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Martedì 27 ottobre, dopo una lunga attesa da parte degli appassionati del genere, ha finalmente avuto luogo, al PalaLottomatica di Roma, il primo concerto in Italia del Progressive Nation Tour 2009, una grande kermesse di quasi cinque ore che vede coinvolte quattro band tra le più rappresentative del genere progressive metal: gli ormai storici Dream Theater accompagnati dai non meno leggendari Opeth e da altri due validi, un po' meno conosciuti, gruppi, i Bigelf e gli Unexpect.
Si parte subito poco prima delle diciannove con gli Unexpect, gruppo di avant-garde extreme metal da Montreal (Canada) la cui musica è una particolare miscela che, su una base metal, innesta i più svariati stili musicali: classico, medioevale, jazz, elettro-music, fino a comprendere la musica da circo. Il gruppo è composto di 7 elementi tra cui spiccano, anche per il loro look, la cantante Leilindel, il violinista Blaise Borboen Leonard ed il virtuosissimo bassista (a otto corde) ChaotH. Putroppo il loro sound è fortemente compromesso dai ben noti echi e riverberi del PalaLottomatica e da una cattiva equalizzazione, anche se di tanto in tanto si riescono a captare spunti e contrappunti interessanti. Dopo un breve intervallo sale trionfalmente sul palco il gruppo dei Bigelf, accompagnato dalla stessa musica che introduce il personaggio Darth Vader nel film "Guerre Stellari". A parte il pupazzetto di Yoda (altro personaggio del film già citato) in bella mostra sul suo organo Hammond, il tastierista e cantante Damon Fox ha una bella voce squillante e calca egregiamente la scena, con la sua band in stile seventies, e ci propone un hard-rock di vecchio stampo che avrebbe sicuramente avuto un grandissimo successo nei decenni del secolo scorso.
Ed eccoci finalmente a parlare degli Opeth, il gruppo svedese la cui musica alterna un potente death metal a complesse melodie musicali di stile progressive, capaci di creare emozionanti atmosfere che ci commuovono e toccano sin nel profondo il nostro spirito. Gli Opeth, dal loro esordio con "Orchid", sino all'ultimo album in studio "Watershed", hanno pubblicato dischi che sono dei capolavori; ieri però sono stati un po' penalizzati dalla famigerata acustica del PalaLottomatica, almeno nelle fasi più "dure" della loro performance in quanto il muro sonoro creato era troppo compatto e non si riuscivano a distinguere bene ne i loro spettacolari fraseggi, ne la voce in growl del cantante e anima del gruppo Mikael Akerfeldt. Nelle fasi più "morbide" invece rimaneva intatta tutta la loro magia e suggestione. La scaletta del loro concerto è stata la seguente:
1. Windowpane 2. The Lotus Eater 3. Reverie/Harlequin Forest 4. The Leper Affinity 5. Deliverance 6. Hex Omega.
"Last but not least" parliamo dei capi-scuola del genere prog-metal, i Dream Theater, che hanno suonato "solo" due ore (in genere, quando sono soli, suonano per 3-4 ore). A questo punto del concerto il PalaLottomatica s'infiamma, tutti cantiamo "A Rite Of Passage" e "Hollow Year", il virtuoso tastierista Jordan Ruddess inforca il cappello di Mago Merlino (ma non lo faceva già Rick Wakeman negli Yes?) e si lancia in "mostruosi" assoli di tastiera, arrivando persino a suonare su di un I-Pod per mezzo del programma "BEBOT" che simula un sintetizzatore sul telefonino dell'Apple. Altri brani presentati sono stati "Voices", "Forsaken" e "Take The Time" per terminare con lo splendido pezzo finale "The Count Of Tuscany". Come al solito, i Dream Theater sono stati "semplicemente perfetti" nella loro esecuzione live mandando in visibilio il pubblico con il virtuosismo del chitarrista John Petrucci e la potenza del batterista Mike Portnoy che tra le altre cose, durante il concerto, ha improvvisato un mini-siparietto con un roadie lanciando e riprendendo al volo mentre suonava, la sua bacchetta della batteria (sono i soliti coattoni).
Articolo del
30/10/2009 -
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