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Abbiamo incontrato per voi Vice, cantante dei Fallingice. La rock band italiana, protagonista di un fortunato debutto con il singolo ”Another Day” nel 2000, è recentemente tornata sulle scene con il bellissimo album ”Meatsuit”, già recensito su Extra!. Con Vice abbiamo parlato di progetti e di musica a 360 gradi…
CiaoVice, benvenuto su Extra! Music Magazine. Siamo tra i tanti che hanno recensito positivamente “Meatsuit,” il vostro ritorno, immagino quindi che siate soddisfatti del risultato ottenuto…
Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto: “Meatsuit” è la sintesi del nostro lungo percorso musicale, caratterizzato da una forte determinazione e da tanti sacrifici. L’album raccoglie brani concepiti nel corso di anni e curati meticolosamente tanto nella parte strumentale quanto nei testi, senza lasciare nulla al caso.
Se mi permetti di fare un salto nel passato, torniamo a inizio millennio, quando la vostra “Another Day” – canzone che personalmente adoro… - dominava le classifiche di Vitaminic, spinta dai voti degli utenti, non solo in Italia, ma in Germania, Stati Uniti… Dite la verità, ve l’aspettavate?
“Another Day” è di certo una delle canzoni più orecchiabili e melodiche del nostro repertorio e si addice ad un pubblico dai gusti musicali variegati. Quando l’abbiamo scritta non ci aspettavamo che potesse avere un tale successo, tantomeno che potesse imporsi nel concorso “Coop for music”, che possiamo considerare come il nostro trampolino di lancio. Sicuramente il gradimento riscontrato su Vitaminic ci ha piacevolmente sorpreso e dato l’impulso a continuare su questa strada.
Nonostante l’accoglienza positiva che pubblico e critica hanno riservato anche ai vostri precedenti lavori, nel corso della vostra carriera si sono perse le vostre tracce per lunghi periodi; come mai?
I lunghi periodi di silenzio sono dovuti al fatto che la line-up dei Fallingice è cambiata più volte nel corso degli anni; purtroppo, per me è stato molto difficile trovare persone seriamente intenzionate a condividere un serio progetto musicale, non inteso come un semplice hobby del fine settimana, persone che mettessero tutte se stesse nella musica ed avessero la mia stessa determinazione. Il punto di svolta infatti arriva nel 2007 con l’entrata nella band di Bem al basso e Fab alla batteria, entrambi provenienti da altre esperienze musicali. L’unità di intenti e la stessa passione per la musica ci hanno portati alla registrazione e alla pubblicazione dell’album.
Torniamo al presente: come e quanto vi sentite cresciuti, dagli esordi fino ad arrivare a “Meatsuit”?
In questi anni siamo cresciuti sia musicalmente che come persone. Le esperienze maturate ci hanno fatto comprendere che il mondo della musica non è per tutti e che bisogna essere più forti degli ostacoli che si incontrano, specie delle persone che vogliono approfittarsi della buona fede e della ingenuità dei giovani musicisti. L’importante è credere sempre in se stessi e in quello che si fa per raggiungere i propri obiettivi.
Nella maggior parte delle track, possiamo trovare uno straordinario equilibrio tra emozionanti parti melodiche, in cui la chitarra ha “carta bianca”, e tratti di rock durissimo… Insomma, siete una band dalla doppia personalità!
Nelle nostre canzoni si fondono stati d’animo diversi che rispecchiano la mutevolezza di noi uomini. Tutto questo avviene in maniera assolutamente naturale, ci piace esprimere il contrasto tra emozioni diverse e inconsciamente penso che rifletta le nostre personalità.
Questa duplice natura della vostra musica mi fa pensare che lavoriate molto sul songwriting. Come nascono le canzoni? Date priorità alla sezione ritmica, all’imbastitura delle melodie, o partite da un testo?
