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Shara Worden, aka My Brightest Diamond, è una delle voci più originali e vibranti del panorama indie degli ultimi tempi. Proveniente da una famiglia di musicisti girovaghi, fa il suo debutto discografico nel 2006 con l’acclamato “Bring Me the Workhorse”, cui seguirà, due anni più tardi “A Thousand Shark's Teeth". L’occasione per il pubblico italiano di ammirare dal vivo la grandezza di questa cantautrice si è presentata lo scorso 8 dicembre sul palco del Circolo degli Artisti di Roma (unica data italiana del tour).
Musicalmente figlia di Nina Simone e sorellina minore di Liz Fraser, Shara ci colpisce subito con la sua potenza espressiva ed il suo carisma. Le sue canzoni sono splendidi acquerelli i cui colori sono l’energia di P.J. Harvey, i ritmi suadenti dei Portishead, il cuore di Otis Redding, la tragicità di Tim Buckley. La band è in tipico assetto rock con Shara alla voce, chitarra e kalimba, Nathan Lithgow al basso e Brian Wolfe alla batteria. Il ricorso al sequencer è sporadico e, quando questo accade, non è mai intrusivo. Per questo motivo, rispetto ai due dischi ufficiali, il sound proposto è più intimo e vibrante. La sala non era gremita. In verità molta gente era li per i Dodos, gruppo indie di Frisco che avrebbe suonato subito dopo. Un vero peccato perché ritengo che (insieme a Scott Matthew ed ai Pivot) questo sia stato uno dei concerti migliori dell’anno ed avrebbe meritato ben altre platee.
Il set si apre con “Golden Star”, brano tratto dal suo disco d’esordio. Fin dal primo ascolto si intuisce la grandezza di questa cantautrice. Si rimane immobili a fissare la sua dolcezza, stregati dalla potenza della sua voce che inizia prima narrante per poi esplodere in vere e proprie frustate vocali che ci riportano alla mente la Sinead O’ Connor ai bei tempi di “The Lion And The Cobra”. L’intro di carillon del seguente “The Ice & The Storm” infonde nella sala un alone di mistero. La cassa inizia a pulsare in quattro quarti e porge, quindi, la melodia a Miss Worden che si muove in aperture vocali da brivido in cui i sussurri si trasformano in elevazioni angeliche. La drammaticità dei primi brani si stempera un po’ quando la band inizia a gonfiare dei palloncini lanciandoli al pubblico che risponde divertito al gioco. Non è altro che il preludio ad “Apples” dove si balla una samba minimale al ritmo del suo kalimba, cui fanno da contrappunto delicati arpeggi e saliscendi vocali nei quali Shara dimostra di aver assimilato molto bene la lezione di Bjork. L’atmosfera ritorna struggente e romantica quando la trentaquattenne americana ci avvolge con “Gone Away”, “From Top Of The World” e la portisheadiana “To Ploto’s Moon”. Splendidi brani imperniati di crepuscolari nostalgie (se solo Nina potesse ascoltare da lassù tanta meraviglia!). La ragazza dal visino candido, a questo punto, decide di rendere l’atmosfera veramente elettrica per un esplosiva versione di “Freak Out”, brano che sembra uscito direttamente da “Is This Desire” di P.J. Harvey. Shara mette da parte le lezioni di conservatorio per saltare furiosa e gridare "Freak out!" ad un pubblico, a questo punto, “fomentatissimo” davanti a tanta energia dal sapore punk. Arriva il momento più bello e Lei ci mostra, a questo punto, il suo diamante più luminoso. E’ un magistrale tributo alla musica soul con una memorabile cover di “Feelin’ Good” di Nina Simone. Estasiati ci si avvia alla fine. “Inside A Boy” ha tutta la tragicità di Jeff Buckley mentre “Tainted Love” (il brano di Gloria Jones portato al successo negli Anni Ottanta dai Soft Cell) è un tantino danzereccio e non rende giustizia alle potenzialità vocali di questo straordinario talento.
Shara Worden ci saluta, infine, dopo averci meravigliato per un’ora ed un quarto. La sensazione è quella di aver assistito all’esibizione di una delle voci più affascinanti di tutto il panorama musicale odierno.
SETLIST: Golden Star The Ice And The Storm Apples Gone Away To Pluto’s Moon From Top Of The World Joy In Repetition Freak Out Feelin’ Good Inside A Boy
Bis Tainted Love
(Si ringrazia Rachel Pellarini per la gentile concessione della foto di My Brightest Diamond in concerto al Circolo degli Artisti)
Articolo del
14/12/2009 -
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