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(segue dalla 1a parte)
Che rapporti hai con Bruno Dorella e come hai lavorato con Bar La Muerte?
N.: Mi sono trovato benissimo. I rapporti con Bruno sono ottimi, almeno fino ad oggi (ride). Bruno è una persona molto onesta, con una passione incredibile, una dedizione unica verso quello che fa. Ho sempre avuto problemi con le etichette con cui sono stato. Mi aspettavo che facessero più di te, dopo anni di autoproduzione è ciò che desideri, invece fanno sempre meno di te. Bruno l’ho conosciuto ad un concerto degli Ovo, all’Estragon, sono rimasto folgorato. Lo conoscevo già di fama, si è sempre fatto notare nel migliore dei modi nel nostro ambiente. Gli ho dato il cd e da li ci siamo sempre visti, ci si ritrovava ai festival. C’è stata la sua proposta di uscire per Bar La Muerte, io mi sono prodotto in triple capriole dalla gioia anche perche Bar non è un’etichetta che punta alle vendite o al disco di successo. Loro pubblicano i dischi che piacciono a lui, quando sente che c’è qualcosa di onesto, e pulito, lo pubblica. Era un sogno chiuso nel cassetto, mi dicevo di dimenticare di uscire per loro perché fanno cose troppo oneste. Il disco sta andando meglio di qualunque più rosea previsione e quindi è perfetto cosi.
Su cosa stai lavorando al momento?
N.: No al momento a nulla. Anzi si, concettualmente sto lavorando al nuovo disco che graviterà sulla città di Bologna, al lato più criminale della città, voglio parlare di Bologna.
Questo lavoro è una rasoiata in pieno volto, ferisce, sanguina, attacca e fugge. Come hai raggiunto questa folle normalità e il suo perfetto equilibrio. È stata una cosa venuta da sola o ci hai dovuto lavorare molto?
N.: No è venuto fuori da solo. È la stessa cosa di quando mi chiedono come fai a suonare musica classica di giorno e la sera correre a suonare con il gruppo hardcore? Boh, a me piacciono tutte e due (ride). Non so come dire, ho fatto un concerto in una chiesa e sono andato via prima dei bis, perché ero andato lungo, e avevo un festival hardcore, mi sono rotto il cazzo in chiesa e me ne sono andato per l’impegno preso, tutto qua. Cioè passo dal prete che presenta l’orchestra, con vocione solenne, e suoni pezzi religiosi e poi ti ritrovi all’inferno dell’hardcore. A casa mia si alternano Bach e gli Iron Monkeys, mi danno sensazioni diverse che però possono convivere, che ne sò le variazioni di Bach ad esempio possono essere seguite da “Mondo Militia” (ride). Il titolo del disco e la musica ricordano, per certi aspetti, lo scenario post bellico di Ken Il Guerriero, riferimenti?
N.: No non sono un appassionato di Ken, forse perché era troppo macho, troppo muscoloso, mi faceva impressione. Io sono magro o flaccido, ma mai muscoloso. La violenza fisica mi fa molto paura, mi terrorizza. Non ho mai fatto una rissa, mai dato pugni, dò degli schiaffi perché magari lo schiaffo può avere una sua valenza. Sai fa molto rumore e poco dolore, però ne avrò dati tre, alle ex fidanzate, preparati tu (riferito a Emanuela). Se vedo una rissa scappo come un coniglio. Mi piace più lo scontro intellettuale, lo scontro verbale mi piace molto. Dico molte parolacce, bestemmio molto, insulto le persone ma si deve fermare lì la cosa. Sono contro il discorso della violenza sui bambini, i bambini non si toccano. Andare a scavare sul fatto che i cinesi mangiano i bambini nasce dal fatto che i cinesi vivono sotto regime comunista, i comunisti mangiano i bambini, di conseguenza i cinesi mangiano i bambini. Ma è una cazzata che fa ridere, magari li mangiano gli italiani. Tutti posso mangiarli potenzialmente. Tutto questo rientra nel discorso di andare a toccare dei temi che fanno paura, ma come discorso puramente concettuale che non come in Ken, dove la violenza è realtà. Il post nucleare di quel cartone mi fa molta paura, una volta ho visto un film sul nucleare, non ho dormito per un mese.
