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Un nuovo nome si sta imponendo all’interno della scena grind italiana. E’ quello dei Buffalo Grillz che hanno recentemente pubblicato Grind Canyon, un disco formidabile, viscerale e potente, ma che contiene anche delle dosi massicce di sano sarcasmo ed ironia. Abbiamo incontrato Enrico Giannone, ex Undertakers, il vocalist della nuova band. Ecco cosa ci ha detto:
Avete messo insieme una sorta di super gruppo del grindcore italiano. Quali le difficoltà e quali invece i punti di contatto in base alle vostre precedenti esperienze?
La genesi dei Buffalo Grillz è nata da una comune voglia di suonare la musica che amiamo in maniera professionale ma allo stesso tempo con una certa spensieratezza d’intenti; questo si lega alle nostre precedenti esperienze in maniere indissolubile; nel passato forse avevamo tutti più aspettative e allo stesso tempo l’inesperienza ti faceva spesso brancolare nel buio, ora ci poniamo dei punti da raggiungere tutto ciò facilita il lavoro e aumenta il divertimento.
Perché Buffalo Grillz? Che cosa avete trovato di stimolante nel nome di una catena di bisteccherie targate USA?
Il nome è stato coniato da Massimo Marzocca dei Natron, il progetto nasce da una sua e mia idea, poi purtroppo Massimo non e’ stato più della partita. Il nome secondo me suona bene, indica il “macello” musicale che ne viene fuori dalla nostra musica e poi considerando il “peso specifico” di quasi tutta la band è il miglior nome che poteva venire fuori.
I vostri brani vengono introdotti da trovate molto divertenti: sigle televisive del passato, “jingle”, marcette e amenità varie. E’ un altro modo per provocare, per essere irriverenti?
I canoni del grind sono proprio questi, ironia e irriverenza del punk, velocita’e musica pesante del brutal/death; se a questo ci metti un non prendersi seriamente pur suonando seriamente. Poi sono sempre stato affascinato dagli intro in tutte le mie esperienze precedenti (Undertakers e Ciaff) trovi intro e musichette varie.
I titoli dei vostri brani sono all’insegna del divertimento più puro: “Grind Canyon”, “Cous Cous Clan”, “The Boss Anova”, “Graind Raccordo Anulare”… Poi però la vostra musica spacca, arriva diritto al bersaglio, e c’è ben poco da ridere...
La mia passione è stata sempre quella di “romperti la faccia” con il sorriso sulle labbra; e ripeto il messaggio è quello del puro divertimento a 2000 all’ora... non potrei mai fare il satanista o il serial killer, mi verrebbe solo da ridere.
Quali sono le vostre radici musicali?
Principalmente il metal estremo, personalmente però anche punk e hardcore; posso affermare senza ombra di dubbio che forse tranne il bassista, apparteniamo fieramente a quella categoria di persone meno evolute dal punto di vista musicale.
Un brano come “New World Disagium” può essere visto anche come un vostro manifesto, in particolare sul piano delle liriche. Puoi parlarne in maniera più approfondita?
Sulle liriche ho lavorato svariati mesi e’ stato un lavoro molto duro... ehehhehehe sto scherzando; volutamente non ci sono testi di nessuna sorta...il growling nel grind secondo me è un suono onomatopeico, tanto a quelle velocità un testo non si capirebbe mai. Per quanto concerne le metriche personalmente è stato abbastanza faticoso perchè si e’ trattato di lavorare molto viste le velocità e di variare il tipo di voce.
Oltre l’Hard Rock, oltre l’Heavy Metal. Il “grindcore” è una risposta a cosa?
Il grind secondo me come l’hardcore si e’ manifestato come estremizzazione del punk, in molti casi (come il nostro) ha preso la perizia di esecuzione del brutal/death dimostrando che certe velocità possono essere raggiunto anche suonando un po’ più complicate. Personalmente il grind è un modo di essere, di pensare che va al di là delle mode e delle attitudini rivoluzionarie adolescenziali. Credo ancora (forse erroneamente) in una controcultura musicale che fondamentalmente come dicevano i Napalm Death “Enemy is the music business” e il grind è il genere che o ami o odi, non ti può piaciucchiare... è disturbo puro.
Quali sono le cose che un vero Grinder non riesce proprio a sopportare?
Personalmente tutto quello che fa figo, tutto quello che concerne l’aperitivo radical chic, tutta la musica italiana dove giovincelli irriverenti distorcono un po’ con la chitarra, in buona sostanza l’alternativo in comodato d’uso.
Quale spazio hanno i gruppi hardcore in Italia?
Toto’ diceva “E’ la somma che fa il totale”: non essendo una musica dai grandi proventi economici lo spazio e’ limitato; indubbiamente le cose sono abbastanza migliorate anche se a dirti il vero rispetto al passato c’e’ meno partecipazione emotiva da parte del pubblico.
Quali sono adesso i vostri programmi? Andrete in tour come Buffalo Grillz?
Suonare, divertirsi, creare immaginare senza nessun tipo di vincolo. I Buffalo Grillz sono un gruppo vero... quindi qualcosa si sta cominciando a muovere e credo che a breve un tour verrà fuori. Buonanotte...
Articolo del
08/09/2010 -
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