|
La rassegna Contemporanea presso l'Auditorium Parco della Musica di Roma, dopo le liriche serate passate nelle grandi sale in compagnia del genio solitario e ascetico di Arvo Pärt, ci proietta nei labirintici corridoi fino al Teatro Studio, a seguire le sperimentazioni dell'imprevedibile norvegese Geir Jenssen aka Biosphere. Sappiamo che la serata prevede un soggetto a tema, prodotto dalla Fondazione per Roma e dall'ambasciata norvegese: “Mekong Project”, in cui il Nostro è accompagnato da Manuel Zurria agli strumenti a fiato e Gianluca Ruggeri alle percussioni.
Quando arriviamo la sala è praticamente piena, allestita con posti a sedere, invece del solito pubblico in piedi che accompagna molte performance elettroniche in questi spazi. Così di viene da pensare che il versante più acido, elettronico e ritmico del primo Geir Jenssen in versione Bleep verrà sacrificato, in favore della tendenza più ambient e glaciale. E in effetti il live di un'ora spaccata si dipana in una manciata di pezzi liquidi, in cui i giochi d'acqua e fiato di Zurria e le pennellate sporadicamente rumoristiche di Ruggeri, fanno da riverbero ai campionamenti elettronici di Biosphere e del suo laptop. È un procedere per sottrazione-stratificazione, in cui il silenzio che avvolge il viaggio lungo il fiume Mekong, viene interrotto da suoni aerei, acquatici, stormir di fronde, canti di uccelli, vento, rumori accennati, batter di canne; suoni riprodotti sia in modo analogico che digitale. Il crescendo è minimo, appena percepibile, fino ai due pezzi finali che sembrano un po' sommare l'esperienza acustica di discesa nel Mekong. Ma complessivamente la sensazione è di rilassamento generalizzato, con il rimpianto da parte di qualcuno di non esser seduti in comode poltrone dove sprofondare nei sogni, o di qualcun'altra di non aver usufruito di sostanze adatte a rendere ancora più godibile il trip. Rimane qualcosa in sospeso – non sappiamo se le visioni interrotte o la sensazione di vuoto – quando ci alziamo per applaudire un timidissimo Biosphere, quasi imbarazzato nello stare sotto le luci del palco, curvo e introverso sul suo laptop. Aspettiamo Biosphere al prossimo passaggio, oppure lo inseguiremo per i festival estivi di ambient ed elettronica in giro per l'Europa, quando scappa dai paraggi di Tromsø, cittadina prossima al circolo polare artico che ha dato i natali anche a Bel Canto e Röyksopp. Norway rules!!
Articolo del
12/03/2010 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|