Father John Misty I Love You, Honeybear Demos, Etc.
 2025  Sub Pop di Andrea Salacone

Oggetto di particolari attenzioni da parte della critica specializzata fin dall’esordio del 2012 col nome d’arte Father John Misty, Josh Tillman (già musicista nei Fleet Foxes) ha da poco pubblicato un nuovo album (“Mahashmashana”). Di recente è stato ristampato il celebrato “I Love You, Honeybear”, in occasione del decimo anniversario dell’uscita, e la Sub Pop ha reso disponibile, solo in digitale, la raccolta “I Love You, Honeybear Demos, Etc.”.

La scelta di diffondere bozzetti musicali è di solito discutibile, e bisogna ammetterlo: se non si nutre ammirazione sconfinata per l’opera di Tillman sarà difficile entusiasmarsi per i brani che compongono tale selezione.

Su queste pagine abbiamo elogiato composizioni ben più lente e malinconiche, ma l’uniformità e lo stile esangue di canzoni quali “Chateau First Time”, “Smiling Astride Me” (di monotonia mortale) e “Strange Encounter” (con vocalizzi pseudo-sognanti che provocano irritazione) le rendono un supplizio sonoro davvero impegnativo per le orecchie dell’ascoltatore. Per tacere di “True Affection”, episodio dalla ritmica scheletrica privo di qualsiasi attrattiva.

Non tutto è da cestinare: le sommesse “I Luv U Honeybear” e soprattutto "Past Is a Nightmare I'm Trying to Wake Up From", con la sua melodia circolare, spiccano come capolavori nella mediocrità generale.

Discrete “Bored In The USA”, con interpretazione vocale di intensità innegabile, e “Went To The Store”, che però pare uscita dalla penna di Mark Kozelek.

Inutile, tra l’altro, “Heart-Shaped Box” dei Nirvana riletta in chiave acustica, e dimenticabile il resto.

Deludente.
Articolo del  11/03/2025 -  ©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati