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Gli Skunk Anansie sono tornati, ma questo lo sapevate già; quello di cui forse non eravate ancora al corrente è che sono in ottima forma e ancora in grado di fare il tutto esaurito come 9 anni fa nelle 9 date italiane tutte sold out.
Si abbassano le luci e l’intro di Yes, It’s F*uckin' Political li precede, il pubblico si agita e finalmente ecco che entrano i tre musicisti: Ace (chitarra), Cass (basso) e Mark Richardson (batteria). Suonano le prime note di Selling Jesus ed eccola apparire: la “pantera nera”, ovvero Skin, con una tutina attillatissima e scintillante, ma non è tutto, per l’entrata in scena indossa anche una vistosissima giacca ricoperta di nastrini argentati che per poco non le copre anche la testa. La scenografia è molto particolare: pannelli triangolari sono appesi in alto a riprendere la copertina del loro ultimo album Smashes & Trashes: un greatest hits con tre nuovi brani, mentre lungo tutto il palco ci sono dei quadrati di luci che si accendono in molti modi diversi creando sempre qualcosa di nuovo e di quasi futuristico. Si prosegue con brani famosi, conosciuti, insomma quello che il pubblico si aspetta di sentire: Charlie Big Potato, 100 Ways To Be A Good Girl, Secretely, I Can Dream e uno dei tre nuovi brani: Because Of You. Poi Skin annuncia un pezzo che probabilmente in pochi conoscono in quanto non incluso in nessuno dei quattro album della band e lo annuncia senza pudore dicendo: “this song is about f*cking” e parte l’inedita I Don’t Want To Kill You. Non mancano pezzi come Weak, Brazen (Weep) e Twisted (Everyday Hurts) dove la carismatica front woman rivolge il microfono al pubblico perché quest’ultimo le faccia sentire cosa è in grado di fare: lei è una specie di dea e ogni suo desiderio è un ordine (e in questo caso soprattutto un piacere): sono in pochi quelli a non cantare. On My Hotel Tv e la nuova Tear The Place Up fanno saltare e cantare tutti e si giunge così al primo break: due minuti e la band è di nuovo sul palco, un coro di voci si alza al ritornello di Hedonism (Just Because You Feel Good) e Skin sorride, quasi ride da quanto è contenta di sentire un pubblico così partecipe. E per il pezzo successivo, Squander, afferra la chitarra acustica e dona un tocco in più a quella già splendida canzone. Non poteva mancare Little Baby Swastikkka dal loro primo album Paranoid & Sunburnt. Un altro break ed è giunta l’ora dell’ultimo pezzo: la famosissima You’ll Follow Me Down, suonata in versione acustica: una bella sorpresa per darci la buona notte e un arrivederci l’anno prossimo. Una cascata di applausi, fischi e urla accompagnano l’inchino dei quattro che infine lasciano il palco salutando.
Le luci si riaccendono e quello che si può notare sulle facce della gente sono dei grandi sorrisi, non quanto quello di Skin ma comunque non ignorabili. E in effetti hanno fatto un vero e proprio spettacolo, qualcosa di unico e magnifico, tanto da far scorrere brividi lungo la schiena decisamente molte, molte volte. Peccato per il paio di problemi tecnici al microfono per cui la band ha dovuto interrompere un paio di brani per poi riprenderli, comunque Skin ha saputo intrattenere il pubblico, soprattutto la prima volta, che si è lanciata sulle prime file concentrando l’attenzione solo su di lei e lasciando così solo un fugace ricordo di quell’imperfezione. Insomma, gli Skunk Anansie sono tornati, felici di farlo e con un’energia pazzesca, così tanta da riempire il PalaSharp e donare ai fortunati spettatori qualcosa che non è semplice descrivere ma che sicuramente rimarrà nella memoria!
Articolo del
17/11/2009 -
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