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“Chiedo scusa per il tempo così brutto” esordisce un sorridente Julian Cope, “Me lo sono portato dietro dall’Inghilterra!” In realtà Mr. Julian H. Cope, musicista, scrittore, pensatore alternativo, nonché storico e studioso di pietre antiche, veniva dalla Sardegna, terra da cui è rimasto affascinato, e che ha scelto come scenario per il suo prossimo romanzo.
Si presenta da solo sul palco del Circolo a quattro anni di distanza dal reading / concerto dell’Auditorium, ma il tempo che passa sembra non intaccarlo mai, un po’ come succede alle pietre, agli enormi megaliti oggetto dei suoi studi. Una canzone nuova “Cunts Can Fuck Off”, tanto per cominciare, una ballata acustica carica di groove, che precede le ben più drammatiche ed esistenziali “I Wanna Know What’s In It For Me” e “Oh Mother, Where Is My Father?”. Il nostro Saint Julian, fondatore dei Teardrop Explodes alla fine degli anni Settanta, può contare su ben trenta anni di fortunata carriera solista nel rock and roll e adesso - a 52 anni compiuti - può permettersi qualsiasi cosa: di non promuovere le canzoni tratte da “Black Sheep”, il suo ultimo album, di non eseguire brani come “World Shut Your Mouth”, “Trampolene”, “China Doll” e “Charlotte Anne”, i suoi più grossi successi commerciali, e di preferire invece brani più rari, meno conosciuti. La serata prosegue con “Livin' In The Room They Found Saddam In”, che è meno politica, meno attuale di quanto sembri, dedicata come è al processo della scrittura, là dove Julian si infila in uno stanzino buio e stretto per agevolare la concentrazione e scrivere i suoi libri. Julian comincia ad alternare la chitarra alle tastiere proprio con “The Great Dominions”, una ballata davvero molto bella, alla quale seguono “You Disappear From View” e “Double Vegetation”. Un momento dopo Mr. Cope ci parla di “131”, il suo prossimo libro, che prende il nome dal numero della statale che attraversa la Sardegna, terra a cui è ispirata anche “Autogedden Blues”, la ballata acustica eseguita subito dopo. Ecco che arrivano “King Of Chaos” e la bellissima “Screaming Secrets”, dai tempi con i Teardrop Explodes, e la ben nota “Pristeen”, molto acclamata, perché una delle poche concessioni che Julian fa alle richieste del pubblico, assetato di vecchi successi. Splendida poi l’esecuzione di “Walking Through The Land Of Fear”, mentre assume un valore davvero speciale il recupero di “Read It In Books”, un vecchio brano scritto nel 1977 a Liverpool con Ian Mc Culloch, il futuro cantante di Echo And The Bunnymen, quando tutti e due militavano nei Crucial Three.
Ogni tanto Julian assume toni profetici, come quando invita tutti i presenti a non credere nelle religioni monoteiste, e quindi di non subire il fascino del Capitalismo, che è di fatto la nuova religione del mondo occidentale! “Upwards At 45 Degrees” è fantastica, uno sparo nel buio, se solo Julian avesse una band, ma ci sta bene anche così! “Promised Band” è una deliziosa slow ballad acustica, delicata, sognante, che anticipa due vecchi hit di buona fattura come “The Greatness And Perfection Of Love”, che rende felice una giovane donna dai lunghi capelli biondi che non aspettava altro, e la più accattivante “Sunspots”, tratta da “Fried”, il suo primo bellissimo album solo. Dopo l’esecuzioni delle brillanti “Fa Fa Fa Fine” e di “I’m Your Daddy”, Julian assume un tono semi serio e annuncia la canzone scritta per il suo funerale: è “As The Beer Flows Over Me”, con tanto di intro alle tastiere degna della più macabra messa funebre! Uno spasso assoluto! Lui è scienza, è consapevolezza, è storia, è musica, ma è anche divertimento assoluto, lui, Julian è il Rock and Roll fatto persona! Sul finale Julian, che si autodefinisce Arcidruido, torna alle sue radici psichedeliche e ci regala una fantastica “Why Are We Sleeping” e una devastante “Sleeping Gas”, con un tipo della sua road crew ad agitare la bandiera rosso e nera dell’anarchia! L’esecuzione diventa corale, coinvolge il pubblico e ad un certo punto ci accorgiamo che procede anche senza il supporto della musica.
Tanto basta per far declamare a Saint Julian che il Rock And Roll non è solo Musica, ma un atteggiamento, un modo di stare al mondo! Guardando la sua figura ed il suo incedere, divertito e bizzarro, pronti a farsi gioco di tutto e di tutti, anche di se stesso, possiamo ben dire di averlo capito.
(Si ringrazia Roberto Bottaro alias Rupert per la foto di Julian Cope scattata nel pomeriggio a Roma)
Articolo del
13/10/2009 -
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