Pornografia, nuova razza, trapianti illegali, aborti, sommo fallo, e chi più ne ha....Cosa altro vedi rispetto a questo delirio in atto? Uno spiraglio (pro)positivo esiste nella tua mente?
N.: Trapianti di pene nasce da “Emanuelle e le porno notti”, c’è questa coppia di inglesi, la moglie non è felice, ha bisogno di un pene più grosso. Sono due facciate delle stessa medaglia, io la vedo cosi: tieniti il pene che hai e usalo bene o se non ce la fai il trapianto è un traguardo importante, che ti può far vivere meglio. Come nel caso di un cuore che non va, cazzo ti sottoponi al trapianto e vivi meglio. Lo stesso per la pornografia, tutti a dire oddio che schifo, il cazzo in tutti i buchi, magari c’è chi pensa sia bello poter infilare il pene in ogni buco di una donna. Una doppia lettura insomma. Tendo ad essere una persona che si deprime facilmente ma penso anche in positivo, mi piace vivere. Di” virus” che si stanno diffondendo nel mondo (in riferimento alla pornografia) ce ne sono tanti altri e ci stanno rovinando la vita. Mi piace parlarne male per poterne pensare bene.
Nel sottotitolo parli di fine del mondo, dove stiamo andando a parare secondo te e perché in XXIII atti?
N.: Finalmente qualcuno che me lo chiede cazzo! Emanuela toccherà essere sincero con lui, poi per gli altri ci inventiamo un mare di cazzate!! All’inizio volevo farne 26, solo che era già stato fatto per il precedente album. Mi sono ritrovato con 23 pezzi e per me il disco era completo, ho invertito solo due pezzi. Mi piaceva il numero 23, sono andato a vedere il significato e ho scoperto un mondo. Ci sono mille cose sul 23, c’è addirittura un film, che non ho visto. Il numero dispari mi ha colpito. Potrei dire molte altre cose, ma è stato un caso.
In “Nudo e Crudele” dici che il fallo è come un simbolo di morte, e poco prima parli di un feto, tutti riferimenti a Cannibal Holocaust immagino...
N.: La cosa che mi ha colpito è stato come viene trattato l’argomento fallo, come simbolo di fertilità. Tutte le donne lo adorano, ma per molte altre persone il fallo è simbolo di morte. Se una ragazza viene stuprata il fallo non è una cosa buona, viene associato al simbolo del maschio che lo usa... non mi viene il termine.
Come veicolo di morte?
N.: Veicolo di sopraffazione, anni e anni dell’uomo con il cazzo come potere e la donna a casa zitta. In molte culture è simbolo della donna che non vale un cazzo, per meglio dire vale meno di un cazzo perché io come uomo ho il cazzo. Da qui il pezzo fallo simbolo della morte.
Si ma è riduttivo, il fallo è un mezzo, è usato dall’uomo, il risvolto positivo o negativo dipende dal tuo modo di essere.
N.: Ma certo, solo che come dicono molte donne l’uomo spesso pensa col cazzo che non con il cervello (Risate).
La donna nel mondo...
N.: Tratto da un film che non centra proprio un cazzo, appunto, ce l’ho sempre in bocca scusa (risate). Il film è “Quel motel vicino alla palude”, un film che non c’entra niente con il filone di prima (anche questo un film... come sopra, ride), è uno splatter, non so perché ho tirato fuori 'sta cosa. È un film imbarazzante, tutto macchine da fumo e colore rosso, anche se sono in una palude non si capisce perché. La cosa strana, sono un po’ di anni che lo faccio dal vivo, è che mi sono uscite fuori queste quattro frasi: puttana, stai zitta troia, guarda mammina la scimmia è morta, la sua scimmia è morta. Non volevo dire niente, erano solo delle frasi in mezzo ad un pezzo, urlarle in mezzo a questo cluster gigante risulta è uno shock. Contestualizzata nel mondo movies è l’idea che l’uomo mediocre ha della donna. Insomma il pezzo ci stava, poi “La donna nel mondo” è il quarto film che hanno fatto Jacopetti e Prosperi.
“Mondo Milizia” ha un’assonanza con “Metal Militia” dei Metallica, stessa cattiveria, punti di contatto?
