Nel mondo c’è chi la guerra si ritrova a farla, suo malgrado o meno, e chi come Clavdio decide di cantarla armato di una voce profonda, la giusta dose di cinismo e quel pizzico di bonaria romanità che non guasta mai. Perché, seppur di origini capoverdiane, Claudio Rossetti esterna il suo essere “de Roma” con una cadenza dialettale riconoscibile, senza dimenticare la scelta di un nome d’arte che richiama la grandiosità del mastodontico Impero romano.
Il personale conflitto raccontato e cantato dal cantautore in “Guerra fredda” inizia e perdura tra le otto tracce del disco, dove testi ingegnosi, riflessivi e intelligenti vengono accompagnati da sonorità piuttosto essenziali ma mai banali. In tal senso, il litorale siculo di “Letojanni” detta un po’ la linea comune del resto dell’album tra note di orecchiabile pop, sprazzi di momenti elettronici e parole taglienti che restano comunque attinenti al tema affrontato.
Nella sua poetica, malinconia di fondo, Clavdio ci parla di contrapposizioni, scene di vita e momenti testualmente goliardici in cui citazioni e giochi di parole emergono di prepotenza, come nel caso del brano “Asfalto” che può essere sintetizzato nel verso “se temi gli occhi lucidi quando mi guardi, mettiti il collirio, non so cosa dirti”.
“Graminacee” vede poi la partecipazione dell’inconfondibile voce di Malika Ayane, protagonista di un duetto corale che trova campo libero tra l’amarezza verso chi è solito voltare le spalle e una certa armoniosità del pianoforte in sottofondo. In chiusura del disco troviamo infine “Dovremmo fare sport” che, sulle note di una bossa nova appena accennata, quasi invitano con cordialità a rimettersi in gioco (e in forma) in un periodo storico-culturale piuttosto incerto e “sedentario”.
Guerra fredda è dunque la summa musicale del Clavdio-pensiero, contraddistinto da una spiccata propensione a guardare in faccia la realtà delle cose senza rinunciare a lanciare stoccate sarcastiche e ciniche, dotate anche di una certa profondità, il tutto accompagnato da arrangiamenti abbastanza variegati e non troppo complessi.
Difficile dire se Claudio Rossetti riuscirà a superare indenne ilproprio conflitto interiore, di certo il suo ultimo disco ha confermato che la scena musicale romana del cantautorato in qualche modo impegnato non ha nessuna intenzione di gettare la spugna.