forza, ne stacca le corde ad una ad una, è finita, ci sentiamo liberi e felici, e nessuna stanchezza... That’s the power of rock and roll!!!!!
(Si ringrazia Chiara Iacobazzi per la foto di Patti Smith in concerto a Firenze gentimente concessaci)
Articolo del
12/09/2009 -
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