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“Io sono la New Wave”. Venerdì 16 luglio al Big Bang di Roma, Diaframma in concerto: Federico Fiumani dopo una manciata di pezzi che hanno scaldato il locale, pronuncia questa frase netta, d’impatto, che spiega tutto. In quell’occasione abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il leader della storica band fiorentina che dopo quasi 30 anni riesce ad emozionare un pubblico vastissimo, grazie alla poesia dei testi, l’impatto dei live e una musica diretta ma dolce, melodica e malinconica. In poche parole, un punto di riferimento. Ciao Federico, prima di tutto volevo chiederti un parere su Roma: come ti sembra? Ti piace come città? Dal punto di vista dell’underground musicale e dal punto di vista del pubblico che assiste ai tuoi concerti.
Guarda, il pubblico romano è sicuramente uno dei migliori d’Italia, per questo ci suoniamo spesso: è una delle città in cui andiamo meglio. La scena romana a dire la verità la conosco poco, perché sai, venirci a suonare non corrisponde ad avere una conoscenza della scena. Poi considera che io ormai sono piuttosto vecchio e in là con gli anni e più vai avanti con gli anni, meno hai voglia di conoscere il nuovo. Più ti affezioni a quello che già conosci, meno hai voglia di frequentare cose nuove. E quindi conosco poco… magari se provi a dirmi qualcosa.... conosco gli Elettronoir.
Ad esempio tra i nuovi cantautori indipendenti c’è anche The Niro che è romano...
Ah si! Certo! Davide lo conosco bene... è bravissimo, ha anche partecipato a “Il Dono” tra l’altro... (album tributo che molti artisti indie italiani hanno “donato” ai Diaframma, ndr)
E in generale cosa è cambiato secondo te dai primi anni ’80, quando hai iniziato, ad oggi?
La scena si è sicuramente evoluta. È molto cresciuta rispetto agli anni ’80. In quegli anni eravamo quasi dei carbonari, eravamo pochissimi , però quei pochi ci credevano tantissimo. Eravamo motivati proprio perché eravamo pochi, quindi avevamo motivazioni molto forti e condividevamo certi ideali, un certo spirito musicale che era la new wave, il post punk. Siccome eravamo pochi eravamo uniti fra di noi e molto interessati al genere. Adesso è tutto più ampio, però è anche molto più dispersivo quindi ora non ci sono più le difficoltà di un tempo, ma ce ne sono di nuove.
Oggi quindi, considerando che sono diverse le generazioni che seguono i Diaframma, cerchi di abbracciare un certo tipo di pubblico? Punti a un “target” in particolare?
Ti dico la verità, non è che un pubblico io l’ho mai cercato, io ho suonato, poi se la gente viene bene. Direi che questo è un periodo che va benissimo perché abbiamo molti concerti e c’è molta affluenza, anche i giovani come te e come altri ci conoscono, quindi sono molto soddisfatto: le cose vanno bene dopo 30 anni quindi si, sono molto contento.
Secondo te oggi come si avvicinano i più giovani ai Diaframma?
Non lo so, in parte grazie ai fratelli maggiori credo. E poi Internet, YouTube. Alcune belle canzoni trascendono l’aspetto generazionale credo, piacciono quindi un po’ a tutti.
La tua scelta di rimanere nell’underground è stata una scelta voluta, o per una serie di motivi esterni alla tua volontà?
Diciamo che è stata una scelta sofferta, perché avevo avuto delle chance di andare overground, di andare a Sanremo, di fare altre cose con delle major. Ma io ho sempre cercato nella musica l’aspetto del divertirmi e riconoscermi in quello che faccio. Nel momento in cui notavo che svoltando avrei perso questo spirito, questa sorta di integrità artistica che per me è fondamentale, ho deciso di rimanere dove mi era naturale stare, nel mio contesto naturale, che è stato poi l’underground, cioè il giro dei club come questo, le etichette indipendenti. Mi dà da vivere, senza essere ricco, comunque io sono contento così. Non ho ambizioni di essere conosciuto da tantissima gente... forse non ero il personaggio adatto, ma a me va benissimo.
Si può dire che le tematiche centrali dei tuoi testi sono l’amore e il sesso? Cosa rappresentano per te?
Non solo queste... L’amore e il sesso dici? Mah forse mi sono ispirato ad un gruppo che tu conosci molto bene, i Velvet Underground (indossavo una maglietta con la copertina del primo album dei Velvet Underground & Nico, ndr) che accostavano dei testi perversi a musiche dolci. Cerco di rendere delle versioni italiane dei Velvet Underground, per quanto riguarda la perversione nei testi diciamo, mentre per quanto riguarda l’amore in senso alto, leopardiano, forse i ricordi liceali, le poesie che ho letto al liceo, mi hanno influenzato molto.
