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Bologna Violenta: nel giro di pochi mesi questo nome è rimbalzato in tutte, o quasi, le webzine e riviste specializzate di musica. Risulta sicuramente molto strano, quasi incomprensibile, che un progetto cosi dissacrante abbia avuto un tale riscontro da parte del pubblico e dalla stampa, ma tant’è e noi di Extra non possiamo che esserne felici e prenderne atto. Ecco il resoconto della nostra intervista a Nicola Manzan.
Alcuni ti accostano a John Zorn, però ci sono anche i Carcass, Napalm Death, i primi Nine Inch Nails e altri menom(la)ati psichici. Di tutto questo interesse intorno a te che ne pensi?
Nicola: Penso che John Zorn abbia fatto ottimi lavori, per quanto io penso di capirli al 10% non essendo jazzista. Forse un 20% al massimo ma non di più. Il primo disco dei Naked City, la prima volta che l’ho sentito, è stato come un flash, illuminante! Oggi mi rendo conto che ci sono cose che io ho ripreso inconsciamente da quel disco. Carcass intoccabili, Napalm Death ancora più intoccabili, i più primi due dischi dei Nine Inch Nails mi piacevano parecchio. Poi quando le cose diventano cervellotiche mi stancano.
“Bologna Violenta” è sicuramente vicino ai poliziotteschi, ma perchè proprio questo nome e quella copertina?
N.: Il tutto nasce nel 2005 quando mi sono trasferito a Bologna, anche se in realtà ci abitavo già. Era un periodo in cui ero molto deluso dalla, chiamiamola cosi, mia carriera. Stava finendo il mio sogno di diventare un musicista, non tanto una rockstar, ma un musicista vero, che si fa il culo e che va a suonare dovunque. Ho deciso di fare quel disco grind, che volevo fare da anni, e doveva essere un disco feroce, adatto ad accompagnarmi al lavoro alle 4 di mattina, mentre andavo in autogrill per lavorare dalle 5 alle 9. Volevo un disco super violento, senza growl, senza assolo e senza tutte quelle cose che infastidiscono tutti, me più che altro, anzi soprattutto me! Volevo omaggiare la città di Bologna perche rappresentava la fine, ma anche inserire riferimenti al cinema italiano. Pensando alla mia esperienza bolognese non potevo usare la “Bella Vita” e tutto quel filone. Quindi ho pensato ai poliziotteschi, andandoli a vedere mi sono ritrovato a scoprire che erano fatti con attitudine molto punk, hardcore e low budget. Gli attori improvvisati, le storie erano molto fighe perché vicine alla realtà. Adesso son belli da vedere perché ci sono le rapine fatto in vecchio stile, con questi attori che entrano in banca con le pistole. Oggi in banca non ci entri con una pistola, cioè ci puoi anche provare ma ti trucidano direttamente nella cabina. Non è mai stato fatto un film con il nome “Bologna Violenta”, c’è un film che è “La Polizia è Sconfitta” sottotitolato Bologna Violenta, perché è stato girato li, quindi ho pensato di mettere insieme tutto citando una città che di sicuro non sarà Napoli ma se ne vedono di cose anche li. Un pot pourri insomma.
Tu vieni da una formazione classica, Bach, Brahms, come ti sei ritrovato a collaborare con Baustelle e Ligabue per finire triturato da questo sound che definire schiacciasassi è puro eufemismo?
