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Buone vibrazioni volteggiano attorno all'Auditorium prima della tappa romana del tour della giovanissima stella del soul/r'n'b Jocelyn Eve Stoker, meglio nota come Joss Stone. Sono le 21 e 30 circa ed il pubblico, molto variegato, è in trepidante attesa che la ventiduenne inglese faccia il suo ingresso sulla scena; eccola finalmente, scalza, in un coloratissimo poncho in pieno stile “figlia dei fiori”. Joss sembra quasi intimidita dalla platea della venue capitolina, o meglio, stranita dalla staticità e dall'apparente freddezza che la accoglie, non a caso incita da subito il pubblico ad alzarsi dalle poltrone ed a prendere posto sotto il palco per averlo a più stretto contatto ma, come troppo spesso accade, la stragrande maggioranza dei presenti evidentemente ha una conoscenza della lingua inglese che non va oltre le parole “hello” e “thank you”, quindi non raccoglie l'invito. Lo show si apre con Chooking Kind, estratto dal suo fortunatissimo disco di debutto The Soul Sessions, che riesce subito a creare quell'atmosfera indimenticabile da concerto Anni 70 in piena regola, accompagnata da una band composta da batteria, basso, chitarra, organo hammond e impreziosita da 2 sensazionali coriste (tra le quali spicca la portentosa Antonia Jenaè), prosegue con Free Me, il primo pezzo in scaletta dal suo ultimo lavoro, Colour Me Free. Sul finale di Tell Me What We're Gonna Do Now arriva l'ultima e definitiva esortazione per il pubblico ad alzarsi dalle poltrone, finalmente accolto, così in men che non si dica esegue Put Your Hands On Me in un tripudio di entusiasmo e di folla che si accalca ai bordi del palco della sala S.Cecilia. Si può dire che lo spettacolo vero inizia da questo momento e su Super Duper Love finalmente gli spettatori iniziano ad interagire. Anche la Stone è visibilmente più a suo agio e si concede una sentita e struggente introduzione al brano successivo Music, spiegando quello che per lei è la musica stessa: “come i sentimenti e l'amore in particolare, è qualcosa che è e deve essere incontrollabile, una cosa come l'amore non si può controllare, altrimenti non sarebbe vero, perché lo si vive dando tutto di se stessi, per la musica vale la medesima regola, è vera ed autentica quando ci si abbandona ad essa, altrimenti risulterebbe finta e sarebbe una merda”.
La sua voce è profonda, intensa e al tempo stesso disinvolta, la miscela di sound e di emozioni che si vivono nel corso del concerto sembrano riconducibili alle collaborazioni eccelse che hanno arricchito il già incredibile curriculum della cantante inglese, tra cui Elton John, Mick Jagger, Stevie Wonder, James Brown e Donna Summer, ma non sarebbe giusto parlare di semplice ispirazione o ancor peggio di imitazione stilistica, piuttosto sembra che Joss Stone sia in qualche modo riuscita ad assimilare l'energia che questi grandi artisti sono o erano soliti trasmettere, creandosi una personale dimensione da performer tanto fresca e genuina quanto “vintage”.
Il concerto prosegue con il singolo d'esordio, Fell In Love With A Boy, che in realtà è una cover riarrangiata dei White Stripes (Fell In Love With A Girl), ma che per Joss ha significato l'inizio della sua incredibile ascesa nel panorama musicale odierno. C'è spazio per un'aggiunta fuori scaletta, ovvero Girlfriend On Demand, prima di un altro efficacissimo rifacimento, Some Kind Of Wonderful, brano reso celebre dai Grand Funk Railroad, arrangiato anch'esso in chiave soul/funky. La successiva You Had Me viene accolta alla grande, non a caso è il pezzo che ha definitivamente consacrato la fama mondiale della Stone e quindi il più conosciuto tra i più. Il trionfo vero però avviene con la canzone successiva, Tell Me About It, nel quale l'artista cresciuta nella terra magica del Devon si esalta in una serie di intensi acuti, da far venire i brividi, lasciando poi spazio al resto dei componenti della band che si esibiscono con un assolo ciascuno, degno di nota il tastierista, che sale sopra il suo organo e suona coi piedi sui tasti, in pieno stile Elton John o Jerry Lee Lewis.
I bis Incredible e Big Ole Game permettono al pubblico di tributare alla splendida ragazza britannica il calore che merita, ricambiato con il lancio di tante rose bianche dal palco, ultimo gesto di genuina spontaneità di un'artista che, come i fiori che dispensa agli amanti della sua musica di tutto il mondo, spero possa non appassirsi mai.
Articolo del
12/02/2010 -
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