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Gli In Flames - headliner del Taste Of Chaos Tour insieme a Every Time I Die e Killswitch Engage - tornano in Italia per un’unica data al Live Club di Trezzo sull’Adda. La location è ottima e la band svedese è in gran forma, peccato che sulla pur entusiasmante serata gravi l’assenza annunciata di Jesper Strömblad. Il chitarrista e fondatore del gruppo, da tempo alle prese con problemi di dipendenza dall’alcool e attualmente in riabilitazione , è sostituito da Niklas Engelin, già visto all’opera con gli In Flames in più occasioni. Sulla professionalità e sulla bravura di Engelin non si discute, ma certo la mancanza di Strömblad, un mito assoluto per i fans, ha contribuito a smontare anche qualche irriducibile.
Aprono la serata gli svizzeri Sybreed, sound aggressivo e grinta da vendere. Il pubblico apprezza, ma l’attesa per i protagonisti è grande e, dato che Anders Fridèn & Co. si fanno attendere un po’ più del dovuto, inizia ad arrivare qualche segno di impazienza.
Finalmente le prime note di Cloud Connected rompono gli indugi, e irrompono sul palco Anders Fridèn, Björn Gelotte, Daniel Svensson e Peter Iwers (quest’ultimo sempre più somigliante al dio Thor), i paladini del melodic death metal. Buona parte del merito va agli In Flames, infatti, se questo genere è diventato uno dei più popolari (e imitati) di questi anni. Il dibattito sugli In Flames e sul loro sound infiamma tuttora birrerie e festival vari, dato che - come molte altre formazioni - negli ultimi album si sono mostrati più inclini alla melodia e ai cori maestosi rispetto agli inizi “duri e puri”.
Al di là delle correnti di pensiero metallico, la performance di stasera non ammette repliche: poco più di un’ora, ma che ora! Tiratissima, senza tregua, e senza macchia. Il metal targato In Flames è veloce e, al tempo stesso, potentissimo, non ammette tempi morti, cali di tensione, o imprecisioni. Ne sa qualcosa l’avventato spettatore che, dopo aver assicurato di conoscere il testo di Clayman, viene invitato da Anders Fridèn a raggiungerlo sul palco e a cantare; dopo un inizio convincente, l’aspirante rockstar (che, supponiamo, aspirante rimarrà) fa scena muta ed è costretto a ritirarsi, tra il dileggio del pubblico.
Tra un brano e l’altro, il pubblico prorompe nelle dovute ovazioni, che Anders dimostra di apprezzare particolarmente: “Dovreste insegnare qualcosa ai ragazzi svedesi!” scherza in inglese. Un classico della ruffianeria da concerto, se vogliamo; ma chi non sarebbe disposto a perdonarglielo, di fronte a uno show in cui gli In Flames danno l’anima, e ad una scaletta che racchiude quasi 20 anni di sfolgorante carriera?
Nel caricatore dei nostri ci sono cartucce come Embody The Invisible, Pinball Map, Trigger, Delight And Angers, Disconnected, Drifter, Leeches, Alias, Come Clarity, Square Nothing; le più applaudite sono la grandiosa Only For The Weak e The Mirror’s Truth, irresistibile singolo estratto dall’ultimo album, A Sense Of Purpose.
A proposito di album: Fridèn sceglie proprio questa serata per annunciare ai fans italiani l’imminente uscita di un nuovo lavoro. Naturalmente, lo fa a modo suo: dapprima esorta i ragazzi a godersi il concerto, perché “sarà l’ultimo in Italia per un po’ di tempo...” ...Gelo e disperazione in sala. “Ma non preoccupatevi”, prosegue il frontman, “ci serve solo un po’ di tempo per concentrarci sull’uscita del nuovo album”. Segue ennesima standing ovation.
Non mancano altri siparietti divertenti – Anders fa pubblica ammenda per la pessima figura della nazionale di calcio svedese, recentemente massacrata dagli azzurri, mentre il chitarrista Björn Gelotte lamenta come in Italia non riesca mai a bere una buona Peroni invece delle anonime sottomarche -, poi altri due carichi da novanta, Take This Life e My Sweet Shadow, chiudono lo spettacolo.
Arrivederci quindi ai grandissimi In Flames, li aspettiamo con nuove canzoni e, speriamo, con un Jesper di nuovo in perfetta salute!
(La foto degli In Flames a concerto a Trezzo è di Arianna Mossali)
Articolo del
23/11/2009 -
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