N.: (Ride) Schiacciasassi? Si mi piace quello che hai detto. Mi sono diplomato in violino nel 1997 quindi potrei essere già un veterano della classica, mi piace molto l’ho fatta fino al 2004, ho insegnato violino, suonato in orchestra e fatto dischi di classica. Il mio tributo a Bach è in entrambi i dischi, ci sono questi “drones” di organo che sono un ritorno all’infanzia, magari ripresi da ricordi di quando andavo in chiesa con i genitori. Verso i 15 anni ho iniziato a sentire cose più rock, cose estreme sviluppando una passione verso l’hardcore italiano anni ‘80, Indigesti, Negazione, Raw Power C.S.C.H, fichissimi per il messaggio e per la brutalità dell’espressione musicale. Nonostante le registrazioni fossero pessime, un gruppo punk non aveva i soldi, molti non ce la facevano ma il messaggio continuava ad emergere forte. Quindi era figo perché passavi da musica filologicamente fatta bene, come Bach appunto, scoprendo questo mondo di “non” musicisti che mi ha dato moltissimo e che davano moltissimo alla musica. Se ascolti Lo spirito continua dei Negazione è un disco che a me, tutt’ora, fa venire i brividi. Mi ha molto affascinato il contrario di ciò che stavo facendo. A 18 anni ho iniziato a suonare con gruppi hardcore, crossover. Poi in studio di registrazione con l‘attuale bassista del Teatro degli Orrori. Insomma un violinista classico che sa stare in un gruppo rock non è una cosa normale, perché sei abituato a muoverti su altri lidi, su parti scritte rigorose che devi suonare al meglio (nel frattempo una sirena di un’auto della polizia ci accompagna in sottofondo mentre Nicola se la ride). Ho suonato tantissimo, lavorato per un totale di oltre 50 dischi, molte collaborazione me le dimentico. Nel 2007 mi hanno chiamato i Baustelle per fare il tour come polistrumentista. Esperienza finita. Adesso. L’esperienza Ligabue è stata molto simpatica tutto sommato. Ligabue non l’ho visto, non l’ho conosciuto. Sono stato chiamato da persone del giro di Paolo Benvegnù. Dovevano fare una produzione low budget, non avevano i soldi per chiamare un’orchestra e hanno chiamato me. Ho fatto tre pezzi, di cui uno è stato anche un singolo, l’ho sentito in radio. È stato un salto nel mainstream buffo, a me personalmente Ligabue non piace ma sono cose divertenti perché poi se ne può parlare. Vicino ai Napalm Death si parla anche di Ligabue e Brahms.
Un trittico micidiale...
N.: Esatto una cosa assurda e micidiale.
Brani in media di 30 secondi, come i primi incontri di Tyson, necessità di stendere l’ascoltatore? Voglia di bruciare tutto e subito?
N.: Come Tyson è figo, mi piace!! La voglia di stendere l‘ascoltatore subito c’è. Sono una persona che si annoia molto facilmente, soprattutto se i pezzi sono alla velocità a cui li faccio io. Pensare di suonare un pezzo a 180 bpm per tre minuti... cioè io non lo affronto, per quanto può essere mio preferisco un’idea espressa al meglio. Mi piace essere breve e diretto, vedi Melt Banana maestri in questo. Nel primo disco mi sono reso conto di avere 26 pezzi di 26 secondi, mi sono detto lo farò di 26 take, sai quelle cose del tipo numerologia a caso? (risate) Nel nuovo disco i pezzi non arrivano al minuto, o quasi, in alcuni casi lo superano solo perché ci sono delle intro ma, ripentendo il concetto, l’alta velocità mi costringe a darti un’idea subito e che sia chiara. Al limite te la ripeto senza tergiversare cercando di dimostrare quanto son brano a fare un riff veloce, è una cosa che non m’interessa.
In molti brani c’è un comune denominatore: l’incipit molto melodico, con spoken word per confluire in un viscerale, quanto violento, grind. Puoi descriverci il tuo modus operandi nel songwriting e il perché di questa scelta?
N.: E’ una buona domanda, mi piace. Intanto nel primo disco non c’erano le parti parlate, le ho inserite mentre eseguivo i pezzi live. Il Nuovissimo Mondo è stato concepito, e registrato, nell’arco di tre anni, da Bologna a Melbourne a Bassano Del Grappa. Ci sono pezzi nati dalle suggestioni che mi davano i cut up. Prendiamo per esempio Maledetta dal Demonio anzi Morte, è un pezzo che volevo fare da anni era come un’ossessione. Pensavo voglio fare un pezzo dove si urla morte, baaaaahmmm e il disastro!!! Ho trovato sto film di Sergio Martino che è L’isola degli Uomini Pesce... è un film (si ferma e sorride) un film... basta cosi!! (risate) Secondo me è pieno di errori, girato in parte in Sardegna, mezzo di notte e mezzo di giorno, non si capisce un cazzo. Ci sono grossi problemi di fotografia (risate). C’era 'sto rito all’interno del film e da li ho scritto il primo pezzo Una buona cosa, il secondo Morte poi Maledetta dal Demonio, Siamo diventati tutti mostri e Pistole a dare ordini. Cinque pezzi nati dal quel film. Danze cecene è un pezzo che ho fatto a casa di Emanuela (compagna di Manzan e collaboratrice nella stesura dei testi di Bologna Violenta) che è anche l’attrice che urla io vedo la morte. Lei ha anche una parte in Trapianti di pene, siamo esperti in trapianti di pene (ride). Il pezzo è molto più tradizionale nella composizione, sono partito da una base ritmica buttando giù la batteria in due ore. Lei era molto contenta del risultato che trovava divertentissimo. Essenzialmente per me è importante che la batteria da sola sia il 60% del brano. Poi i ghirigori li faccio io, ma anche se tolti non deve cambiare un cazzo, il pezzo va da solo. Tutto l’intro di Danze cecene è fatto con la fisarmonica, con il “gusli”, strumento russo simile alla cetra, preso in un mercatino russo. È ispirato alla strage di Beslan, ho immaginato le danze in Cecenia, tutti felici che fanno il saggio e ballano, entrano i terroristi e fanno una strage. L’esercito, “furbo”, butta il gas che paralizza i muscoli e il cuore per fermarli e in realtà fa una strage. Anche se i pezzi durano 20 secondi io mi faccio dei film infiniti (ride). La stesura parte o dalla batteria, dai testi o da una base ritmica che sia molto vicina all’idea che voglio dare del pezzo.
“Nuovissimo Mondo” sembra l’evoluzione, in musica, dei film del filone “Mondo Cane” con atrocità e verità indicibili, cosa altro c’è dietro?
N.: Il disco è assolutamente ispirato dal filone “mondo movies”, questi shock movies...
Li ho rivisti prima di incontrarti...
N.: Bravo, anzi noo!! Ma perché, perché povero!! Te li raccontavo io (tutti a ridere). La prima volta che ho visto Mondo Cane ero a Bologna, non avevo ancora visto i poliziotteschi e ho pensato di fare un disco. Ho pronti almeno altri tre dischi, almeno concettualmente!! È un continuo, vedo una cosa e penso... faccio un disco. Ogni volta che ne parlo mi vengono in mente Africa addio con queste scene nella savana, giraffe altissime che camminano verso il tramonto, molto dolce, poi l’immagine successiva è una strage in una chiesa. Questo accostamento fra bello e dolce con brutto è cattivo è la leva che fa scattare l’ispirazione, è stimolante. Mi piacciono molto perché sono molto film controversi, vorrebbero essere obiettivi ma non lo sono, l’occhio è sempre di quello che giudica il diverso, c’è sempre un giudizio di fondo. L’accosto al discorso di “Bologna Violenta” perché Bologna è bella, ricca, signorile, io l’ho chiamata violenta per mostrare l’altro lato della medaglia. Il declino del genere umano insomma.
Il primo brano con quello stile narrativo lascia spazio alla temibile “Morte”, che rapporto hai con la signora in nero?
N.: Ho un rapporto molto confidenziale. Molto pacifico, io non la vedo, ogni tanto mi viene suggerita (girandosi verso Emanuela che sorride). Si vede sempre purtroppo, si teme molto ma io non ho paura, non so perché. Mi rendo conto che la vita può finire da un momento all’altro, anche per il tipo di lavoro che faccio, sempre in autostrada vedo spesso incidenti. Ti rendi conto che è questione di un attimo. Non posso pensare di preoccuparmi per questo. Mi fanno molta più paura il dolore fisico, la tristezza, la disperazione e la depressione. Quando muori, boh, sei morto, mi dispiace per chi resta che è affezionato a me, però una volta andati siamo andati. Non la sto cercando, arriverà per me come per gli altri. Diciamo che l’ho messa via. Ho visto mia madre esalare l’ultimo respiro. Dopo aver visto questo l’unica cosa che pensi è se ce l’ha fatta lei ce la farò anche io. (risate) Scusa stiamo diventando cinici...
