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Sempre (socialmente) impegnata in progetti interessanti la “cantantessa” sicula torna all’attacco, della penisola, con due differenti tour che la vedranno occupata all’Auditorium Parco della Musica per ben tre serate. La prima fra queste è una data blindata, riservata alla stampa che prevede una formazione inedita con Carmen al basso.
L’evento, “Ventunodieciduemilatrenta”, si svolge nella sala Teatro Studio. In sala amici e fan scatenati sostengono la singer in ogni suo gesto, le sue simpatiche calate siciliane destano ilarità nei presenti mostrando il lato più giocoso di Carmen, mentre durante l’esecuzione dei brani appare totalmente concentrata sulle linee melodiche del basso, molto più grande della sua minuta ma piacevole figura. In questa nuova sfida la Consoli tira fuori la sua parte più aggressiva e sperimentale, conferendo a tutte le takes una nuova veste psichedelica, contaminata da sezioni elettroniche, probabilmente dovute allo stretto contatto con il batterista Leif Searcy, di origini tedesche/americane. Insieme a lui, proprio stasera, renderà omaggio all’amica, e regista, Maria Sole Tognazzi, autrice di “L’uomo che ama” con “Komm Wieder”, brano legato agli studi di un medico tedesco sulle “conseguenze dell’amore”. È proprio questo il leitmotiv del tour, il sentimento più nobile sviscerato in tutte le sue sfaccettature. La visione dell’uomo innamorato che perde il controllo, “atteggiamento tipico di noi fimmini” dice simpaticamente la Consoli, viene celebrato in “Komm Wieder” dal canto del batterista Leaf Seracy. L’anima rock della cantante emerge prepotente in “Vorrei dire”, spigoloso brano dove la voce oscilla in un interessante altalena fra limpido/distorto. Bellissime le combinazioni di luci psichedeliche, blu e verde, dall’effetto ipnotico grazie all’uso, insistente, dell’effetto strobo. Poi arriva “Venere” cantata a squarciagola dalla “curva” destra, esaltata dall’esibizione della loro beniamina. La bellissima “Fino all’ultimo” scopre il fianco mostrando il lato più delicato di questa forte, ma fragile, donna. Carmen tocca cosi le corde più nascoste dei presenti, il corpo abbassa le difese, il cuore cede il passo lasciando che le parole si conficchino come dardi, esplosi dall’arco di Eros, grazie ad una straziante versione di “Blunotte”, sostenuta da Andrea Pesce (al piano), musicista capace di un tocco vellutato e di micidiali digressioni psichedeliche al moog. Poi si riparte sulle danzerecce note di “Devil’s Rule” (Throwing Muse), ricordo di un passato adolescenziale durante il quale la Consoli ballava in una discoteca, atipica, che preferiva passare indie-rock al posto della classica disco/house. “Fiori d’arancio” strappa applausi ancor prima di arrivare al chorus, la scaletta scelta esclude i grandi classici a favore di una sezione molto più sperimentale e intima, apprezzata e condivisa pienamente dal pubblico. Dopo una breve pausa arrivano “Stato di necessità” e la bella “Ventunodieciduemilatrenta”, il brano più sperimentale di “Elettra”, il suo nuovo lavoro incentrato sul mito greco e su personaggi femminili complessi.
A fine concerto Carmen presenta la band ringraziando tutti e saluta il pubblico che, emozionato per lo show, continua ad applaudire soddisfatto, poco “confuso” e molto “felice”. Un grande e gradito ritorno.
(Si ringraziano per la foto di Carmen Consoli in azione all'Auditorium Musacchio e Ianniello)
Articolo del
05/02/2010 -
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