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Om
Om + Lichens live @ Circolo Magnolia - Segrate (Milano), 27 gennaio 2010
Segrate (Milano)
27/01/2010
di
Marco Jeannin
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Come perdersi una serata all’insegna dello stoner metal psichedelico dico io? Non si può e non si deve. Ho conosciuto gli Om troppo di recente per non sentirmi in colpa: avrei potuto farlo prima, avrei dovuto farlo prima. Me li ha passati un amico fotografo dopo un viaggio di quattro mesi in India. Non è uno scherzo, è andata precisamente così. Il primo ascolto di God Is Good può essere un problema per chi è a digiuno di post rock, per chi non sopporta il salmodiare continuo e lisergico di un suono portato all’estremo della ripetizione, in perfetta trance spirituale. Gli Om sono questo, sono un concentrato di psichedelica che spezza i timpani e fa vagare la mente. Perché perdersi una serata all’insegna dello stoner metal ribadisco io? Con queste premesse non è davvero il caso.
Set di un’ora abbondante quello del Magnolia, aperto da Robert A. Lowe (aka Lichens) con una tirata di un quarto d’ora abbondante completamente distorta in un crescendo di suoni e urla. Al termine Lowe si accomoda distrutto nel backstage prima di rientrare per accompagnare il duo per l’intera durata del set. Ci devi andare preparato a sentire gli Om, su questo non ci piove. Preparato ai volumi che entrano fino alle ossa, alle sfuriate allucinate di un quarto d’ora che fanno tremare le pareti, al continuo incedere della melodia che viene deflorata con violenza dalla sezione ritmica impressionante di Emil Amos e dal basso distorto di Al Cisneros. God Is Good e aggiungo io: le vie del Signore sono infinite. Cosa c’è di meglio di un suono altrettanto infinito per renderGli omaggio? I pezzi si susseguono con buona lena mentre la platea del Magnolia chiede volume, ancora più volume, sempre più volume. Louder. Cedo la prima posizione perché per me invece il volume è fin troppo, mi fischiano le orecchie e la testa inizia a dolere. Se voglio godermi la serata forse è il caso di fare qualche passo indietro, giusto per essere investito - termine quanto mai appropriato - dal suono nel modo più giusto. Sentire gli Om all’opera è però un vero piacere. Mette a dura prova la resistenza fisica, ma una volta entrati nello spirito si viene catapultati in un universo che ha tanto da comunicare. I pezzi sono una buona quantità, la scaletta nutrita. C’è l’ultimo album che la fa da padrone, ma ci sono anche i pezzi di Pilgrimage, il lavoro precedente, salutati con entusiasmo.
Molto prima dell’una il trio saluta provato. Amos si è scolato un buon numero di bottiglie di vino, alla faccia dell’ascetismo più ortodosso, Cisneros è visibilmente provato e Lowe sembra essersi risvegliato da un coma profondissimo. Il concerto si chiude con soddisfazione. Sperando di non essere frainteso, probabilmente avrei preferito durasse un po’ meno. Non perché sia stato male, direi anzi il contrario. Proprio per questo però avrei gradito avere meno cose su cui concentrarmi, per poterle apprezzare ancora di più e non dover staccare in cerca di un attimo di respiro. In ogni caso tanto rispetto per gli Om.
Articolo del
31/01/2010 -
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