Molto cinismo, rabbia, dolore con una forte nota di palese sarcasmo, questa situazione in qualche modo ti diverte, ti fa sorridere?
N.: Da un lato sì, mi rendo conto che mi fa sorridere, mi viene da pensare che siamo nel 2010 e siamo ancora il simbolo della stupidità. Progresso scientifico, anni di evoluzione, non sono serviti a niente, rimaniamo fondamentalmente stupidi. Lo siamo tutti, io per primo. Per quanto mi ritenga intelligente spesso mi rendo conto che non ce la posso fare. Siamo guidati da istinti, da convenzioni sociali, cultura. Ci stiamo scavando la fossa e dovremmo prenderne atto al più presto. O si cambia o... non ho molte speranze, la vedo dura.
Si fa tanto di parlare di "one man band" ma tu sei e rimani solo per scelta o perché dovresti chiedere molto ad una possibile band di supporto al tuo lavoro?
N.: Sono sempre stato un gregario nelle band in cui suonavo, volevo affrancarmi da questo, volevo stare davanti. Allo stesso tempo vorrei trovare un batterista super figo. Sono un po’ perfezionista, quindi dovrebbe suonare i miei pezzi come dico io, come li ho fatti, ci deve essere un’intesa perfetta. Ero stanco delle dinamiche della band, devi aspettare sempre qualcuno, sottostare ad un giudizio che ti boccia un’idea che tu, magari, ritieni buona. Dovevo fare una cosa mia punto. Nel Nuovissimo Mondo mi sono ritrovato a collaborare con Emanuela in modo serio sia per i testi che per il concept. Le ho fatto vedere Mondo Cane, lei viene da studi antropologici, e ha iniziato a sezionare le pellicole dicendomi quello che non era più valido oggi. Aveva un occhio molto più serio e preparato del mio, mi ha aiutato moltissimo proprio per evitare di dire delle stronzate. Mi sono avvalso anche di altri attori. Per la prima volta mi sono affidato a Bar La Muerte. Ho iniziato a delegare, a differenza del primo lavoro dove ho fatto tremila copie cd-r, stampa, distribuzione da solo, solipsismo puro. Per le cose più pratiche adesso mi sono affidato ad altri. Non sono un fan delle one man band. Mi capita di suonare con altri one man band, Spooky ma non sono un fanatico del one man band.
“Bologna Violenta” è solo ciò che vedi al di fuori di te stesso o è la proiezione di ciò che tu sei?
N.: (Ride) Questa è un ottima domanda! Ieri ho incrociato Emidio Clementi dei Massimo Volume e mi ha parlato proprio di questa cosa, mi chiedeva, nel prossimo disco, di mettere cose mie e non stupide parodie! Quando ho iniziato a fare cut-up, l’idea di fondo era: prendi i cut up e fai ciò che vuoi. La cosa che mi ha impressionato, Emanuela compresa, è che alla fine da tutto ciò viene fuori una linea di pensiero che sento mia, che sono io. Il messaggio di fondo esce al contrario e lo esprimo cosi per far pensare chi mi ascolta. Per esempio dico che le donne sono tutte puttane, uno dei pezzi che ho fatto nella mia inutile carriera (ride), è una cosa che mi fa molto ridere ma che io non penso affatto, ma che molti pensano. È una provocazione al contrario, non sempre, ma è un giochino. Ci son tante cose mie, la visione del mondo che do è mia. Le regine delle riviste porno sono merda, è ovvio che non sono merda, fanno del bene a tanta gente sola. Musicalmente quel cd mi rappresenta in pieno, sono io, i testi andrebbero filtrati e spiegati uno ad uno per capire quel è il mio pensiero.
Emanuela: La risposta definitiva è che quel disco è Nicola in tutto e per tutto.
