Massive Attack Massive Attack live @ PalaSharp - Milano, 7 novembre 2009 Milano  7/11/2009 di Marco Jeannin

A conti fatti la pioggia è stata un bene. Perché andare al concerto dei Massive Attack in una serata limpida sarebbe stato quasi un insulto. Così invece è tutto più inglese e notevolmente più adatto al tipo di suono che l’attuale duo di Bristol va predicando con successo da anni.

Ad accoglierli in questa Milano d’inizio novembre c’è un palazzetto gremito e carico, evidentemente attraversato da quella scossa di energia che ti aspetteresti ad ogni concerto di alto livello, ma che a volte si fa notare per l’assenza. E restando in tema d’assenza c’è da ricordare che sono passati sei anni dall’ultimo album dei Massive Attack, quel 100th Window firmato dal solo 3D che tanto ci è piaciuto ma di cui poi non c’è stato seguito. Almeno fino ad ora: il nuovo album sembrava pronto, poi è stato rimandato, poi abbiamo goduto dell’EP settembrino messo a sedare gli animi affamati di chi non ce la fa più ad aspettare, tutte persone che come si sono ritrovate un sabato sera a Milano, per dare un saluto adeguato e cercare di sfamarsi il più possibile con quello che c’è a disposizione.

La serata è aperta da Martina Topley Bird, ospite su disco tanto quanto nel live: è lei che introduce la band e scalda gli animi ricoprendo il ruolo che fu di Stephanie Dosen nel precedente tour e di tante altre meravigliose voci femminili prima di lei. Sul palco trovano spazio anche l’immancabile ed inarrivabile maestro Horace Andy e Deborah Miller in qualità di vocalist.

L’inizio del set è fissato per un quarto alle dieci, un inizio all’insegna del nuovo che avanza, in barba ad una scenografia (della United Visual Artist) che invece non cambia da anni. Funziona, non c’è che dire, ma forse andrebbe aggiornata e non solo riguardo ai testi che sfilano dietro la band (sempre e comunque attuali, caustici ed efficaci). I primi quattro pezzi come dicevo sono tutti nuovi: filano che è una meraviglia e hanno quel buon profumo di auto appena acquistata che conquista e ti fa sperare che non si disperda mai. Energia elettronica pura, trip-hop duro quasi industrial grezzo. Ottima idea iniziare così, conviene rischiarla subito per cavalcare l’entusiasmo d’inizio concerto evitando l’appagamento della fine quando se ti viene proposto qualcosa di nuovo, è un di più a una serata che ti ha già soddisfatto.
Superato l’esame, non possiamo far altro che lasciarci trasportare dal resto, da quel fiume elettronico che travolge senza scampo. Risingson apre la parte centrale del set, anticipando di poco Future Proof e Teardrop riarrangiata ad arte: un modo molto semplice per non stancarsi mai dei classici. Il concetto di tempo è molto labile quando i sensi sono rapiti completamente: non è facile distinguere la fine di un pezzo dall’inizio di un altro e senza accorgersene si è già arrivati al capolinea. Angel, Safe From Harm e Inertia Creeps sono il meglio del meglio. Daddy G come il solito parla poco - è quello che fa che conta - mentre Del Naja è praticamente mezzo italiano e non lo nasconde - con un bel forza Napoli! in piena Milano.

Pausa. Primo encore con Splitting The Atom e il manifesto del trip-hop Unfinished Sympathy prima del pezzo che più di tutti mi ha colpito. Marrakesh è uno di quelli nuovi, un concentrato di elettricità psichedelica aggressiva ed ipnotica. Meravigliosa a dire poco. Di nuovo pausa e finale in crescendo con Karmacoma per la quale gli aggettivi non bastano.

Due ore scarse di concerto sono bastate a placare la fame? Non quando i concerti sono così, quando mettono in mostra una band superiore, quando ti lasciano con ancora più voglia di prima. Maledetti Massive Attack.

SETLIST:

Bulletproof Love
Hartcliff Star
Babel
16 Seether
Risingson
Red Light
Future Proof
Teardrop
Psyche
Mezzanine
Angel
Safe From Harm
Inertia Creeps
Splitting The Atom
Unfinished Sympathy
Marakesh
Karmacoma
Articolo del  18/11/2009 -  ©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati