L’inarrestabile flusso creativo di Giovanni Luca Valea- poeta, cantautore, scrittore- non accenna a fermarsi. In Un ultimo Bicchiere, ultimo lavoro in studio, Valea si serve della preziosa collaborazione della compositrice e strumentista Virginia Settesoldi e del tocco visionario del produttore Salvatore Papotto (che questa volta è spesso coautore o autore unico delle musiche e artefice di incursioni elettroniche e sferzate pop-rock).
Rispetto al precedente “Canzoni”( recensito qui :http://www.xtm.it/DettaglioMusicAffair.aspx?ID=23200) ci sembra che Giovanni Luca Valea abbia acquisito una maggiore padronanza vocale, ad ulteriore sostegno di una cifra artistica già fortemente personale.
Si riconferma inoltre autore di testi di perentoria bellezza che- seppure scritti, per sua stessa ammissione, per mettere in ordine certe questioni più o meno private- finiscono con l’avere, inevitabilmente, una dimensione ed un respiro più ampio.
Valea, sembra dirci, con Léo Ferré, “Io vengo da un altro mondo, da un altro quartiere, da un’altra solitudine. Oggi come oggi, mi creo delle scorciatoie. Io non sono più dei vostri”, condividere con la cantautrice genovese Cristina Nico la voglia di tirarsi fuori, di prendere le distanze da un mondo che non riconosce più come affine.
Datti un contegno, ché ognuno ha il suo destino/ bevici su/ lo puoi affogare con il vino/Meglio così/ lasciarti tutta una vita dietro /solo che il cielo/ sopra di te diventa nero/ Raccoglierai/ la pioggia del giorno/ Ci passerai/ davanti come un vecchio sogno/E sfiorirai, canta in “Dior” Valea, alfiere di una tristezza ineludibile che si fa porto sicuro, oasi di autenticità in tempi di felicità di plastica.
Un ultimo bicchiere, percorso da lampi di straordinaria bellezza (su tutti La leggenda e Signora Salvezza), suona diversamente da quasi tutto quello che il momento storico ci propone; in questa apparente inattualità risiede forse tutta la sua preveggenza.