N.: Eh eh bravo! Ne parlavamo con te all’intervista con il Teatro vero? Non è l’attitudine dei Metallica che mi ha attirato ma il pezzo, “Metal Militia”, del primo insuperabile disco, mi ha folgorato. Avevo questo pezzo, il suo germe è molto vecchio 2002 credo, venuto fuori da esperimenti con suoni frequenze. Il brano ha un sapore militaresco, di marcia. Dal vivo lo faccio un po’ disco, perché sono scemo, in altre serate metto la mano sul petto immaginando di vedere una bandiera di merda, di qualche altro paese di merda, che sventola. Volevo dargli un titolo che avesse qualche cosa a che fare con la terra. Mi è venuta fuori questa cosa, con riferimento ai Metallica e al mondo che gira sulle guerre, è un riferimento al passato, al mondo e al mio background.
Il disco andrà anche fuori Italia, pensi che basterà il solo effetto della musica per creare lo stesso shock in chi parla una lingua diversa?
N.: Questa è una domanda che mi pongo spesso, soprattutto quando si è parlato di fare show all’estero che comunque si faranno, anche se non a breve. Mi rendo conto che l’italiano è un limite in questo caso. Ma sai, dall’estero sono arrivati anche commenti molto positivi che non mi aspettavo. Non so se sono andati sul traduttore online per capire il significato. Ho usato l’italiano perché è la lingua in cui mi esprimo meglio. Non mi piacciono le band italiane che cantano in inglese e male. Pochi giorni fa ho sentito un disco e sono dovuto andare a leggermi i testi perché non si capiva nulla. Al Mi Ami ero con gente inglese e mi chiedevano se le band stavano cantando in italiano. Era gente che cantava in inglese! Da un lato va bene, se hai un messaggio è giusto che tu lo diffonda in modo ampio, ma d’altra parte mi piace dirti una cosa al meglio, esattamente come te la direi in faccia. Mi trovo molto più a mio agio in italiano. Quello che ti posso dire è che sto pensando di preparare porzioni di testo in lingue, dove per lingua intendo che se vado in Olanda “io vedo la morte” sarà in olandese.
Il tuo è un disco cinematico più lo ascolti più ti vengono in mente film, per esempio sbatti il mostro in prima pagina, che è un pò quello che hai fatto tu con tutte le nefandezze che citi, ci sono riferimenti al film?
(Nicola parte in un’incontenibile imitazione di Gian Maria Volontè, con tanto di “r” rotolante, mentre ci sbellichiamo dalle risate) N.: Era questo ciò che volevi?????? (risate)
Parliamo di pellicole al di fuori di questo genere.
N.: Dico Kubrick nel modo più assoluto, era una mente superiore, non ho ancora visto “Spartacus”, lui è assolutamente un genio capace di creare gli incubi peggiori e le suggestioni più dolci non facendo niente secondo me. Al di là delle capacità di fotografo, e di regista, ci sono scene che sono entrate nell’ immaginario collettivo di tutti. Il bambino che corre con il triciclo... ogni volta che entro in un hotel e c’è un corridoio lungo tutti dicono cazzo manca solo Danny.
E di libri...
N.: Non leggo moltissimo. Ho letto molti romanzi russi, tutto Dostoevskij, sono andato a vedere dove venivano ambientati i libri, mi piacciono molto i paesi dell’Est. Amo molto Kafka, non era uno scrittore dell’elite, era uno sfigato che lavorava alle Assicurazioni Generali, voleva buttare via tutto. Lo accosto a Kubrick perché anche lui era capace di crearti questi incubi, l’angoscia di quel racconto, “La colonia penale”, è mostruosa. “Il Castello” ti muove dentro, sono libri che ho letto e riletto moltissime volte. Ho la fortuna, essendo sempre in giro, di ricevere in regalo molti libri.
Se ti va dai un occhio a Michel Houellebeq, ti dico che Iggy Pop ha scritto un intero disco, di atmosfere jazz, dopo aver letto “La Possibilità Di Un’Isola”
N.: Me lo scrivo subito!!
Grazie di tutto ragazzi!!
N.: Grazie davvero a te e bervismo per tutti! (Il bervismo è un nuovo modo di vedere la vita, in positivo e in negativo, ma più in positivo. Parola di Nicola Manzan)
Ho una sorpresa per te Nicola.
N.: Una sorpresa?
Esibisco una maglietta dei Tool con il sommo fallo metallico in evidenza e Nicola esplode in una risata sonora e mentre si avvicina per le foto mi dice “grandissimi i Tool!!”
Articolo del
02/06/2010 -
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