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La notizia era nell’aria, ma la tristezza non diminuisce per questo. Daevid Allen, musicista e scrittore, artista poliedrico incredibilmente fertile e creativo, ci ha lasciati questa notte.
Era nato a Melbourne in Australia nel 1938. Era stato il padre, un talentuoso pianista, a fargli nascere la passione per la musica. Da adolescente aveva imparata a suonare la chitarra e si era innamorato della musica jazz, in particolare di Sun Ra. Influenzato anche dai poeti della Beat Generation, comincia a scrivere poesie e studia Arte all’Università di Melbourne. Nel 1960 decide di partire per l’Europa e arriva in Inghilterra in autostop. Affitta una camera dalla famiglia di Robert Wyatt a Canterbury, passa le giornate ad improvvisare jazz con un gruppo di amici, fra i quali Kevin Ayers, Hugh Hopper e Mike Ratledge. Diventa molto amico di Robert Wyatt: gli insegna a suonare la batteria. Parte per la Francia, si sposa a Parigi, ma subito dopo il matrimonio incontra Gilli Smyth, proprietaria di una casa sull’acqua, dove va ad abitare per qualche giorno. Sarà lei poi il vero amore della sua vita. Nel 1966 fonda i Soft Machine, un gruppo sperimentale, assolutamente innovativo per quei tempi, che mescola sapientemente rock psichedelico e free jazz. La band vede lo stesso Allen alla chitarra elettrica, Robert Wyatt, alla batteria, Kevin Ayers al basso e Mike Ratledge alle tastiere. In breve tempo i Soft Machine diventano molto famosi e si esibiscono a Londra insieme ai Pink Floyd. Allen però è legato a doppio filo con la Francia, dove torna spesso, questa volta per divorziare e iniziare una nuova relazione con Gilli Smyth, musicista e scrittrice. Saranno loro, Allen e la Smyth a dare vita ai Gong a Parigi nel 1967 e partecipano attivamente alla rivolta studentesca in Francia nel Maggio del 1968.
Narrazioni visionarie, space jazz, anticonformismo, ironia, acid rock e sperimentazione convivono nel progetto Planet Gong, che non diffonde solo musica, ma uno stile di vita completamente diverso e non convenzionale. Nel 1971 esce “Camembert Electrique”, un album eccezionale, registrato in soli tre mesi e soltanto nelle notti di luna piena in uno studio allestito in una piccola casa di campagna in Normandia. Fra il 1973 e il 1974 esce la trilogia costituita da album come “Flying Teapot”, “Angel’s Egg” e “You”, opere di grande bellezza e libertà creativa. In quel periodo si unisce alla band Steve Hillage, altro prestigioso chitarrista inglese della scena di Canterbury. Nel 1975 Daevid Allen e la Smyth, in disaccordo con i discografici, lasciano la band e si ritirano a Maiorca, dove cominciano una nuova vita, incidono come solisti e occasionalmente partecipano a delle reunion come Gong. Nel 1981 Daevid Allen torna in Australia, diventa produttore di diverse band, scrive poesie, registra nuovi album, occasionalmente anche con i Gong, con i quali poi ritorna in pianta stabile nel 2000 e si esibisce con loro dal vivo in tour.
Ho visto per l’ultima volta Daevid Allen in concerto nel luglio del 2010 a Roma: indossava una tutina nera attillata su cui era disegnato uno scheletro e offriva al pubblico tè alla marijuana! L’anno dopo fonda in Australia una nuova band: gli University of Errors e comincia un’altra nuova stagione. La sua attività musicale però rallenta quando gli viene diagnosticato un tumore. Inizialmente prova a combatterlo poi si arrende. Decide che può bastare così. Questa la lettera scritta da Daevid Allen qualche mese fa e indirizzata al suo pubblico per annunciare la sua decisione: “Ciao a tutti, Kookaburra (uccelli australi che emettono un verso simile alla risata umana) Ho fatto una PET recentemente che conferma come il cancro si sia stabilito con crescente successo dalle parti del mio collo. L’intervento chirurgico lo aveva asportato, ma adesso lui si è riformato, ha ritrovato vigore e si è esteso anche ad un polmone. Il cancro sta così messo bene che a me sono rimasti circa sei mesi di vita. Allora ho cambiato idea: non mi interessa sottopormi ad una infinita serie di nuove operazioni. Anzi, il fatto di sapere che la fine è vicina mi porta un po’ di sollievo. Ho sempre voluto che le cose della vita avessero il loro corso, quindi credo che sia arrivato il momento per me di smettere di resistere, di negare la realtà. Mi arrendo ad essa. Spero solo che durante il mio percorso sulla Terra abbia contribuito a dare un po’ di felicità alle vostre esistenze. Ho fatto del mio meglio per guarire, cari amici e vi ringrazio per il grande aiuto. Grazie a tutti per l’Oceano di Amore che mi avete dato. Prendete atto fin d’ora della mia prossima dipartita e trasformate così il lutto in una celebrazione in cui sarete tutti con me, spiritualmente e sul piano delle emozioni”. Questa la definizione della musica dei Gong scritta dallo stesso Daevid Allen sul sito del gruppo: “E’ per chi guarda il Cielo e vive in contatto con la Luna, per quanti si sentono l’uno vicino all’altro, per quanti sanno volare, per quanti sono nati in questo mondo ma non gli appartengono, per chi racconta il futuro senza conoscerlo, per quanti sanno comunicare in silenzio, che sanno fare l’amore con gli occhi, che parlano con gli alberi, rispettano gli gnomi e sentono il rumore dell’erba che cresce, per quanti hanno vissuto molte vite e sono morti tante volte, ebbene sappiate che GONG è il pianeta sul quale la vita è degna di essere amata”.
Articolo del
13/03/2015 -
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