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Katherine Elizabeth King, meglio nota come Kaki King, musicista, compositrice ed interprete, originaria di Atlanta, Georgia, ha iniziato a suonare fin da bambina ma non certo la chitarra - come invece penseranno in molti - bensì la batteria. Forse nasce proprio da qui il suo approccio davvero particolare con la chitarra. Il suo guitar work è davvero atipico e il semplice fatto di assistere ad un suo live act lascia interdetti per quanto e per come la sua bravura tecnica si intrecci con momenti di sperimentalismo e fasi di pura improvvisazione. Kaki non è una “giovane folk singer” come tante altre, al contrario è un’artista che lascia il segno e che - a soli 31 anni - può già vantare uno status di celebrità ai confini fra la scena indie e il grande rock internazionale.
Il concerto di questa sera alla Sala Petrassi dell’Auditorium di Roma è stata l’occasione per far conoscere al pubblico composizioni che verranno inserite su Junior, l’album nuovo di prossima uscita. Si parla di aprile 2010, quindi si tratta di una gustosa anticipazione nel corso della quale Kaki King, chitarra e voce, viene accompagnata da Jordan Perlson alla batteria e da Dan Brantingan, un polistrumentista di grande bravura. Si comincia subito con Falling Day, un brano nuovo, un pezzo di ottima fattura che denota la grande qualità delle esecuzioni di Kaki King, che stuzzica il suo strumento, lo percuote, a volte, lo intrappola, fino ad estrarne sonorità particolari, mai noiose, mai ripetitive o banali. Seguono Bone Chaos In The Castle, Life Being What It Is e Pull Me Out Alive, brani che sono tratti da Dreaming Of Revenge, il disco del 2008, il suo capolavoro. Kaki alterna squisitezze acustiche a momenti più nervosi ed elettrici, dove il ritmo cambia repentinamente, sale di tono, con quelle note che danzano pericolosamente, le sfuggono di mano e vanno ad infrangere le armonie disegnate fino a quel momento, si ripiegano su loro stesse, per poi ripartire. A volte Kaki King esegue pezzi solo strumentali, come Death Head, in altre occasioni invece canta, è il caso di The Betrayer (entrambi i brani faranno parte di Junior), ma si ha la netta impressione che le sue interpretazioni vocali, per quanto mirabili, siano solo una piccola parte di quello che vuole offrirci in dono, della sua espressione artistica, che è diversa, che è più profonda. Siamo di fronte ad un post rock assolutamente mirabile, dove citazioni underground si mescolano a sperimentalismi che vanno ancora più lontano, e adesso comprendiamo bene dove risiedono quelle affinità stilistiche che in passato abbiano portato Kaki King a lavorare a stretto contatto con i Tortoise. Qualche anno fa la rivista specializzata Rolling Stone ha inserito il nome di Kaki King fra i Guitar God di tutti i tempi, Dave Grohl dei Foo Fighters stravede per lei, così come Eddie Vedder dei Pearl Jam che l’ha voluta con lui nella realizzazione della colonna sonora di Into The Wild. Poco più avanti arriva il momento di Jessica, un vecchio brano del 2006, tratto da Until We Felt Red e poi ancora materiale nuovo come Spit It Back In My Mouth. Sul finire del concerto ecco che riconosciamo gli arpeggi di Can Anyone Who Has Heard This Music Really Be A Bad Person?, una composizione solo strumentale che raggiunge però momenti di rara intensità, che si sviluppa all’interno di un disegno armonico inizialmente di natura ipnotica, dai toni morbidi e sofffusi, che però poi si tuffa ben presto in una vertigine dal sapore metallico, dove il fragore regna assoluto.
Richiamata a gran voce sul palco, Kaki King adagia la lap steel guitar sulle sue gambe ed esegue Gay Sons Of Lesbian Mothers, una delle sue composizioni strumentali più note, subito seguita dalla bellissima You Don’t Have To Be Afraid, un altro gioiello del suo repertorio che è già molto vasto.
Un concerto ancora una volta sorprendente, che ci ha regalato qualcosa di meravigliosamente insolito, un viaggio in prima classe all’interno degli orizzonti musicali di una Kaki King sempre più sorprendente.
(Si ringrazia Chiara Iacobazzi per la foto di Kaki King dal vivo all’Auditorium di Roma)
Articolo del
19/03/2010 -
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