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Insomma, alla fine sarà proprio la rielaborazione della copertina di 'Heroes' parzialmente oscurata da un quadrato che reca la scritta The Next Day, la copertina del 30° album di David Bowie, che arriverà (a sorpresa) nei negozi materiali e digitali il prossimo 11 marzo. Sulla bellezza o bruttezza della suddetta copertina si stanno già facendo grandi discussioni, in rete e non solo. Si è scoperto però, intanto, che è opera del grafico Jonathan Barnbrook, già coinvolto da Bowie nella realizzazione delle copertine di Heathen e Reality. Barnbrook nel suo blog ieri ha dichiarato: "Volevamo realizzare qualcosa di diverso - la qual cosa è molto difficile in un'area dove tutto è già stato fatto in precedenza - ma osiamo pensare che questa [copertina] sia un qualcosa di nuovo. Di solito l'utilizzo di un'immagine del passato significa "riciclo" o ‘greatest hits’ ma qui ci stiamo riferendo al titolo "The Next Day". La copertina di “Heroes” oscurata dal quadrato bianco riguarda lo spirito della grande musica pop o rock che fa parte ‘del momento’, con cui si dimentica o si oblitera il passato. Tuttavia, sappiamo tutti che non è quasi mai così, e per quanto ci si provi, non riusciamo mai a liberarci completamente dal passato. Quando sei creativo, [il passato] si manifesta in molti modi – tracima in ogni tua nuova prova (in particolare nel caso di un artista come Bowie). Ha sempre una forte presenza e la gente ti giudicherà sempre in relazione alla tua storia, nonostante tu cerchi in ogni modo di evitarlo. Oscurare un'immagine del passato ha anche una relazione con la condizione umana in senso ampio; ci muoviamo senza pausa nelle nostre vite verso "the next day", il giorno successivo, e abbandoniamo il passato perchè non abbiamo altra scelta".
Questo, quindi, il ragionamento artistico/ concettuale alla base della copertina. Nel frattempo è uscito dall'alone di mistero anche il produttore del disco Tony Visconti - già storico amico e collaboratore di Bowie, del quale ha curato oltre alla trilogia "berlinese" anche moltissimi altri album a partire da Space Oddity nel 1969 - che rispondendo alle domande della BBC ha confermato che, nonostante i rumors sul suo declino fisico, Bowie è in splendida forma. Del singolo Where Are We Now, Visconti ha detto: “Credo che sia un brano molto riflessivo per David. Chiaramente ritorna sul suo periodo berlinese ed evoca quel feeling... credo che sia molto malinconico. Ma è l'unica traccia dell'album ad avere questo livello di introspezione. E' piuttosto un album rock per quanto riguarda il resto delle canzoni, così mi sono chiesto per quale motivo David volesse uscir fuori con questa ballata molto lenta, seppur bellissima: perché? Avrebbe dovuto scegliere qualcosa di roboante. Ma lui è un maestro a gestire la propria vita, e credo che si sia trattata di una mossa molto inteligente, quella di collegare il passato con il futuro. Però la prossima cosa che sentirete da parte sua sarà piuttosto differente. Sono stato ad ascoltare [l'album] con le cuffie caminando per le vie di New York negli ultimi due anni, e non mi sono ancora stancato di una singola canzone. Credo che il materiale su questo album sia estremamente forte e bello. Se la gente è alla ricerca del Bowie "classico", su questo album lo troverà; e se è alla ricerca del Bowie "innovativo" - nuove direzioni - troverà anche quello”.
Articolo del
09/01/2013 -
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