Come saprà chi mi legge da un po’, ho sempre detto di volermi fare foriero della bellezza e del bello. Ed appunto per questo, la voglia di scrivere questo articolo non nasce solo dalla volontà di raccontare un album. No, nasce anche dal voler “dare a Cesare quel che è di Cesare”, dalla volontà di parlare di un artista che, in un mondo giusto, sarebbe costantemente agli onori della cronaca.
Ma siccome fondamentalmente ci accontentiamo di molto poco ed abbiamo, spesso e volentieri, gusti veramente pietosi, per far conoscere un artista enorme come Giovanni Truppi avevamo bisogno di un talent in declino (semmai i talent siano stati in auge) e di un rigurgito mal riuscito dell’itpop: dopo quella versione di una canzone meravigliosa come “Scomparire”, improvvisamente ci si è accorti che avevamo un cantautore degno di questo nome, bravo con la chitarra, con la penna e con i sentimenti. Prima, però, andavano benissimo Benji e Fede.
Ad ogni modo, Giovanni Truppi lo scorso anno ci ha regalato un capolavoro come Poesia e Civiltà, un album che avrebbe meritato almeno il doppio dei consensi ricevuti (amici del Club Tenco dico a voi), denso ed impegnato, poetico ed innamorato. Profondo come la sua voce. A far da continuazione a quel lavoro ci ha pensato “5”, un EP con, appunto, cinque brani (due inediti e tre ripresi proprio da Poesia e Civiltà, e rivisitati per l’occasione), che hanno come fil rouge l’amore, come sempre cantato in modo diretto e cristallino, quasi mistico. Il quid in più al nuovo lavoro del cantautore campano è dato, però, dalle collaborazioni che impreziosiscono l’album.
Ma andiamo con ordine: l’album si apre con “Mia”, cantata insieme a Calcutta, il cui controcanto arricchisce il brano di una nuova luce e, complice l’estensione vocale del cantautore di Latina, di un sapore quasi a là Venditti. L’intreccio vocale, reso interessantissimo dalle differenze timbriche dei due, è sorretto da un pianoforte e da degli arpeggi di chitarra.
Altro meraviglioso intreccio di voci viene fuori in “Due Segreti”, cantata insieme a La Rappresentante di Lista (in questo caso dalla sua voce femminile, Veronica Lucchesi). Una voce femminile (in particolar modo quella della Lucchesi, che personalmente trovo stupenda, ndrcompletare definitivamente il brano, ed incontra perfettamente quella di Truppi. Molto bello il crescendo strumentale, che fa quasi da contraltare alla delicatezza del pezzo e delle due voci.
Il capolavoro dell’album è “Conoscersi in una situazione di difficoltà” cantata insieme ad un immenso Niccolò Fabi, talmente perfetto e centrato nel pezzo da essere commovente. Un pezzo di una delicatezza incredibile, rassicurante e fragile al contempo. Davvero una meraviglia, oltre che una lezione di scrittura ed interpretazione. Anche in questo caso, manco a dirlo, l’apporto dato dal gioco e dall’alternarsi delle voci è considerevole. Il buon Richard Benson, guru indiscusso di noi tutti, usava dire che “meno c’è, meno si rompe”. Ecco, questa ne è la prova: il pezzo è musicalmente elementare, non tanto nelle armonie, quanto più negli arrangiamenti. Eppure è perfetto così, a conferma del fatto che quando ci sono contenuti, intenzioni e sentimenti non serve nient’altro.
“Procreare” è il primo dei due inediti, ed è cantato insieme ad un altro grande poeta, certo Dario Brunori da Joggi. Anche questa si rivela una scelta azzeccatissima, per affinità vocale e per affinità di scrittura nel testo. Ne viene fuori una ballata molto orecchiabile e carica di speranza, fatta di arpeggi di piano e chitarra, molto Samuele Bersani nelle atmosfere. “E mi domando se da vecchio sorriderò pensando alla mia morte/ come sorrido adesso pensando alla calvizie” è la giusta quota ironia del pezzo, in perfetto stile Brunori/ Truppi dei primi lavori.
Chiude l’album “Il tuo numero di telefono”, cantata dal solo Truppi. Piano e chitarra accompagnano un brano molto intimo, praticamente recitato, dedicato ad un amore senza vincoli, quasi “sacro”.
Praticamente Truppi ha riunito buona parte dei migliori progetti del panorama italiano ed ha tirato fuori il suo lavoro più pop. Che significa, in questo caso, più semplice, accessibile anche ad un orecchio poco aduso alla musica. Non, sicuramente, dozzinale o scontato. Anzi, ascoltandolo, viene proprio da pensare che Giovanni Truppi sia una vera boccata d’aria in un clima di generale piattume e banalità. Ed i venti minuti di “5” rappresentano quella dose di empatica ed innamorata poesia che ognuno di noi dovrebbe quotidianamente spararsi per via endovenosa. Un toccasana, un distillato di bellezza.
Voto all’album: 9.
Pezzo preferito: “Conoscersi in una situazione di difficoltà”. Semplicemente perfetta sotto ogni punto di vista, poco altro da aggiungere
Articolo del
02/02/2020 -
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