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Dopo aver temuto la catastrofe più totale per la presenza sul podio della finta nuova coppietta d’Italia, sono soddisfatta del vincitore finale perché i Måneskin hanno ampie possibilità di crescita e hanno riportato un po’ di rock e di sregolatezza su quel palco e della cover di “Amandoti” che hanno eseguito insieme a Manuel Agnelli nella terza serata.
Anche quest’anno, tra tamponi effettuati ogni 24h, il rischio di avere un vincitore in streaming, annunci acchiappa voti sui social e tanto, ma tanto cringe, il Festival di Sanremo l’abbiamo portato a casa. In una sorta di riassunto divisorio, vediamo quali sono stati i nostri personali top e flop della settantunesima edizione.
TOP
- I messaggi di solidarietà nei confronti dei lavoratori dello spettacolo, veicolati attraverso la performance de Lo Stato Sociale nella serata del giovedì e l’intervento di Alessandra Amoroso e Matilde Gioli la sera dopo. Sanremo molto probabilmente non servirà a far riaprire palazzetti e club, cinema e teatri, ma parlarne era un sacrosanto diritto e dovere. Come al solito, però, portare sul palco i tecnici, le maestranze, gli attori dopo l’01.00 di notte è stato vergognoso.
- Il Premio della Critica Mia Martini vinto da Willie Peyote, il premio della Sala Stampa Lucio Dalla assegnato a Colapesce e Dimartino, il premio Sergio Bardotti per il miglior testo ricevuto da Madame. Questi outsider, nella maggior parte dei casi sconosciuti al grande pubblico, si sono presi il posto che giustamente meritavano. Lo stesso Willie Peyote ha dichiarato che non avrebbe voluto trovarsi al secondo posto (anche se personalmente ci ho sperato) perché altrimenti che outsider sarebbe? Facciamo passi in avanti.
- Le esibizioni di Enzo Avitabile e i Bottari di Portico che omaggiano Renato Carosone nella quarta serata, di Dardust e dell’Ornellona Vanoni durante la quinta, di Max Gazzè con “Del mondo” durante la serata dedicata alle cover, della signora del rock nostrano Loredana Bertè che punta i fari sul femminicidio (anche se l’ultimo singolo è da dimenticare) durante la prima. Tutte andate in onda rigorosamente a notte inoltrata, fatta eccezione per le signore.
- La presenza sul palco del calciatore di Powerchair Football Donato Grande che palleggia con Ibrahimovic e il monologo di Antonella Ferrari, attrice affetta da sclerosi multipla nella terza serata. L’introduzione del terzo “quadro” di Achille Lauro ad opera della grande Monica Guerritore e la co-conduzione di Elodie Di Patrizi durante la seconda serata. Il cameo di Alessia Bonari, l’infermiera diventata simbolo della lotta contro il Coronavirus, durante la prima serata.
- La scelta di Zlatan Ibrahimovic di donare il suo cachet in beneficenza.
FLOP
- Gli imbarazzanti siparietti di Amadeus e Fiorello, dall’elenco delle dita dei piedi, al remake di “Siamo donne” con tanto di parrucca all’aver rovinato la performance di Enzo Avitabile con i Bottari di Portico, la lista sarebbe troppo lunga e ripercorrerla è una spina nel fianco. Fiorello soffre per l’assenza del pubblico, continua ad avere la capacità d’improvvisazione che lo contraddistingue ma con meno fantasia del solito, Amadeus gli va dietro anche quando sembra costretto a ridere di quel che dice. Hanno realizzato un festival non facile, ma adesso è meglio cambiare aria.
- Il monologo da finta femminista di Barbara Palombelli ma anche soltanto la sua presenza durante la quarta serata. Lei, privilegiata tra i privilegiati, si rivolge alle donne che “tengono le scuole aperte attraverso i tablet” e “accudiscono”. Afferma che la parità di genere esiste ed esiste grazie a quelle come lei e che le donne di oggi devono difenderla “con il sorriso”, quindi ammiccando alle telecamere, essendo bellissime e perfette (come continuano a fare le co-conduttrici del Festival, cambia l’appellativo ma la sostanza, ahimè, no), rappresentando il contorno o il dessert di una portata principale che, ovviamente, resta maschile. Guai ad incazzarsi!
- Le ospitate di Gigliola Cinquetti, Fausto Leali, Marcella Bella (ma è possibile che nel 2021 debba ancora andare in onda una canzone il cui testo dice “Il mio destino è di stare accanto a te”?) durante la seconda serata e di Michele Zarrillo, Riccardo Fogli e Paolo Vallesi sul finire della quinta, proprio a conciliare il sonno.
- La polemica dei fiori alle donne, agli uomini, a tutti, ma io direi, a partire dall’anno prossimo, anche a nessuno e il ritmo morto, pari alla velocità di una tartaruga, della prima serata, con la pubblicità dopo l’esibizione di ogni singolo cantante.
- La presenza di Zlatan Ibrahimovic.
Articolo del
09/03/2021 -
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