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Pronti e via, il concerto praticamente deve ancora iniziare ma lui David Yow è già in mezzo alla folla ad agitarsi e ad urlare come un dannato! Pochi secondi prima aveva zittito tutti, aveva invitato il pubblico alla calma ma, non appena la band ha intonato le prime note di “Puss”, è stato lui il primo ad infrangere l’invito, è stato lui il primo a contraddirsi , e a scatenare l’Inferno!
E’ stato un ritorno alla grande, perché loro, i Jesus Lizard, di Chicago, protagonisti della scena americana post punk e hardcore degli anni Novanta, si erano sciolti come gruppo dieci anni fa ed erano ben undici invece gli anni trascorsi dalla loro ultima esibizione in Italia. La reunion ce li riporta nella line-up originaria, quella che prevede, accanto a David Yow, frontman carismatico e vocalist brutale, Duane Denison alla chitarra elettrica, David Wm Sims al basso, e Mac McNeilly alla batteria. Ci avevano anticipato grandi cose a proposito di questo tour e in effetti i Jesus Lizard non si sono risparmiati e ci hanno offerto un live act serrato, ossessivo e dilaniante. David Yow ha imparato bene da Iggy Pop l’arte dello stagediving e sono davvero numerose le occasioni in cui si dona interamente al suo pubblico, si tuffa in mezzo ai ragazzi delle prime fila, canta con loro, urla come un indemoniato, si agita, cammina poggiandosi su quelle mani tese, tutte per lui, frenato solo dalla non eccessiva lunghezza del filo del microfono (altrimenti arriverebbe in fondo alla sala, c’è da giurarlo!). Perfetto contrappunto al comportamento neurotico e selvaggio di Yow l’assoluta rigidità di Duane Denison e di David Wm Sims alle chitarre, mentre Mac McNeilly fa del suo meglio per abbattere il suo drum set, impossibilitato a difendersi da tanta furia! Il ritmo, la velocità di esecuzione fanno dei Jesus Lizard una noise band di tutto rispetto e brani come “Seasick”, “Bloody Mary”, “Thumbscrews” e “Destroy Before Reading” non fanno altro che riaccendere in noi vecchi ricordi. Il repertorio della serata è in gran parte tratto dai primi quattro album della band, dischi come “Head”, “Goat”, “Liar” ed il superlativo “Down” segnarono un cambiamento che sarà poi definitivo per il rock di avanguardia e aprirono la strada a fenomeni successivi, che lo portarono agli estremi, come, ad esempio, l’impatto sonoro dei Rage Against The Machine. Il furore assoluto dei Lizard mescola funk e rock duro, e va oltre il punk e l’hardcore per regalarci emozioni a non finire, vibrazioni ventrali da sballo assoluto! “Mouthbreather”, “Blue Shot”, “Killer McHann” e “One Evening” aggiungono connotati ancora più forti, ancora più angoscianti all’esibizione della band. Non è musica facile da digerire, è roba dura, a tratti violenta, ma che ti coinvolge per intero, che ti fa perdere la testa, che ti porta in breve tempo al delirio! Distorsioni di chitarra elettrica si combinano a grida laceranti, mentre basso e batteria spingono che è un piacere. Giunti all’estremo, gli strumenti quasi si fermano, rallentano ad arte, pause cariche di tensione nervosa, riempite dalle frasi sconnesse di David Yow, che ripiega su se stesso. E’ la tecnica dello “stop’n’ go”, già sperimentata dai Jesus Lizard in passato. Pochi attimi dopo ricomincia il fragore, una scarica adrenalinica fulminante, che prevede brani come “Boilermaker”, l’immancabile “Nub”, “Monkey Trick” e “Gladiator”, che non poteva di certo essere esclusa dal set di Roma... Il finale è riservato all’esecuzione di “Urine” e dell’eccellente “Fly On The Wall”, con quell’ossessivo “I can never get any rest” che rimbomba sulle nostre teste, al chiuso, sudati, ma non ancora stanchi!
Un’esibizione del genere, così esaltante, sempre sul filo del collasso nervoso, conferma quello che è da sempre il vero status dei Jesus Lizard, una grande live band, e fra le più acclamate.
Articolo del
24/09/2009 -
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