Viene a mancare una delle figure più straordinarie dell’evoluzione del rock e della musica underground. È davvero impossibile riassumere quanto sia stato importante Steve Albini negli ultimi 40 e più anni di musica, ed è impossibile dire qualcosa che non sia già stato detto. Albini, chitarrista alla guida di Big Black e dei Shellac è meglio conosciuto per il suo lavoro come ingegnere del suono (non gli piaceva la parola "produttore") in album fondamentali album dei Nirvana, Pixies, PJ Harvey e molti altri gruppi e musicisti che insieme a lui hanno segnato il suono e definito paradigmi creativi irripetibili.
Nato il 22 luglio 1962 a Pasadena, in California, Albini e la sua famiglia si trasferirono a Missoula, nel Montana nel 1974, e, nella sua prima adolescenza, Albini iniziò a suonare il basso e scoprì il punk della prima ondata. Alla fine iniziò a suonare in band tutte sue (con nomi come Just Ducky e Small Irregular Pieces of Aluminium), e dopo essersi trasferito a Evanston, Illinois, per frequentare la Medill School of Journalism presso la Northwestern University, iniziò a scrivere per punk zine dell'area di Chicago. come la Materia e l'Esposizione Forzata. Nel 1981 formò i Big Black e iniziò a registrare band, inclusa la sua. Pubblicarono il loro EP di debutto Lungs l'anno successivo su Ruthless Records, un'etichetta che Albini co-gestì con John Kezdy di The Effigies (scomparso l'anno scorso) e Jon Babbin di Criminal IQ Records.
Durante il suo periodo in varie band, Albini ha registrato alcuni dei più grandi album di tutti i tempi, e il suo approccio unico nel realizzare dischi rock crudi, rumorosi e dal suono eccezionale è stato giustamente elogiato per decenni. Il suo palmares include In Utero dei Nirvana, Surfer Rosa dei Pixies, Rid of Me di PJ Harvey, diversi dischi dei Jesus Lizard, diversi dischi dei Neurosis, Tweez di Slint, The Breeders' Pod, No Pocky for Kitty dei Superchunk, 24 Hour Revenge Therapy dei Jawbreaker, Ocean Songs dei Dirty Three, Things We Lost in the Fire dei Low e altri dischi dei Low, Godspeed You! Yanqui U.X.O. di Black Emperor, Ys di Joanna Newsom, diversi dischi di Ohia e Magnolia Electric Co., di MONO, di Will Oldham, Attack on Memory di Cloud Nothings, Ugly di Screaming Females , e tanti tanti altri.
Steve Albini ci lascia un vuoto incolmabile, ma anche una preziosa e imponderabile eredità non solo musicale ma anche simbolica e umana di chi ha realmente vissuto tra le onde di una grande indimenticabile avventura nel cuore del rock’n’roll
Articolo del
08/05/2024 -
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