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Partiamo dalla fine, da quando si accendono le luci in tutta l’arena e parte la doppietta Yellow Ledbetter - Rockin’ In The Free World. Il finale di solito è quello che fa più presa, è il momento a cavallo tra due situazioni ben definite: non hai più niente da aspettare e non puoi fare a meno di iniziare almeno a pensare al dopo e i primi ricordi si legano inevitabilmente alle ultime battute che racchiudono mille significati e solitamente si trasformano in un buon arrivederci.
I Pearl Jam hanno concluso il live di Berlino nella maniera più classica dopo un set caratterizzato più di tutto da una scaletta inusuale. Mettiamola così, se fosse stata la mia prima volta me ne sarei andato con un po’ di amaro in bocca. Niente Black, State Of Love And Trust, Rearviewmirror, Nothingman, Inside Job, Present Tense, Crazy Mary e via dicendo. Per me non era la prima volta ma a conti fatti che concerto è stato? La band di Seattle ha messo in piedi questo mini tour europeo di cinque date per rodare i pezzi nuovi e iniziare ad imbastire il tour vero e proprio in programma l’anno prossimo. Lo dice Eddie Vedder a concerto iniziato, dopo che la splendida arena tedesca ha già registrato un bel sold out senza faticare nemmeno un po’. Per quanto mi riguarda, ho progettato le ferie intorno a questo concerto e a giudicare dalla quantità d’italiani presenti, ho paura di non essere stato l’unico.
Comunque. Germania, Berlino. Tanta birra, tanto verde, tanta bella gente al concerto e fuori. Aprono i Gomez carichi di un entusiasmo contagioso. Aprono con un set di nove pezzi giusto per dare un po’ di visibilità al nuovo album uscito a marzo. Me li godo nelle retrovie, giusto prima di lanciarmi alla conquista delle prime posizioni. Prima constatazione evidente: i tedeschi sono alti. Porca miseria. Secondo: i tedeschi le sanno tutte ed è un piacere mettersi a cantare con loro. La differenza con i concerti dalle nostre parti però è evidente: noi siamo molto più rumorosi e, lasciatemelo dire, molto più divertenti. Sul palco la storia invece è sempre la stessa. I cinque Pearl Jam rappresentano il meglio del rock attuale per quanto riguarda il sottoscritto. Li considero la band migliore in circolazione in quanto a intensità nei live. E’ un po’ lo stesso discorso fatto per Springsteen e il fatto che buona parte dei fan condivida la stessa passione per entrambi è significativo. I Pearl Jam sanno intrattenere, divertire, emozionare fino al midollo e far saltare le coronarie anche al più ingessato dei tedeschi. E nel concerto di Berlino lo fanno con una scaletta molto aggressiva, quasi priva di momenti di respiro e dedicata a quel sound che spezza le ginocchia sotto i colpi della chitarra fulminante di un Mike McCready in stato di grazia. Si sente che c’è qualcosa da rodare, che la forma perfetta deve essere ancora ritrovata e per un palato fine come quello di noi italiani dopo il tour mostruoso del 2006 (vorrei ricordare a tutti il live milanese) anche il minimo difetto risalta anche più del dovuto. Prima parte del set con diciotto pezzi consecutivi, intervallati come al solito dai discorsi di Vedder in lingua locale, tra cui spiccano le nuovissime The Fixer e Got Some, e i classici come Daughter, Brother e la conclusiva Do The Evolution. Mentre sono immerso nella trance musicale più profonda, non posso fare a meno di notare che gli unici ad indossare pantaloncini corti con calzino bianco in bella evidenza siamo io e Eddie Vedder. Mi scappa una risata fragorosa.
Encore. Sanno tutti meglio di me che mancano ancora buona parte dei pezzi da novanta. Io invece sono compiaciuto perché i Pearl Jam hanno appena finito di dimostrare a tutti una maturità assoluta sia dal punto di vista tecnico che emotivo in rapporto con la platea. Partono un paio di raccomandazioni verso le prime file. Evidentemente un’esperienza tragica come Roskilde 2000 ha segnato nel profondo la band di Seattle che non si risparmia nel raccomandare la massima attenzione per quanto riguarda il rispetto e la sicurezza: l’intera platea fa quattro passi indietro per lasciare più spazio davanti. Bee Girl, prima vera chicca della serata presentata dal duo Vedder - Ament in acustico. Better Man, Given To Fly e Hard To Imagine, chicca numero due prima di Alive. Sarà trita e ritrita, ma non importa di niente quando ti trovi a urlare a tutti che sei ancora vivo, e che come te lo fanno altre quindicimila persone.
Secondo Encore. Attacca Angie dei Rolling Stones. Non sono mai stato uno che ama le cover più esplicite dei Pearl Jam, nonostante apprezzi le esecuzioni. Rimango comunque dell’idea che i Pearl Jam sono ottimi quando fanno i Pearl Jam, cosa che gli riesce da dio in Elderly Woman Behind A Counter In A Small Town. Salta fuori uno striscione enorme che chiede a gran voce Faithfull. Sarà che abbiamo gusti diversi, ma io avrei chiesto altro. Desiderio esaudito e palla a Sonic Reducer dei Dead Boys (questa ad esempio è una cover che ci sta eccome, un po’ come Crazy Mary). Qui si accendono le luci e si entra nel finale. Come ho già detto spetta alla doppietta classica chiudere i giochi. Il riff hendrixiano di Yellow Ledbetter è quanto di meglio possa esistere per dare fondo alla voce prima della furia rock dei Rockin’ In The Free World, quel pezzo che considero senza ombra di dubbio un’esperienza da provare (ormai non è più definibile come semplice cover), il sommo grido di libertà rock tradotto in musica e pelle d’oca.
Il concerto dei Pearl Jam si chiude così, lasciando un’ottima impressione, tanta energia e la stessa sensazione che si prova sapendo che il bello deve ancora venire. Un sabato del villaggio intenso ed efficace che prelude non ad una domenica sciatta ed incolore ma ad un altro sabato ancora più maestoso e memorabile guidato da Vedder, Ament, Gossard, McCready, Cameron. Sempre e comunque keep on rockin’ in the free world.
SETLIST: Why Go Hail Hail The Fixer Corduroy I Am Mine Nothing As It Seems Untitled/MFC Gods’ Dice Even Flow Unemployable Severed Hand Light Years Daughter Got Some Glorified G Brother Insignificance Do The Evolution
1st encore Bee Girl Better Man Given To Fly Hard To Imagine Alive
2nd encore Angie / Elderly Woman Behind A Counter In A Small Town Faithfull Sonic Reducer Rockin’ In The Free World Yellow Ledbetter
Articolo del
14/09/2009 -
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