|
In meno di 48 ore nei giorni che hanno segnato l’approssimarsi della Santa Pasqua, se ne sono andati via due grandi cantautori della musica nazionale italiana: Enzo Jannacci e Franco Califano, due teste irregolari a modo loro, così lontani per genere e tendenze eppure così vicine nel dare voce a grandi storie che hanno costruito l'immaginario collettivo di una comunità. Il primo con l’aria scanzonata del ‘bauscia’ milanese, il secondo con un romanticismo romanesco che nasceva dalla periferia. Due eventi luttuosi, uno a Milano e l’altro Roma che hanno colpito il mondo della musica e non solo. Centinaia di cittadini si sono raccolti in ricordo dei due cantautori scomparsi, così come molteplici sono stati i messaggi di amici, artisti, cantanti e dei tantissimi che almeno una volta li hanno sentito cantare e su quelle note hanno sorriso e amato.
Cantautore, cabarettista, cardiologo, Enzo Jannacci esordisce nel 1956, (era nato a Milano nel 1935) e sarà sempre ricordato tra i maggiori protagonisti della scena musicale italiana del dopoguerra. Dopo i primi 45 giri incisi con Gaber fondò il duo JaGa Brothers di cui rimane traccia in EP pubblicato nel 1983, debutta come solista con canzoni quali L'Ombrello di Mio Fratello e Il Cane Con i Capelli. Ma a farlo conoscere al grande pubblico nel 1968 è Vengo Anch'io. No, tu No. Jazzista, attore, memorabile anche in tv, Jannacci è stato un maestro nascosto della musica (e non solo) italiana. Dietro quel sense of humour stralunato, un po’ folle, imprendibile e malinconico, si nascondeva un gigante della canzone, anticipatore del rap all’italiana, fondamentale per la formazione di Vasco Rossi e di Jovanotti, per tacere di tutta quella generazione di cabarettisti milanesi che parte da Cochi e Renato e arriva ad Aldo Giovanni e Giacomo.
Grande poeta, oltre che artista, Franco Califano era nato a Tripoli, il 14 settembre del 1938. Cantante, ma anche scrittore, attore, personaggio nella stagione dei reality tv, fu, tra l’altro co-autore di canzoni come Minuetto di Mia Martini, firmando alcuni dei più bei titoli della canzone italiana, come La Musica è Finita, Una Ragione di Più, Gente de Borgata. Ma se c’è un titolo che sintetizza la sua vita e la sua carriera è Tutto il Resto è Noia, un caso di scuola di brano che diventa un manifesto esistenziale. Ha scritto per Mina, Ornella Vanoni, Renato Zero, Bruno Martino. Le sue vicende giudiziarie, la sua vocazione alla trasgressione e l’insofferenza verso le convenzioni hanno sicuramente aiutato a far nascere il mito dello chansonnier maledetto. È stato un personaggio scomodo, controverso, che ha messo in scena la sua vita al massimo e che, forse, ha amato davvero soltanto la musica. Domani, martedì, i funerali di entrambi: le esequie del Califfo nella Chiesa degli artisti in piazza del Popolo a Roma, quelle del papà “dell’Armando e di Vincenzina” in Sant’Ambrogio a Milano.
Articolo del
31/03/2013 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|