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Quando si ha la fortuna di poter seguire una band valida come i Sophia per più date, scriverne diventa una caccia al dettaglio mancante. Roma, Milano Torino. A me tocca Milano e cercare di stabilire le coordinate precise per inquadrare la serata del MusicDrome.
La prima cosa che salta all’occhio è la presenza scarsa di pubblico e qui rientra in gioco il famoso discorso su quanto fastidio può dare vedere snobbate certe date che propongono buonissima musica, ma che a quanto pare interessano veramente a pochi. Milano non riesce a riempire il MusicDrome per una serata che definire dolcissima è riduttivo. Il concetto d’intimità viaggia di pari passo con la musica di Robin Sheppard, e forse il tutto è stato preso fin troppo alla lettera: siamo pochi intimi anche noi sotto al palco. Talmente intimi che quando un tizio mi pesta accidentalmente i piedi per avere una visuale migliore non posso che perdonarlo amabilmente facendo più posto che posso. Non mi capita mai, di solito sono uno che mantiene la posizione, ma quando te lo chiede Vinicio Capossela beh, ci si fa da parte e si chiede pure scusa. Scherzi a parte, Vinicio c’era davvero ed è un segno bello importante di quanto il collettivo Sophia sia da tenere sempre a portata d’orecchio. La seconda cosa da segnalare per quanto riguarda Milano è che il clima tra band e pubblico è sembrato fin da subito ottimo. E forse è addirittura stato un bene essere relativamente in pochi, perché paradossalmente sono queste le serate da cui puoi aspettarti dei set da paura, le serate in cui si parla fisicamente con il palco. A conti fatti la serata è stata esattamente questo. C’era da presentare il nuovo There Are No Goodbyes e gli otto membri sul palco (band più imprescindibile sezione di archi) l’hanno fatto nel modo migliore possibile, rendendo ogni pezzo una chicca da conservare gelosamente nel cassetto delle cose preziose. Musica ispirata e che entra direttamente in testa senza perdere un centesimo della forza evocativa e della semplicità poetica di cui è composta. Sheppard a mio avviso impiega almeno tre pezzi a trovare la giusta quadratura vocale, ma quando ingrana non lo ferma più nessuno, rasentando la perfezione quando c’è da abbassare i toni e rendere tutto cupamente magico. Oltre al nuovo album i Sophia hanno dalla loro un ottimo repertorio da cui pescare e in modo particolare People Are Like Seasons e Technology Won’t Save Us sono due precedenti che non vanno dimenticati, il primo come punto più alto della discografia, il secondo già solo per il titolo che calza alla perfezione per descrivere lo spirito del suono della band. La tecnologia è un pianeta lontano. Qui lo spazio è per la chitarra e gli archi, per la classicità pop che spizzica nel piatto del folk mantenendosi gustosamente indipendente nelle intenzioni e nello stile. The Sea, Oh My Love, Storm Clouds, Swept Back. E ancora: Desert Song N°2 (sempre la migliore), There Are No Goodbyes, Something, Heartache e Peace. Questi i momenti migliori delle due ore del MusicDrome, fatte di parole, musica, due rientri e tanta voglia di stare insieme.
A fine serata si può ringraziare Sheppard al banco del merchandising per poi prendere la via di casa, coscienti che forse per una musica intima servono poche persone, e che se le cose sono andate così bene, forse è anche merito della pigrizia di chi non è venuto.
Articolo del
17/10/2009 -
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