Stefano Barotti cantautore toscano con alle spalle una solida carriera e una serie di interessanti collaborazioni, torna con il suo quarto disco in studio, intitolato "Il grande temporale".
Undici tracce composte interamente da Barotti , registrato tra la Toscana e gli Usa con una serie di ottimi musicisti che adesso andiamo a scoprire. Un solido intreccio di chitarra acustica ed elettrica sporca "Il grande temporale" ("Rincorrevi le lucciole in un tempo lontano e come i denti di latte le trasformavi in denaro, come fanno a brillare ti chiedevi stupita a sopportare per tutta la vita l'intermittenza.
E avevi il cuore in vacanza e i pensieri magri e da dentro una stanza attraversavi i tuoi mari, tua sorella dormiva di spalle e tu con le tue farfalle a girar nello stomaco") brano che apre il disco, caratterizzato anche dalla voce di Laura Bassani e dai sintetizzatori di Fabrizio Sisti, si profuma di reggae "Painter loser" ( "Ho la sabbia tra le vertebre del collo, ho la sabbia tra le vertebre del collo e già lo sento friggere piegandolo, ho la sabbia tra le vertebre... La figlia del notaio si sposa painter loser, la figlia del notaio si accasa painter loser e vuole una parete in una stanza di colore arancio e tutto il resto rosa antico") con le percussioni di Mark Clark e le chitarre elettrice di Jono Manson, la pedal steel di John Egenes ci tratteggia la nostalgica "Spatola e spugna" ("Suo padre gli raccontava di Evaristo, dei colpi di testa di Spillo e di Prisco, di quando incontrò sul treno il sergente di ferro, di quando salvò dalla pioggia Ivano Bordon e intanto spatola e malta, spatola e spugna e secchio e secchio") una bella storia di lavoro e di sogni , si passa ad atmosfere più orientali con "Tra il cielo e il prato" ("Il profumo di salvia e lavanda in fiore in un attimo lo riportarono indietro di almeno trent'anni a quando tutto era magico, la terra i sassi la vecchia casa sapevano di lui, di quando correva nell'erba con gli occhi chiusi e le ginocchia nude") per raccontare i ricordi di infanzia e di adolescenza, il basso di Pietro Martinelli e la chitarra dobro di Paolo Ercoli scandiscono "Aleppo"
("E la luna si affacciò nella finestra più lontana della casa ed il fuoco scintillava, non si capiva se dal faggio o dal castagno, il soffitto si schiacciava non c'era luce artificiale, tu mi hai detto nella mano forse è tempo di scappare, ero un angelo e ora guarda, guardami, ero un angelo di guardia e ora guardami") una ballad molto suggestiva, un tappeto di archi diretti da Roberto Martinelli colorano "Stanotte ho fatto un sogno" ("Stanotte ho fatto un sogno e stavi chiusa dentro agli occhi di tuo figlio, da lì guardavi il mondo controllando tutto quello che non va, stanotte ho fatto un sogno e dormivi sopra il petto di tuo figlio, da lì ascoltavi il cuore un motore a gran velocità e come un meccanico attentissimo ne ascoltavi il battito a ogni brivido") dedicata al grande musicista Roberto Ortolan scomparso prematuramente, che nel disco partecipa con cori, hammond, chitarra sliede ed elettrica.
I vocalizzi di Veronica Sbergia ci introducono "Mi ha telefonato Tom Waits" ("Mi è caduta dalle mani la mia musica, maledizione sta crollando tutto giù, prendo tempo sento closing time closing time e così ho sparato al dj tre colpi nella notte di yesterday e tanto me lo hanno detto Tom Waits ispettore faccia lei.. The piano is drunk") un ironico blues dal sapore retrò con parecchi cori, la chitarra elettrica di Max De Bernardi e il basso di James Haggerty, atmosfere delicate per "Quando racconterò"
("Quando racconterò tutto quello che ho visto da qua dalla mia finestra con il naso appeso al vetro, alberi volanti e streghe, navi con le vele gonfiate dai venti del sud, animali preistorici rideranno gli uomini quando racconterò") con il sax e il clarinetto di Vittorio Alinari, le percussioni di Max Malavasi, il contrabbasso di Matteo Giannetti, un calzante swing per "Enzo" (“Ma se ci fosse un dio delle canzoni come ho già detto spegnerebbe le luci, butterebbe i microfoni, brucerebbe le televisioni... Enzo passami a prendere con la tua 127 rossa, portami in giro per Milano a casa di Silvano, Enzo passalo a prendere che mi è venuta voglia di scrivere una canzone come un bimbo") dedicata al mitico Jannacci, cambio di atmosfera con l'amore finito di " Marta"
("Lui la fermò come si fa con le bestie pazze, ripeteva come un disco rotto il tuo cuore è roba mia, fu allora che a lei sembrò troppo lontana l'altra sponda fredda del fiume, ma iniziò a nuotare contro la corrente, iniziò a nuotare per non sentire più niente") caratterizzata da arpeggi di chitarra e intrecci vocali, il disco si chiude in odor di Jazz con "Tutto nuovo" ("Bruciano sterpaglie nelle vigne, vedo il fuoco rosso tra i filari e il fuoco con il vento scende a valle, ho appeso un quadro nuovo all'ingresso di casa e ogni giorno mi guarda uscire, sarà che non sono mai stato così felice di rientrare") sostenuto dalla batteria di Mark Clark, la chitarra di Davide L'abbate e il vibrobandoneon di Roberto Martinelli.
Barotti ci traghetta in un viaggio affascinante, con canzoni efficaci, arrangiate con gusto, la voce ha un timbro particolare e ben riconoscibile, capace di cambiare a seconda delle atmosfere, la scrittura è interessante nell'uso delle rime e nella scelta delle parole.
Un disco che a modo suo, lascia il segno, proprio come succede dopo un grande temporale.
TRACKLIST
Il grande temporale Painter loser Spatola e spugna Tra il cielo e il prato Aleppo Stanotte ho fatto un sogno Mi ha telefonato Tom Waits Quando racconterò Enzo Marta Tutto nuovo
Articolo del
04/02/2021 -
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