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Shivarama
Om Shanti
2025
Metal Zone Italia
di
Giancarlo De Chirico
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“Om” rappresenta il suono primordiale dell’Universo, “Shanti” significa “pace” e “Om Shanti” - il titolo di questo disco degli Shivarama - altro non è che un mantra sanscrito che avrebbe la funzione di invocare pace nella mente, nel corpo e nello spirito.
Questo l’intento, dal punto di vista filosofico, ma sul piano musicale vi troverete all’ascolto di una gustosa riproposta del “punk” della fine degli anni Settanta e di tutta una serie di motivi musicali che fecero la fortuna di star del “rock decadente” come Lou Reed, Iggy Pop, David Bowie e Peter Murphy dei Bauhaus. Gli Shivarama sono una band nata nel 2025 dall’incontro fra due personaggi a dir poco “leggendari” dell’underground romano degli anni Ottanta: Filippo Rubertini, detto Lucifero, adesso cantante dei Burnout, ma anche ex “vocalist” dei Luxfero e Maurizio “Angus” Bidoli, chitarrista dei Fingernails.
L’album contiene brani che risalgono a circa quaranta anni fa, che “Angus” Bidoli aveva conservato con cura in un cassetto, almeno fino al momento in cui sono stati affidati alla genialità e alla creatività di Lucifero che ne ha completato scrittura e arrangiamenti. Ci sono piaciuti molto brani come “The Moon Shines Above “, “Glassboy”, “I Still Believe” , “No Reason” e “I Put My Fingers”, che vengono impreziositi dalla vocalità volutamente melliflua e suadente di Lucifero, perfettamente a suo agio in quella che è la sua personale versione di un Iggy Pop che sa essere inquietante ma, al tempo stesso, intende preservare la struttura armonica di ogni singolo brano. La chitarra elettrica di Bidoli è quanto mai puntuale, onnipresente e sferzante, un chiaro esempio di quando una impostazione “metal” può venire incontro al “punk” e al rock and roll senza dover gridare per questo allo scandalo.
La vera sorpresa poi sono i quattro pezzi cantati in italiano: dal punk rock di “Giocare Con Il Fuoco” e di “Non Credo” al blues cadenzato di “Una Bestia Nel Cuore”, fino ad una ballata intrigante come “Fantasmi”. Un disco che guarda al passato, ma non cade nella trappola della nostalgia, un disco energetico e vitale che si chiude con una eccellente “Even More”, una ballata acustica solenne disegnata a pennello per le tonalità mefistofeliche di Filippo ”Lucifero” Rubertini.
Da ascoltare a volume alto.
Articolo del
24/10/2025 -
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