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Grandi, grandissimi Giardini di Mirò! Un Circolo degli Artisti pieno in modo impressionante; al punto che anche l'autoironico Jukka Reverberi a un certo punto deve riconoscere che “tutta questa gente, mica ce l'abbiamo tutte le mattine, che ci aspetta sotto casa!”
Sembra un'apertura d'anno musicale, questa serata. Per i Giardini di Mirò è la chiusura del tour (con la data di sabato 16 a Firenze) di sonorizzazione de “Il fuoco”, film di metà anni '10, ma del Novecento, di Piero Fosco aka Giovanni Pastrone, regista anche di “Cabiria”. Un capolavoro di amour fou, nell'Italia che era avanguardia in quello scorcio di secolo, decenni prima della poetica di André Breton, papa del surrealismo e fraterno compare di Joan Mirò: “il più surrealista fra noi”! Tout se tient! È una storia di amore maledetta, tra un giovane pittore (Febo Mari) e la sua Musa aristocratica (Pina Menichelli), suddivisa in tre atti: da La Favilla che narra dell'incontro e dell'innamoramento, a La Vampa dove l'amore tra i due si esalta, insieme con la creatività del pittore; a La Cenere, quando la donna-Musa torna dal marito, rifiutando anche solo di riconoscere il pittore, che sul finire del film troviamo internato in manicomio e con un ultimo, folle sguardo rivolto alla cinepresa. E la musica dei Giardini di Mirò è spettacolare: dal violino dolcissimo, insieme con il lamento della voce lontana di Jukka che accompagnano l'iniziale incontro tra i due protagonisti, all'immenso e perfetto muro di suono della parte centrale, dove il dispiegarsi di melodie emozionali fa da tappeto sonoro alla passione che divampa. Con la parte finale che precipita in una cupezza di fondo, distorta, rumorista e ossessiva, come il senno oramai perso del pittore. E le ermetiche didascalie che si alternano alle immagini, amplificano la poesia: “sulla speranza già scendono le ombre”, al “dolore che nulla conforta”.
Chiusa questa prima eccellente parte i Giardini di Mirò non si risparmiano e rimangono sul palco per un'altra ora e venti di concerto, dove alternano pezzi classici a qualche inedito, con la promessa che il 2010 potrebbe essere l'anno del nuovo lavoro. E la sensazione live è quella di trovarci dinanzi a un momento di estrema maturità di questo ensemble, in cui l'attitudine ambientale-cinematica di Luca Di Mira (protagonista nella sonorizzazione del film e nel rilevante side project Pillow), si mescola splendidamente con l'atteggiamento più indie e post-rock del resto del gruppo e della performance.
Se volessimo scommettere sulla capacità di sopravvivere, anche musicalmente, di questo Paese in questi anni '10, punteremmo su questo quartetto, intanto: il post-indie di Giardini di Mirò e Offlaga Disco Pax (quelli che in Pietroburgo ci raccontavano del cinema di Cavriago, città natale di ambedue i gruppi, dove “delle sere a strappare i biglietti c'è Jukka Reverberi”); la rabbiosa poesia solitaria e provinciale-universale di Vasco Brondi-Le Luci Della Centrale Elettrica; l'elettronica perfetta di Port-Royal. A cavallo tra il Nord del Mediterraneo, attraverso gli Appennini, verso l'Emilia fu rossa e il resto d'Europa, dove questi nostri eroi sono più a casa di little Italy. Ed è sicuramente un merito!
Articolo del
15/01/2010 -
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