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Quando Mike Watt è salto sul palco era notte inoltrata, l’1:40 del giorno dopo, ma gli sforzi di Giampaolo e di Gaetano dell’Init nel trovare una nuova location, considerata la persistente chiusura del loro club, sono stati alla fine coronati da successo.
D’altra parte non si poteva certo cancellare questa data che prevedeva il ritorno a Roma di Mike Watt, fenomenale bassista e compositore di San Pedro, Bassa California, fondatore dei Minutemen e dei Firehose, dal 2003 con gli Stooges di Iggy Pop. Con lui Stefano Pilia, dei Massimo Volume, alla chitarra elettrica, e Andrea Belfi, dei Rosolina Mar, alla batteria. Sappiamo che Mike Watt è un musicista instancabile, un vero appassionato, un vero punk rocker, un uomo sempre alla ricerca, che abbatte confini e barriere, che ha eletto il mondo come sua vera casa e che - oltre ai suoi progetti con i Banyan e con i Missingmen - ha trovato tempo e voglia per venire anche in Italia e realizzare “Il Sogno del Pescatore” (The Sailor’s Dream), un progetto che presto diventerà anche un album, proprio insieme a questi due giovani musicisti italiani di grande talento. La famiglia della madre di Mike è di origine italiana, mentre invece suo padre era un marinaio, e poi Mike è da sempre legato alla nostra terra (lo ricordo ad Otranto con gli Stooges, prendere appunti su tutto quello che circondava, andare in giro in bicicletta, incontrare la gente del posto). Ecco il perché di questo “ritorno a casa”, di questo nuovo viaggio, fatto di relazioni e di incontri, all’interno di quell’Oceano musicale in cui Mike Watt naviga da sempre con grande disinvoltura. Il suo modo di suonare il basso ha influenzato tanti gruppi, su tutti i Sonic Youth e i Red Hot Chili Peppers ( tutti sanno che Flea è un suo grandissimo estimatore).
Il concerto inizia alla grande, con “Anxious Mo-Fo”, brano tratto da “Double Nickels On The Dime”, lo storico album dei Minutemen del 1984 , prosegue con “Drove Up From Pedro", altro grande pezzo, da “Ball-Hog Or Tugboat?”, primo album solo di Mike Watt, e prevede anticipazioni del progetto come “The Lighthouse Keeper”, composizioni essenzialmente strumentali, un rock di avanguardia, molto sperimentale, e ricco di contaminazioni. Quello che sorprende di più è l’intensità di Mike Watt, sia quando suona il basso sia quando canta, sembra quasi divorato dalle sue stesse note, fagocitato da quella miscela di punk music, di funky, di jazz e di alternative rock che lo accompagna fin dagli inizi della sua carriera. Ecco che arriva “Funanori Jig”, il brano frutto della sua collaborazione con Kaori Tsuchida, chitarrista giapponese dei Go!Team. Seguono “Toadies”, “Black Sheep” e “The Glory Of Man”, sempre dal suo repertorio Minutemen, tutti brani davvero molto brevi, una sorta di telegrammi musicali infuocati, in cui è facile riconoscere l’aggressività del punk, il groove del funky più sporco e sudato, l’ecletticità e l’improvvisazione tipiche invece del jazz.
Questi gli elementi racchiusi anche nell’eccellente versione di “Funhouse”, il brano storico tratto dal secondo album degli Stooges di Iggy Pop, presentato in una versione mozzafiato che ci manda in tilt il cervello, che ci porta lontano, che ci regala orizzonti illimitati. Grida viscerali, un basso ventrale, percussioni a mille, chitarre dilaniate, il segno di questo secolo, dinamite pura, frammentata in dosi letali di musica, uno sparo che chiude un concerto di grande levatura, che ci ha regalato un Mike Watt in grande forma, pronto ad iniziare un nuovo tour europeo con gli Stooges nel 2010.
“Iggy è contento quando suono le sue canzoni” mi racconta Mike Watt più tardi “Gli piace che la sua musica sia ascoltata in giro”.
SETLIST: “Anxious Mofo” “The Partisan Song” “Drove Up From Pedro” “Punkinhead” “The Lighthouse Keeper” “Funanori Jig” “ No One Says Old Man” “ Zoom” “ Verse IX” “ June 16th “ Toadies” “Black Sheep” “Messed Up Machine” “The Glory Of Man” “Intense Song For Madonna To Sing” “Funhouse”(The Stooges)
(La foto di Mike Watt in concerto alla Locanda Atlantide è di Francesco Donadio)
Articolo del
03/12/2009 -
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