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Prima il loro nuovo disco (The Suburbs), poi il concerto del 4 settembre a Bologna. Finalmente anche l’Italia è stata contagiata dal fenomeno Arcade Fire, ovvero una delle migliori realtà musicali odierne in grado di dare un senso alla parola “rock” rendendola moderna senza tradirne l’anima.
La cosa non può che restituirci un minimo di speranza se solo pensiamo alla triste realtà nostrana ed all’ultima edizione del festival di Sanremo. In un’epoca in cui i nuovi artisti vengono plasmati su misura dal piccolo schermo e diventano famosi grazie alle impalcature costruite dalle potenti fabbriche dei talent show, sono sempre più rari i casi di scoperte che si impongono all'attenzione solo per la loro proposta musicale. I canadesi Arcade Fire sono la dimostrazione di come, da fenomeno appartenente al microcosmo indie, tramite il passaparola e l'hype che si crea attorno ad un nuovo disco, si possa arrivare a raggiungere le vette delle classifiche ed a calcare i grandi palchi. Merito di una proposta musicale che ha saputo unire stili diversi, dal glam-rock alla new wave, rielaborandoli e plasmandoli con gusto ed originalità.
La band viene fondata 2003 per merito di Win Butler (chitarra e voce) e della polistrumentista Régine Chassagne. Al duo originario (oggi compagni anche nella vita) si accompagneranno, successivamente, una sorta di consorzio di suonatori musicalmente dipendenti il cui asse portante è costituito da William Butler (il fratello minore di Win) ai sintetizzatore ed alle percussioni, Richard Reed Parry all'organo e Tim Kingsbury al basso. Oltre alla varietà di strumenti, gli Arcade Fire cantano, da buoni canadesi, indistintamente in francese ed in inglese. Il primo risultato arriva a fine del 2003 con un EP autoprodotto, Arcade Fire, che vale loro il contratto con la Merge Records. La consacrazione da parte della critica specializzata arriverà un anno dopo con il loro disco d’esordio (Funeral) che ha rappresentato il debutto più roboante della decade scorsa assieme al primo lavoro dei Franz Ferdinand al punto che il gruppo finisce sulla copertina dell'edizione canadese del settimanale Time. Le loro esibizioni live di notevole intensità e l'entusiasmo del pubblico che li ha ascoltati dal vivo faranno il resto in una continua escalation di successo e di attestati di stima da parte dei loro colleghi più illustri: Chris Martin dei Coldplay li ha definiti come "il più grande gruppo di sempre". Gli U2 hanno scelto la loro Wake Up come intro per il loro Vertigo Tour 2005/2006 e li hanno ospitati quando hanno fatto tappa a Montreal suonando insieme Love Will Tear Us Apart dei Joy Division. Perfino David Bowie, al suo atteso ritorno dopo i problemi di salute, ha voluto essere accompagnato dagli Arcade Fire per suonare Five Years e Wake Up. Ultimo a rendere omaggio alla band è stato Peter Gabriel che nel suo ultimo album di cover, Scratch My Back, ha inserito un loro brano, My Body Is A Cage. Nel 2007 esce il secondo album Neon Bible che, pur cambiando registro, non delude i già numerosi fan ed entra ai primi posti delle classifiche inglesi ed americane. The Suburbs, la loro recente ultima fatica, è forse l'album più prodotto della band che, pur strizzando l’occhio al pop, non manca di metterci KO grazie all’uno due di brani come la title track e la successiva Ready To Start. Pensando alla parabola ed alla coerenza artistica degli Arcade Fire, non si può fare a meno di paragonarli ai Radiohead. L’ascesa sull’Olimpo del rock non sembra avergli dato alla testa, come ha ammesso recentemente lo stesso Win Butler: “Gli U2 li ho visti quando avevo 15 anni. A quei tempi li chiamavano l'ottava meraviglia del mondo. A quell'epoca c'erano anche i Nirvana. Prima ci sono stati i Clash e prima ancora i Beatles. Sono ovviamente grandi ispirazioni, ma l'importante è essere a proprio agio nella nostra pelle e non voler essere come loro. Così come è successo a questi gruppi che sono stati se stessi fino in fondo, noi suoniamo come gli Arcade Fire, e tutto questo ci fa sentire degli spiriti liberi”.
Articolo del
22/09/2010 -
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