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7 maggio 1971. Data storica, perché quel dì gli Osanna suonano ad uno dei primi Festival Pop in terra italica, alle Terme di Caracalla in Roma. Ne risulta un’esibizione memorabile che lancia la band del Vomero nel firmamento del progressive italiano.
1° novembre 2009. E’ passata qualche era geologica dai tempi dei “Be-In” e dei raduni alla Woodstock ma Lino Vairetti, da sempre mente, voce e volto degli Osanna, non demorde. E da qualche tempo si è rimesso (per l’ennesima volta) in gioco, dando vita ad una nuova configurazione del gruppo, comprendente Gennaro Barba alla batteria, Fabrizio Fedele alla chitarra elettrica, Nello D’Anna al basso, Sasà Priore alle tastiere, Irvin Luca Vairetti keyboard e voce e – last but not least – il flautista e sax-man David Jackson, figura mitologica dei Van Der Graaf Generator e (non da oggi) parte integrante degli Osanna versione Nuovo Millennio.
Per Vairetti & Co. stasera c’è da presentare “Prog Family”, il CD uscito quest’anno in cui sono presentati, rielaborati, alcuni brani storici degli Osanna, più uno dei Van Der Graaf, il famosissimo “Theme One”. A dispetto delle attese, niente pienone al CrossRoads – eccellente nuovo club a una dozzina di chilometri dalla città – forse perché è già la terza data romana dell’anno contando Villa Ada quest’estate e la Stazione Birra a gennaio - ma i cinquanta devoti del prog che hanno sfidato i lupi appostati sulla Braccianese ne valgono almeno duecento quanto a calore e partecipazione.
Sullo schermo alle spalle del palco scorrono immagini di tipico folklore napoletano, Pulcinella e via dicendo, mentre poco prima delle 11 sfilano in scena gli Osanna 2.0. Come da copione, per ultimo arriva Lino Vairetti, navigatissimo istrione dal volto dipinto e mascherato. Gli Osanna perderanno il pelo (e i capelli) ma non perdono certamente il vizio del teatro. E la scarica di prog mediterraneo può finalmente avere inizio, con l’”Introduzione” che sfocia nelle atmosfere partenopee del motivo “Fuje ‘a chistu paese”, filo conduttore dell’LP “Palepoli” (1973) e in generale della serata tutta. Il suono è avvolgente e decisamente “hard”: Fabrizio Fedele, del resto, è hendrixiano come e quanto il suo storico predecessore Danilo Rustici. Questo per quanto riguarda le orecchie; gli occhi invece, restano puntati, oltre che su Vairetti che arringa il pubblico, sul formidabile David Jackson, 62 anni e non sentirli, alle prese con i suoi due sax suonati in sincrono, trombe e flauti vari. Si susseguono i grandi pezzi del passato: lo strumentale “Variazione I” (il cui nuovo arrangiamento però lascia freddini), la sempreverde “L’uomo” (ammodernata da un inserto rap), e “Vado verso una meta”, anni ’70 più che mai. Quindi, preceduta da un preistorico filmato degli archivi Rai dove un giovane Renzo Arbore introduce gli ancor più imberbi Osanna al pubblico della Tv, arriva “Non sei vissuto mai” con ancora intatto il suo inconfondibile aroma di “Be-In”. Due, come peraltro annunciati, gli ospiti d’onore. Dapprima la cantante Sophya Baccini dei Presence che duetta con Vairetti sui due recenti episodi mediterranei “Ce Vulesse” e “A Zingara”. Quindi arriva l’indiavolato carismatico Gianni Leone, amico del giro Osanna e tastierista degli eroi “cult” Il Balletto di Bronzo, altra formazione chiave della Napoli progressive anni ’70 da poco anch’essi riformatisi, e la “famiglia prog allargata” come da titolo dell’ultimo album degli Osanna, si lancia in una versione ineditamente hard-rockettara di “Everybody’s Gonna See You Die”, tratta ancora da “L’uomo”. Poco riuscito invece il duetto tra Leone e David Jackson, su un vecchio brano di Todd Rundgren, “Can We Still Be Friends”, oltremodo kitsch e lacrimoso. Non ci si sbaglia invece con vecchi brani targati Osanna quali “Tema” e “There Will Be Time” dalla colonna sonora del film “Calibro 9”, e “Mirror Train” da “L’uomo”. Altrettanto applaudito il “momento Van Der Graaf” in onore di David Jackson: la turbinosa “Theme One” da “Pawn Hearts”, seguita dalla meno nota “Sogni d’oro” da un album solista di Jackson del 1983. Poi è medley. E’ jam session. E’ ritorno alla cantata/esortazione di “Fuje ‘a chistu paese”. Tutti sul palco, nel finale (anche la Baccini e un Leone strabordante), per il bis, ancora un medley con il “Castello dell’Es” e di nuovo “Theme One”.
Alla fine Vairetti appare soddisfatto, e ne ha ben donde. La sua presenza scenica, la cristallina classe di Jackson e la perizia e l’affiatamento del resto della band, rendono gli Osanna 2009 un’esperienza live più che godibile, diverse spanne al di sopra di tante band coeve ancora in circolazione. Ora, per il futuro, si prevede un nuovo CD. Di sicuro stavolta conterrà materiale inedito, con un’unica incertezza: assestarsi sul versante folk-partenopeo o, piuttosto, virare con decisione verso il progressive prima maniera? A Lino Vairetti l'ardua decisione.
(La foto di Lino Vairetti in concerto al CrossRoads è dello stesso autore)
Articolo del
04/11/2009 -
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