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Il “21st Century Breakdown Tour” sbarca in Italia con tre date (a Milano, Bologna e Torino) e, come ampiamente previsto, è un successo su tutti i fronti. I biglietti per gli show dei Green Day sono introvabili da settimane, e il tour mondiale sta andando a gonfie vele, così come le vendite del nuovo disco: 21st Century Breakdown, appunto. Nella freddissima - ma incredibilmente stellata – serata di martedì 10 novembre il concerto al Forum di Assago è sold out. Una rapida occhiata al pubblico presente è sufficiente a smentire categoricamente quanti conservano qualche pregiudizio nei confronti dei Green Day. Qualcuno, infatti, continua a ritenerli una band commerciale per ragazzine dall’orecchio poco sofisticato e dalla crisi isterica facile. Niente affatto: i Green Day sono una rock band a tutte maiuscole, sono sulla cresta dell’onda e in continua evoluzione da quando erano adolescenti, e oggi, a 15 anni dalla loro prima visita in Italia, ad accoglierli c’è una folla variegata composta da rockettari della prima e dell’ultima ora, fans giovani e giovanissimi e altri decisamente più adulti. E tutti si divertono e li adorano incondizionatamente.
Il non facile compito di aprire la serata è affidato ai Prima Donna: fondatore della semi-sconosciuta band proveniente da Hollywood è Kevin Preston, ex The Skulls e attualmente nei Foxboro Hot Tub (questi ultimi altro non sono che il side project degli stessi Green Day). I coloratissimi e paillettati Prima Donna se la cavano decisamente bene con la loro adrenalinica miscela di rock’n roll e glam, e Preston si dimostra un frontman all’altezza, tanto da permettersi più di una volta un’incursione tra la folla. Ma sanno benissimo che l’arena milanese, gremita in ogni ordine di posti, non sta aspettando loro.
A Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt e Tre Cool da Berkeley basta poco per mettere in chiaro chi comanda: bastano i pochi accordi melanconici e vintage di Song Of The Century che introducono la scaletta, e in un attimo il Forum è tutto con loro. Nati artisticamente come formazione punk, sopravvissuti agli anni del grunge grazie a Dookie (uno dei loro album di maggior successo, è anche un po’ il loro manifesto), approdati nel nuovo millennio con i più recenti Warning e American Idiot: 21st Century Breakdown conferma che la prua dei Green Day è puntata verso un rock di stampo più cantautoriale rispetto agli esordi. E’ facile notarlo nelle canzoni, costruite ed eseguite con maggiore perizia, ad esaltare anche le doti di musicisti dei tre californiani. Si sa, l’esperienza e la tecnica vengono col tempo; ma siamo convinti che i Green Day ci tengano ad entrare nella storia come grandi showmen più che come professionisti e virtuosi della musica. Lo spettacolo di stasera ne è la dimostrazione: sì, perché non si tratta di un semplice concerto, ma di uno show a 360 gradi, che fonde grande musica rock, teatro, cabaret e fuochi d’artificio. Al di là dell’esecuzione perfetta (praticamente in qualità CD) che attesta il livello raggiunto dai Green Day, quello per cui vale la pena essere qui è l’energia incredibile che sprigionano per tre ore, senza mai tirare il fiato. Billie Joe – biondissimo per l’occasione – è indescrivibile: canta, suona, salta, corre, recita, declama, è quasi impossibile credere che si tratti di una sola persona. Mentre scorrono i brani del nuovo album – applauditissime l’arrabbiata East Jesus Nowhere, le hit 21st Century Breakdown, Know Your Enemy e la stupenda 21 Guns – almeno una decina di “volontari” vengono invitati a salire sul palco: alcuni di loro si ritrovano di punto in bianco con il microfono in mano a cantare a squarciagola, esortati dallo stesso Billie Joe, una ragazza viene convinta a ballare un lento con il cantante e un’altra a fare lo stage-diving, il tuffo dal palco sulla folla. E possiamo solo immaginare l’emozione di questi fortunati spettatori. La playlist prevede, naturalmente, anche brani più datati ma sicuramente memorabili. Qualche esempio? Basketcase, She, Boulevard Of Broken Dreams, Welcome To Paradise, King For A Day, Holiday, Minority. E che dire delle interpretazioni chez Green Day di Highway To Hell e Sweet Child Of Mine (due pezzi di storia firmati rispettivamente AC/DC e Guns’n Roses), se non che mandano letteralmente in delirio il pubblico? Naturalmente i nostri non si possono sottrarre al bis: non appena il fiammeggiante riff di American Idiot risuona nel palazzetto, i pochi che si erano già avviati all’uscita vengono richiamati senza appello. Ma neanche dopo Jesus Of Suburbia i tre scatenati sono soddisfatti: infatti concedono addirittura il tris, con la chitarra di Billie Joe che regala una sequenza da brividi, Wake Me Up When September Ends, Last Night On Earth, e – come poteva mancare?! – Good Riddance (Time Of Your Life) per un gran finale acustico e romantico.
Sono previste due repliche in Italia... E se qualcuno di voi è così fortunato da avere conquistato gli ambiti biglietti, sappia che si godrà uno spettacolo che non si scorderà per molto tempo!
Articolo del
12/11/2009 -
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