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Se ne è andato in perfetta solitudine per un arresto cardiaco il 18 febbraio scorso nella sua casa di Montolieu, un piccolo villaggio in Linguadoca, in Francia. Aveva 68 anni Kevin Ayers, il noto musicista inglese, polistrumentista e songwriter che alla fine degli anni Sessanta era stato socio fondatore dei Soft Machine insieme altri due grandi nomi come Robert Wyatt e Daevid Allen, che poi in seguito ha formato i Gong.
Non molti purtroppo ricordano l’importanza che ha avuto in quella stagione epocale del Rock inglese, dove nasceva il Canterbury Sound e si andava a confrontare con le forme già esistenti di musica psichedelica. Kevin Ayers è stato amico e collaboratore di Syd Barrett dei Pink Floyd ed era stato in tour negli Stati Uniti con Jimi Hendrix. Era nato nel Kent, in Inghilterra, ma Kevin aveva vissuto gran parte della sua adolescenza in Malesia. Tornò a casa nel 1966 e si impose dapprima come bassista dei Soft Machine poi anche come compositore di importanti album solo come Joy Of A Toy del 1969, Shooting At The Moon del 1970 e Whatevershebringswesing del 1972. Si trattava di dischi composti da ballate a carattere psichedelico, influenzate dallo stile morbido e sognante che fu anche degli album solo di Syd Barrett. Nel 1973, durante un party a casa sua, ad Aylesbury, in Inghilterra, fu testimone di un fatto altamente drammatico: Robert Wyatt, completamente ubriaco, cadde dalla finestra in cui era affacciato e si procurò una paralisi agli arti inferiori che lo costringe ancora adesso su una sedia a rotelle.
Kevin Ayers conobbe il successo internazionale nel 1974, grazie alla pubblicazione di The Confession Of Dr Dream per la Island Records, un disco realizzato insieme al grande chitarrista Ollie Halsall, che aveva suonato prima nei Patto e poi successivamente nei Tempest. Se poi andate a ripescare nei vostri archivi discografici un album dal vivo indimenticabile come June 1st 1974 troverete il suo nome accanto a quelli di John Cale, di Nico e di Brian Eno, per un concerto irresistibile che vede in repertorio molte sue composizioni come May I? e Shouting In A Bucket Blues. Dopo la pubblicazione di Sweet Deceiver nel 1975, e con l’avvento della musica punk, cominciò il suo declino artistico e lui - che non aveva mai amato le luci della ribalta, il successo e il semplice fatto di avere fra le mani tanti soldi - si ritirò a vita privata e comparve in pubblico solo occasionalmente.
Una sera, con mia grande sorpresa, ho trovato in negozio un suo nuovo disco: era il 2007 e l’album si intitolava The Unfairground, un lavoro senza dubbio piacevole, ricco di spunti interessanti inseriti in brani come Only Heaven Knows e Brainstorm con uno special guest di eccezione come Phil Manzanera, chitarrista dei Roxy Music. Certo, nulla a che vedere con la produzione riconducibile all’arco di tempo che va dal 1970 al 1975, ma comunque una lieta sorpresa. Alcuni abitanti di Montolieu lo ricordano negli ultimi tempi esibirsi al bar della villaggio con la sua chitarra acustica, per il semplice piacere di farlo. Amava la solitudine, era in fuga dallo showbiz, non aveva più contatti con nessuno, se non sporadicamente con le sue tre figlie. Non aveva più canzoni da scrivere o cose da dire. Sembra che accanto al suo letto sia stato trovato un biglietto con su scritto “You can’t shine, if you don’t burn” (Non puoi brillare, se non bruci). Ci restano le sue opere, da riascoltare e da riconsiderare come quelle di un antesignano della musica underground, un poeta dandy, esponente dell’epoca dei freak, idolatrato da David Bowie, ma troppo fedele a se stesso per sporcarsi e lasciarsi contaminare dal mondo.
Articolo del
02/03/2013 -
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