|
La Casa registra un quasi tutto esaurito per la data milanese dei Local Natives. La band californiana non ha avuto molto tempo per costruirsi un seguito, eppure con il solo Gorilla Manor, l’album di debutto, è riuscita a sbaragliare la concorrenza di tanti altri pretendenti al trono di miglior rivelazione del 2009, almeno per il sottoscritto (e direi alla pari con i Mumford And Sons). Non ci si deve stupire dunque della copiosa affluenza all’accogliente circolo milanese, la data dei Local Natives è un appuntamento da non mancare.
Ad aprire ci sono i nostrani Iori’s Eyes, accolti con buon entusiasmo. Pezzi non male, per l’occasione completamente in acustico, che confermano la crescita di popolarità del trio. Con l’apertura ai Local Natives si sono sicuramente guadagnati una finestra non indifferente, vista la composizione della platea: tanta gente da live del lunedì sera (gli appassionati insomma), ma soprattutto molti addetti ai lavori, giusto per sottolineare le attese consistenti verso una band che ha raccolto un così cospicuo numero di consensi. Ecco allora che il live diventa il migliore dei banchi di prova, quello che dimostra senza ombra di dubbio se siamo di fronte ad una truffa ben architettata pronta a sgonfiarsi o se effettivamente abbiamo per le mani qualcosa di valido come sembra.
I Local Natives salgono sul palco poco prima delle undici e senza troppi ricami propongono l’intero Gorilla Manor, modificato solo nella scaletta di presentazione. I cinque si alternano sul piccolo palco della Casa, scambiandosi postazione e strumenti, muovendosi come un corpo unico. Una cosa che avevo già visto fare agli Arcade Fire, tanto per dirne una. E le similitudini non finiscono qui. I Local Natives sono una band che trabocca entusiasmo, ricca di passione e con una serie di colpi in canna non indifferenti. Un pugno di canzoni che hanno il potere di scatenare le ugole ululanti della platea, mixando come ho già detto un tocco di Arcade Fire con l’esuberanza dei Vampire Weekend e il mood dei Fleet Foxes, con tutti quei cori che ci piacciono tanto e che anche se non conosci a menadito il pezzo, beh, cosa ci vuole a unirsi ad un uoh-oooo fatto come si deve? L’oretta di set passa fin troppo piacevole, saltando di pezzo in pezzo senza cadute, in un crescendo d’intensità fisica ben visibile sui volti dei cinque coperti di sudore. Wild Eyes, Warning Sign (cover dei Talking Heads), l’ottima ballata ispirata Who Knows, Who Cares e la conclusiva Sun Hands sono i momenti migliori del set da cui i nostri prendono congedo a mezzanotte lasciando una platea interamente conquistata a dovere.
Fosse per noi, saremmo stati ad ascoltarli ancora per un bel po’. Come sempre alla Casa, è possibile trovare la band nel dopo concerto al banchetto del merch anche solo per un grazie e alla prossima. Appuntamento che visto questo ottimo precedente, non potremo certo mancare: bravi Local Natives!
Articolo del
14/02/2010 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|