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Capita di rado di imbattersi in dischi capaci di catturare la nostra attenzione già a partire dalla copertina e di rifletterne poi, attraverso le canzoni, quella stessa immagine e quella stessa sensazione che ci hanno spinto ad ascoltarli. Capita di rado, dicevamo, ma talvolta accade, come nel caso di The Knot, secondo lavoro sulla lunga distanza del duo di Baltimora (Maryland), formato dalla cantante/ chitarrista Jenn Wasner e dal batterista Andy Stack, che riesce a mescolare mirabilmente folk e noise all'interno di dieci brani dalle pieghe elettriche e vellutate, trafugando quelle stesse emozioni suscitate dall'artwork. Con The Knot (Merge records/ Affairs Of The Heart) gli Wye Oak rovistano con discrezione in quei luoghi a noi cari (Neil Young, Velvet Underground, Sonic Youth, Yo La Tengo, Low) e il risultato che ne consegue è davvero entusiasmante. Nella forma, ma anche nella sostanza. Per saperne di più abbiamo fatto due chiacchiere con Jenn Wasner.
The Knot è davvero un bel disco. Vi aspettavate una risposta così immediata e così positiva da parte della critica specializzata? Oppure, nonostante i giudizi positivi, vi sentite ancora non soddisfatti appieno del lavoro svolto? Grazie tanto. Sono contenta che ti piaccia. Onestamente, cerco di non dare troppa attenzione alle recensioni del disco una volta finito. Ho imparato che è sciocco aspettarsi come la gente reagirà a ciò che hai fatto. Devo dire che sono rimasta toccata e lusingata dai molti consensi della gente riguardo al disco. Ovviamente, per me significa molto il fatto che tante persone si relazionino a queste canzoni che hanno occupato una posizione centrale nella mia mente per almeno un anno.
Come siete arrivati a realizzare questo secondo lavoro dopo If Children del 2008? Andy e io abbiamo realizzato il nostro primo disco solo come un progetto di registrazione, senza avere direzioni o ambizioni tranne che la pubblicazione. Le persone meravigliose della nostra etichetta, la Merge Records, lo hanno ascoltato e apprezzato, e, praticamente dal nulla, hanno deciso di pubblicarlo. Per un'etichetta come la Merge, avvicinarsi a una band nuova come la nostra, senza averla mai vista o ascoltata, è stato abbastanza straordinario. Il loro sostegno e incoraggiamento, mentre realizzavamo il secondo disco, è stato di enorme sollievo in un periodo molto difficile.
The Knot è una miscela miracolosa di folk e noise. Quando ho ascoltato l'album in qualche passaggio, come For Prayer e Take It In per esempio, ho avuto l'impressione di ascoltare un mix di Neil Young e Sonic Youth. Poi, andando avanti negli ascolti, escono fuori tanti altri riferimenti come gli Yo La Tengo, gli Elk City, L'Altra e persino qualcosa dei Low. Insomma, mi rendo conto che non è affatto facile catalogare la propria arte, ma quanto è vicina la vostra musica a questi personaggi e a queste band? Beh, io sono probabilmente l'ultima persona sul pianeta alla quale chiedere di catalogare la nostra musica... Sono sempre sorpresa davanti alle interpretazioni della gente su come ci sentono. Suppongo che le nostre canzoni abbiano una certa semplicità di base che può far riferimento a folk e al country, ma gli arrangiamenti hanno un po' di tutto. Sicuramente non ho mai capito di aver catturato un certo sound o di far parte di un certo genere quando registriamo... Stiamo solo cercando di giustificare ciò che proviamo e l'idea della canzone alla quale stiamo lavorando in quel momento.
Quale canzone di questo nuovo album esprime meglio e più delle altre lo stile e il carattere degli Wye Oak? È come chiedermi di scegliere tra i miei figli e qualcos'altro! Io credo ciecamente nel disco e in ogni singolo pezzo. Abbiamo lavorato duro per rendere questo album uniforme, sia in senso tematico che altro, quindi è molto dura per me separare un pezzo da un altro. Spero che nell'insieme essi siano percepiti come inscindibili.