Nella maggior parte dei casi le nostre canzoni nascono da riff di chitarra che compongo io stesso a casa accompagnati da parti vocali improvvisate; in un secondo momento in sala prove sviluppiamo insieme la struttura delle canzoni nella loro interezza, con l’apporto di idee da parte di tutti. Il testo generalmente viene scritto dopo o viene riadattato. Per quanto riguarda “Meatsuit” alcuni pezzi sono nati velocemente, altri invece hanno avuto una gestazione più lunga.
Brani come “Too Bored To Die” o “Hands In Chains”, dal sound particolarmente oscuro e aggressivo, nascono da “momenti bui” realmente vissuti?
I due brani citati, come del resto tutti quelli di “Meatsuit”, parlano di avvenimenti vissuti in prima persona o che mi hanno particolarmente colpito; “Too Bored To Die” riflette un momento molto buio della mia vita, il suo grigiore, la noia imperante, il passare inesorabile delle giornate; mentre “Hands In Chains” fa riferimento all’attentato alle torri gemelle del 2001. Fu un evento che mi colpì particolarmente. Ricordo che rimasi attaccato alla televisione per giorni, incredulo di ciò che era successo. Il testo di “Hands In Chains” parla proprio della rabbia, dell’incredulità e dell’impotenza che provavo in quei momenti e che provo tutt’ora di fronte ad un orrore di tale portata.
Ho notato che anche i vostri testi sono molto ben scritti, introspettivi, e non sempre di facile interpretazione; da cosa traete spunto in particolare?
I miei testi parlano di delusioni, rabbia, noia, incertezze che io stesso ho vissuto e in cui tutti possono rispecchiarsi. Per me è come una terapia, un modo per dare sfogo a tutte le emozioni che ho accumulato dentro di me; a volte ciò avviene in maniera malinconica, a volte rabbiosa, a volte energica.
Tra le tante influenze che ho riscontrato nel vostro album, una delle principali sembra essere l’inquietudine propria degli anni ’90 e del grunge… Retaggio delle vostre origini musicali?
Sicuramente la nostra musica è prevalentemente influenzata dal Sound of Seattle dei primi anni ‘90. Ciò è dovuto al fatto che siamo cresciuti con gruppi come Nirvana, Soundgarden, Alice in Chains, Mudhoney che sono stati degli ottimi maestri, ma preferiamo non essere etichettati come grunge, perché pensiamo di aggiungere qualcosa di originale e moderno nelle nostre canzoni.
Domanda d’obbligo, talvolta dolorosa… Dove sta andando la musica italiana in generale, e il rock in particolare?
Purtroppo in Italia la situazione della musica in generale è veramente penosa, soprattutto a causa dei cosiddetti “Talent show”che di talent hanno ben poco. Lo vediamo dalle classifiche che sono dominate da cantanti di X-factor ed Amici. Per il Rock c’è sempre meno spazio e diventa sempre più underground. Per questo motivo, oggi, molte band italiane, tra le quali anche noi, cercano di farsi strada anche all’estero dove c’è una cultura Rock più ampia e consolidata e dove risulta più facile proporsi al grande pubblico.
E a livello internazionale, come siamo messi? Seguite qualche artista in particolare delle nuove generazioni, oppure anche voi siete rimasti legati alla “vecchia guardia” del rock (che però non potrà durare in eterno)?
A livello internazionale non ci sono grosse novità, gruppi per cui andare pazzi.. Noi continuiamo ad ascoltare e seguire gruppi con una certa carriera alle spalle e che ci ispirano ogni giorno. Gruppi come Helmet, Queens of the Stone Age, Tool , Foo Fighters e tanti altri che fanno musica onesta e genuina, veramente sentita. E’ quello che cerchiamo di fare anche noi. Suonare ciò che ci piace, non seguire mode, ma essere noi stessi.
Infine, per quanti vorranno vedervi dal vivo, avete in programma un tour o altre attività promozionali per “Meatsuit”?
Si, ora, col mio entourage stiamo organizzando delle date dal vivo per promuovere l’album. La cosa che più ci piace è il contatto con il pubblico e non vediamo l’ora di incontrarvi on the road!
Grazie di essere stato con noi Vice, e alla prossima!
Articolo del
24/09/2010 -
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