Ok. Quindi per quanto riguarda il cinema, la poesia e la letteratura, cosa ti piace? Che rapporto hai con ognuna di queste espressioni artistiche?
Di poesia ne ho letta molta ma più che altro in gioventù: i poeti maledetti, Roberto Roversi, Montale e Sandro Penna un poeta d’adozione romana. Per quanto riguarda la letteratura mi piace molto Alberto Moravia, Elsa Morante, Enzo Siciliano, tutta la scuola romana degli anni ‘60 e ‘70 mi piace molto. Per quanto riguarda il cinema, sicuramente Fellini, anche tanti altri, ma Fellini rimane Fellini.
Quali sono dei gruppi di adesso, internazionali e italiani, che per te valgono qualcosa?
In Italia i Baustelle, Il Genio, Superpartner tra i tanti, internazionali invece, i Little Joy, il nuovo gruppo del batterista degli Strokes, mi piacciono parecchio e poi i Velvet Underground, i Television, la new wave e il post punk naturalmente, dei cantautori italiani Paolo Conte, De Gregori, De Andrè... i classici insomma.
Si può dire che la base della tua musica, e forse ciò che ha spinto a fare musica molte band degli anni ‘80 è stato il punk. Per te cosa rappresenta e cosa ha rappresentato, anche a livello emotivo da adolescente?
Il movimento punk mi piaceva moltissimo, perché era trasgressivo, situazionista, molto bello, poi all’epoca avevo 17 anni, e a quell’età sei una spugna, assorbi tutto, mi piacque molto. Musicalmente mi piaceva perché era una musica rozza, violenta, immediata e a 17 anni si è un po’ così, poi dopo crescendo si cambia, però un certo spirito ti rimane dentro, e quando sono sul palco mi torna fuori... spero sempre che nel concerto succeda qualcosa di bello.
Progetti futuri?
Suonare dal vivo, suonare molto, spero, e fare un disco nuovo entro quest’anno o al massimo all’inizio dell’anno prossimo.
Una città o una zona in Italia che ti sembra viva a livello musicale?
Lecce sicuramente.
E una città estera? I Diaframma mi ispirano città europee...
Mah guarda... ti dico New York!
Quest’anno sono 30 anni dalla morte di Ian Curtis e Peter Hook sta portando avanti un tour che ha recentemente toccato anche l’Italia, in memoria del leader dei Joy Division, suonando l’album di debutto Unknown Pleasures...
Sì, ha suonato il giorno dopo di noi a Fano al Moonlight Festival...
Come ti sembra quindi questa sua iniziativa?
Beh ormai i New Order sono finiti, lui ha scazzato con Bernard Sumner che ha continuato con l’altro gruppo, i Bad Lieutenant. Peter Hook ha deciso, forse, di monetizzare il mito. Fa bene perché lui c’era, è stato l’asse portante della musica dei Joy Division, quindi tende al fatto che gli venga riconosciuto un merito che a posteriori poi è cresciuto moltissimo. Fa bene! Perché c’è voglia dei Joy Division, quindi, chi meglio di lui può farlo?
E facendo riferimento ad altre due band italiane importanti degli anni ’80... che effetto ti fa il “ritorno insieme” dei Litfiba e l’inversione di pensiero di Giovanni Lindo Ferretti dei CCCP?
Per quanto riguarda i Litfiba e la recente reunion, mi fa piacere che vecchi amici tornino a suonare insieme. Fa sempre piacere, anche se il brano Sole Nero a dirti la verità non mi è piaciuto granché. Di Giovanni invece ho sempre avuto una grande stima per cui sono convinto che il suo cammino abbia una sua coerenza anche se non sembra. Paradossalmente il fatto che abbia “tradito” rende quello che ha fatto definitivo, cioè incontestabile, è come se fosse morto e rinato un’altra persona quindi quello che ha fatto rimarrà per sempre. Ed è sicuramente degno di nota e di attenzione, perché insomma i CCCP sono stati veramente grandi.
Un'ultima domanda, hai detto spesso che pensi principalmente al presente perché il passato può risultare ingombrante... E al futuro ci pensi? A livello tuo personale e a livello sociale in Italia.
Mah a livello sociale penso che si stia meglio di quello che si dice comunemente anche se chiaramente molte cose non vanno. Per quanto riguarda me, faccio dei programmi che possono arrivare al massimo fino a sei mesi, che sono quelli che ti ho detto prima, cioè fare musica, fare un disco nuovo e fare molti concerti… per il resto non so… stare sempre insieme a lei (sorride alla sua ragazza che gli siede accanto, ndr).
Benissimo! Ti ringrazio di tutto Federico!
Grazie a te! Ciao!
Articolo del
01/08/2010 -
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