N.: Escludendo Blue Song, perché è una cover rifatta a modo mio, il resto è Nicola Manzan, mi rappresenta al 100%.
E.: Ho deciso di collaborare con lui perché mi ha colpito molto, già il primo disco era pienamente Nicola Manzan.
N.: Vengo del Veneto ed una cosa importante per il clima del disco. Siamo al 50% l(i)eghisti e 50% comunisti. Viviamo in una cultura in cui comunque si raccontano barzellette sui negri...... queste mi fanno incazzare, non si dicono io mi incazzo di brutto. Sono cresciuto tra frasi del tipo “il comunista del cazzo, la puttana, il cinese di merda,” non a caso i miei pezzi parlano di cinesi.
E.: Vedi anche l’esempio di Erotica tour che non volevano farlo passare per Mestre.
N.: Esatto, perché il Veneto è un posto pulito. Ma cosa? Il Veneto è un ricettacolo di puttane per strada identico a quello di Bologna. Questo disco tutto sommato è molto veneto. Andare al bar e beccarsi del comunista per tutto il giorno è pesante, anche perché io non mi sento comunista. Forse dal punto di vista puramente concettuale sì, ma nell’applicazione pratica è impossibile. Direi che sono anarchico più che comunista. Abbiamo una classe politica che dovrebbe morire, dal primo all’ultimo per qual che mi riguarda. I politici sono una brutta specie. Quindi questo disco sono io, con tutte le contraddizioni del caso, ecco perché c’è la mia faccia, anche se i dischi punk non devono mostrare visi in copertina. Ci ho messo anche un’epigrafe, la fine di un’epoca, il declino del genere umano.
Teatro Degli Orrori, come ci sei finito perché e cosa ti dà questa esperienza. Quanto influisce ciò che fai con loro e per loro nella tua musica e nell’attitudine dei tuoi show?
N.: Questa è un’altra buona domanda! Li conosco da una vita, veniamo dalle stesse zone, li ho sempre seguiti e mi sono molto piaciuti. Giulio Favero mi ha contatto per le parti di violino per Maria Maddalena, sono rimasto assolutamente folgorato sia dal pezzo che dal disco, l’ho messo in macchina senza toglierlo più. Poi ho registrato per loro anche A sangue freddo. Un‘esperienza bellissima, sono andato in studio, alle Officine Meccaniche, e li ho conosciuti. Mi so proposto perché stavano cercando un quinto elemento. Ho letto questa cosa e ho mandato un messaggio a Giulio dicendo che ero libero. Ero in totale tachicardia e sudavo freddo. Giulio poi ha lasciato, per motivi suoi e sono stato chiamato da tutti in maniere diverse, nello stesso periodo. I loro pezzi mi piacciono molto e dopo averli cantati per anni in macchina, a squarciagola, adesso li canto davanti alla gente ogni sera. Mi sta dando quella forte sensazione di suonare con una band rock. L’esperienza Baustelle è stata molto più pop, suonare davanti a valanghe di persone ha il suo fascino, molti loro pezzi mi piacciono. Non nascevo fan dei Baustelle mentre per il Teatro ero super fan. La prima sera delle prove dicevo evvai ad ogni pezzo! Fighissimo!! Stasera a dir la verità per la prima volta ho sentito, mentre suonavo i miei pezzi, l’esigenza di chiedermi quello che tu mi hai appena chiesto. Dove mi stanno portando, cosa mi stanno dando? È stato strano perché ero sullo stesso palco dove una settimana prima ho suonato con loro, le facce erano più o meno quelle che c’erano al concerto loro, mi sono chiesto cosa stavo facendo? Poi chiaramente partono i miei pezzi che conosco a perfezione, che faccio da più tempo e rientro in me, ma è stato destabilizzante. Ancora è presto per definire il tutto, ho solo fatto otto date. Quello che è certo è che il prossimo disco potrà risentire scuramente delle date che sto facendo con loro. Son molto curioso di sapere quale sarà il risultato finale.
(Fine Prima Parte - continua nella Seconda Parte)
Articolo del
19/05/2010 -
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