C'è una particolare alchimia quando tu e Andy lavorate su un brano? Di solito scriviamo separatamente e poi facciamo insieme l'arrangiamento ma per questo album abbiamo collaborato un po' di più anche durante la composizione. I testi sono per la maggior parte miei ma mi affido molto ad Andy quando facciamo l'arrangiamento.
The Knot come sodalizio nella vita, nel lavoro, in amore e nella musica? Insomma: perché questo titolo? Non credo che il titolo abbia un significato particolare. È importante che rimanga abbastanza ambiguo così da avere varie interpretazioni, a seconda dell'approccio. D'altro canto, mi piace pensare che il titolo indichi che queste canzoni sono tutte legate tra di loro sia per i testi che musicalmente, così da risultare inscindibili (speriamo!).
A esser sincero ciò che mi ha spinto ad ascoltare The Knot è stata la copertina che, anche se molto diversa, mi ha ricordato l'immagine notturna di And Then Nothing Turned Itself Inside-out degli Yo La Tengo. Non a caso poi ti accorgi che, in qualche modo, il disco riflette quelle stesse atmosfere quiete, vellutate e al contempo elettriche. Di chi è stata l'idea di questa scelta? La foto della copertina è stata scattata dal padre di Andy alla fine degli anni 70. Per la maggior parte credo che la nostra decisione di usarla è basata su qualcosa di intangibile. Credo sia tutta un atmosfera... Ci è piaciuta dal primo momento in cui l abbiamo vista. Mi piace pensare che sia un immagine che ruoti attorno a un'idea nascosta, come quei pensieri e quelle idee che mi giravano per la testa mentre facevo il disco.
Quanto è importante la scelta di una copertina per un disco? Sono convinta che tutti i componenti siano importanti, e visivamente parlando, la copertina è la rappresentazione più iconica della tua musica che tu possa avere. Era importante per noi che colpisse ma anche che fosse un po' lunatica e misteriosa. Sono contenta che abbia catturato la tua attenzione (ndr, sorride)
C'è qualche nuova band o qualche cantante emergente che stimi davvero tanto? Scopro continuamente nuove band e onestamente non me ne rendo conto... Non sono la migliore a tenere il passo con la nuova musica attualmente, anche perché c'è così tanta musica solo qui a Baltimore che mi tiene occupata! Mi piace molto Sharon Van Etten da Brooklyn, NY. Lei è un'amica e il suo nuovo disco mi prende molto. Inoltre, sono ossessionata dai Dirty Projectors, ma chi non lo è?
C'è invece un album o un gruppo o un songwriter che torni ad ascoltare sovente? Torno sempre ad ascoltare i miei dischi preferiti degli Smog (uhm tutti?), Neil Young, Cass McCombs, Lambchop, Yo La Tengo, ascolto costantemente anche Notorious B.I.G.. È uno dei miei autori preferiti di tutti i tempi.
Da artista americana quale sei, cosa pensi della musica e della cultura europea? Uhm, domanda trabocchetto. Credo che la maggior parte degli americani abbiano un'alta considerazione dell'Europa in generale... Sfortunatamente, però, non conoscono bene la musica europea così come gli europei conoscono ciò che succede musicalmente in America. Durante la tournée estera siamo sempre rimasti sorpresi dal gran numero di band interessanti e di successo mai sentite prima, mentre gli ascoltatori europei sembrano conoscere cosa succede qui molto più di me!
...opinione sull'Italia? Alcuni dei piatti migliori mai mangiati in vita mia sono stati in Italia! Poi, mi sento terribilmente poco attraente di fronte alla maggior parte delle italiane. Senza fare stereotipi o altro. Ma tu me l'hai chiesto... (ndr, sorride).
Com'è la vita a Baltimora? Ci sono novità? Baltimora è abbastanza grande. La gente continua a fare bei dischi. Abbiamo visto suonare i nostri amici Beach House l'altra sera e le loro nuove canzoni sembravano eccellenti.
Quali saranno i prossimi passi dopo The Knot? Avete già qualche idea sul futuro prossimo? Tournée finché non crolliamo, poi ci riprendiamo e proviamo a fare il prossimo disco.
Beh, allora io controllerò il vostro sito per vedere se, e quando, verrete in Italia... Spero di sì! Contiamo di tornare prima della fine dell anno.
(pubblicato per gentile concessione di www.musicletter.it)
Articolo del
01/10/2009 -
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