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Alla biglietteria ci dicono che dalla grande affluenza di pubblico la sala del concerto è off-limits: attenzione non sold out, ma inagibile, come se il messaggio tra le righe fosse, “entrate a vostro rischio e pericolo!”.
All'interno è davvero il delirio, peggio della Tangenziale Est alle sei di sera. Il ritorno dei Melvins ha mobilitato una folla oceanica che con difficoltà riesce a stare sotto al tendone esterno del Magnolia. Poi all'ingresso del batterista Dale Crover e del chitarrista King Buzzo, nella sua abituale tunica nera e con la sua foltissima chioma grigia, tutto diventa un girone dantesco.
Con un'insolita ma energica calma, il duo attacca con brani scelti dalla loro lunga carriera come: Suicide In Progress, Oven, Let God Be Your Gardener. Soltanto dopo questa lungo intro, la band si presenta al completo con Coady Willis alla seconda batteria e Jared Warren, per l'occasione The Fucked Hippy, al basso.
Che i Melvins siano potenti e cattivi si sapeva, ma con questa formazione King Buzzo e soci lo sono ancora di più. Partendo dai suoni, due batterie che si incastrano a pieno con il graffiante timbro di chitarra che, mischiato alla rotondità del basso, fa della loro musica un'esperienza ultraterrena. Buzzo questa sera ha un'influenza più vicina al blues rispetto al noise hard rock muscoloso tipico dei Melvins, proponendo nella prima parte di live i brani con un sapore diverso dal solito.
La band appare davvero concentrata e precisa in ogni stacco e passaggio di ogni canzone. Ai primi groove di batteria di The Talking Horse, il pubblico sotto il palco si scatena in un delirante pogo che fa tremare tutto il tendone. The Bloated Pope, The Kicking Machine, Dies Iraae, Blood Witch sono alcune delle canzoni che infoltiscono il set list di stasera. Dopo due ore di live, Buzzo saluta lasciando il resto della band ad una improvvisazione al limite della resistenza biofisica, con le due batterie che si attorcigliano come due serpi tra i rovi e con la voce di Warren, carica di distorsione, a concludere un'esibizione davvero unica.
Sono passati venticinque anni e tra band che si sciolgono e si ritrovano in varie reunion milionarie, i Melvins restano fedeli alle loro origini; capisaldi del genere e ispirazione per band da ogni parte del mondo. Lunga vita ai Melvins!
Articolo del
10/12/2009 -
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