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Erano passati alcuni mesi dall’ultima discesa del Teatro degli Orrori a Roma, questa volta quelli che non hanno potuto assistere allo spettacolo precedente, me compreso, non si son lasciati cogliere di sorpresa. La caccia spietata al biglietto ha decretato un sold out già dal giorno precedente. Fuori dai cancelli del Circolo degli Artisti c’è ressa per i biglietti dell’ultimo minuto. Molti decidono di tornare a casa con i volti incupiti, altri resistono, venendo ripagati da un colpo di fortuna, mentre si proiettano in capriole e preghiere di ringraziamento verso chi gli cede un biglietto in più. Sembra di stare all’unica data di una band mondiale riunita dopo vent’anni di inattività, un’atmosfera incredibile. Fa piacere, un enorme piacere, constatare che una band italiana sia cosi desiderata, e fortemente amata, dal pubblico romano. Nulla, anzi per quanto possibile, il Teatro appare più violento di prima!
Il concerto inizia alle 22.00 e sin dalle prime note Capovilla e soci lasciano intendere che dopo il loro passaggio non crescerà nulla. Dopo la defezione di Giulio Favero la nuova formazione vanta due nuovi ingressi di lusso, Nicola Manzan, già all’attivo con Bologna Violenta, e Tommaso Mantelli al basso. Cosa è cambiato nell’assetto della band? La mazzata sonica è brutale, Pierpaolo è un provocatore nato e nonostante una stecca al dito, che gli crea problemi non pochi problemi con un “sommo FALLO-ne” in mezzo al pubblico, rimane un mattatore d’eccellenza. Sala piena, caldo infernale, sudore e mani scorticate per questo nuovo, e brutale, assetto. Si decolla sulle ali della potente Due, accolta dal pubblico con un boato, che lascia spazio a Nessuno. Il sound, merito del nuovo fonico, spazza via ogni dubbio, gli ampli vomitano suoni chiari e allo stesso tempo capaci di danneggiare permanentemente le orecchie, ma la cosa non preoccupa nessuno dei presenti stasera! La loro miscela di post-punk con robusti innesti rock, e una buona dose di follia al servizio dei taglienti testi, danza pericolosamente su un equilibrio precario, fatto di esplosioni e rallentamenti. Non sai mai cosa aspettarti, Pierpaolo e soci potrebbero avvicinarsi alle transenne con un sorriso e colpirti con l’asta del microfono (per ri-educarti) o arrivare a muso duro e stringerti la mano. È questa imprevedibilità che ammalia il pubblico. La tensione resta alta ma i volumi si abbassano per un attimo in E’ colpa mia, cantata a squarciagola da tutti. Immancabile l’omaggio a Ken Saro Wiwa seguito a ruota dalla devastante Padre Nostro. Ma se la band dà il meglio sul palco il pubblico romano non è da meno stavolta. Si canta, si danza e si urla su tutti i brani, ottimo il lavoro della sezione ritmica su Majakovskij, il basso ipnotico rende ancor più inquietante un brano di per sé micidiale. Il pubblico è in perfetta sintonia con la band quando Pierpaolo urla “se io fossi silenzioso come il tuono” il silenzio cala nella sala, in attesa dell’esplosione successiva. Questo attaccamento morboso dei fan è l’indice di un lavoro certosino nei testi e nella musica che un effetto di “fidelizzazione” straordinaria. Scorrono, fra svisate punk e riff muscolari, Maria Maddalena e Il turbamento della gelosia. Passaggi ricchi di echi elettronici in Direzioni diverse e violenza verbale nel Terzo Mondo, qui in una versione al fulmicotone, “e sia chiaro” che per il calore restituito alla band, ce la meritiamo tutta questa intensità! Non mancano Alt e la ruggente Mai dire mai. Nicola arricchisce ulteriormente il valore di una band nuda e cruda, assolutamente vera, old style & no compromise per Capovilla e compagni. Compagna Teresa ha una ritmica incalzante che ricorda gli Shellac, un brano a cui la band tiene particolarmente. La canzone di Tom ci toglie l’ultimo fiato in gola. Nonostante la mano offesa Pierpaolo non esita a lanciarsi sul pubblico per una bella “nuotata” su un mare di mani ponte a sostenerlo. Neanche il resto della band resiste al richiamo dello stage-diving ed entro la fine della serata un giro tocca più o meno a tutti. Un’uscita veloce dal palco, come ormai è consuetudine, e rieccoli per altri venti minuti abbondanti prima di salutare definitivamente (o forse no) il pubblico. Pochi minuti dopo, infatti, i musicisti senza il singer rientrano per uno strumentale schiacciasassi sfumato in un’orgia di feedback lancinanti.
Non basterà il tempo a far dimenticare un’esibizione cosi ricca di pathos, se lo ricorderanno in molti, band compresa.
SETLIST:
Due Per nessuno A Sangue freddo Majakovskij La vita è breve Maria Maddalena Il turbamento della gelosia Direzioni diverse Terzo Mondo Dio mio! E’ colpa mia Alt! Mai dire mai E lei venne Compagna Teresa Vita mia La canzone di Tom
Articolo del
10/03/2010 -
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