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Siamo in presenza di un nuovo nome della nuova generazione di virtuosi della chitarra hard rock e heavy metal. Lui si chiama Ivan Mihaljevic, è originario dalla Macedonia ma vive da tempo in Croazia. Ha pubblicato finora due album: Sandcastle e il più recente Destination Unknown. Si esibisce dal vivo anche con gli Hard Time, che rappresentano meglio le sue radici Hard Rock, ma adesso è molto concentrato sui Side Effects, il gruppo con il quale ha inciso il nuovo disco e che gli permette meglio di sviluppare la sua ricerca nell’ambito del rock progressivo, di stampo melodico, un genere che segna concretamente la sua avventura musicale. Sentiamo cosa ha da raccontare in questa intervista che ha rilasciato per noi:
Prima di tutto devo farti i complimenti per “Destination Unknown” che è davvero un bel disco. Mi è piaciuto perfino di più di “Sandcastle”, l’album precedente. Che cosa hai aggiunto di tuo, in che cosa sei migliorato tanto? Grazie davvero! Sono molto contento che ti sia piaciuto! In effetti sono migliorato molto sia nel modo di cantare che dal punto di vista tecnico e stilistico. Credo di essere migliorato perchè ho perfezionato molto il mio guitar work e anche perchè ho lavorato con una band come i Side Effects, per la prima volta con me in sala di incisione.
Lavori in modo diverso quando componi un brano che non è solo strumentale, ma che prevede anche una parte vocale?
Lavoro in un modo diverso su ogni brano che scrivo. Quasi nessuna delle mie composizioni è stata scritta nello stesso modo.
Su “Destination Unknown” il tuo hard rock si combina perfettamente con degli spunti melodici. Quale l’origine di questa struttura musicale?
Ho sempre amato le melodie così come sono da sempre un appassionato di Hard Rock. Credo che si tratti di un mix che risieda nel mio inconscio.
Quali sono i chitarristi che hanno esercitato una importante influenza su di te?
A dire il vero, ce ne sono molti. Te li dico così come mi vengono in mente: John Petrucci, Richie Kotzen, Paul Gilbert, Steve Vai, Joe Satriani, Steve Morse e Steve Lukather. Ho imparato molto da loro e ho fuso insieme tutti gli elementi che ho preso in prestito da loro. Così non so dirti esattamente cosa ho preso da uno piuttosto che da un altro. Mi limito a mettere in pratica quello che ho imparato!
Da che cosa sei ispirato quando scrivi una canzone?
E’ sempre diverso, non riesco a comporre qualcosa ogni volta che strofino le corde della mia chitarra. E’ un qualcosa che si accende nella mia mente solo ogni tanto. Ci sono giorni che mi sento in grado di scrivere un album intero, e ci sono momenti che devo lottare per trovare una sola melodia che possa soddisfarmi.
Sei piuttosto giovane ma sembra che non ti interessi nessuna delle nuove tendenze musicali interna alla scena Rock. Forse gli anni Settanta e i primi anni Ottanta ti mettono a disposizione un maggior numero di idee musicali rispetto alla musica odierna... Beh, a dire il vero, ci sono gruppi nuovi che attirano la mia attenzione. Mi riferisco ai Foo Fighters, ai Nickelback, a Keith Urban (Keith è su un versante pop , ok lo so, però mi piace quello che fa), agli Avenged Sevenfold, ai Disturbed... In effetti però adoro molta musica rock degli anni Settanta, Ottanta e Novanta come i Deep Purple, i Queen, i Pink Floyd, i Metallica, i Dream Theater...
Ci sono delle influenze jazz nella tua musica mescolate all’hard rock e ai riff metallici. Da dove provengono?
A dire il vero non ho mai ascoltato jazz. Dopo pochi minuti mi annoio, e smetto. Però adotto dei concetti armonici propri della musica jazz nella mia musica. Mi piace molto il rock classico ed il primo heavy metal. Il nu metal no, proprio non riesco a farmelo piacere. Troppe urla, troppe grida che non hanno niente a che fare con quello che è un modo vero di cantare qualcosa. Inoltre il suono di questi gruppi è ultracompresso e poco dinamico, e allora diventa noioso.
C’è chi pensa che un “virtuoso” della chitarra possa proporre soltanto una musica noiosa, fredda e distante. La tua invece, non lo è affatto. Qual è il tuo segreto?
Cerco di concentrarmi sulla musica prima di tutto. Credo che la chitarra sia principalmente uno strumento per fare musica. Ho smesso di puntare ad essere il miglior chitarrista del pianeta ! E’ impossibile. Adoro suonare la chitarra e fare la musica che preferisco.
I tuoi primi dischi hanno ricevuto una buona accoglienza in Croazia. Hai mai provato a vedere cosa potrebbe succedere in Europa e soprattutto negli USA? Penso che il tuo approccio musicale sarebbe ben visto da quelle parti...
Non so cosa dirti. Non ho ancora avuto l’opportunità di fare tour fuori dalla Croazia. E non ho ancora avuto modo di rendermi conto su quanti fan posso contare negli altri Paesi.
Lavori in modo diverso quando suoni con gli Hard Time?
Sì, il progetto con gli Hard Time è un pò diverso da quello che faccio attualmente con i Side Effects. Mi spiego meglio: gli Hard Time sono e vogliono rimanere ancorati ai canoni di un hard rock classico, mentre i Side Effects sono il risultato di un progetto sperimentale di rock progressivo, che mi permette di esplorare al meglio la mia creatività.
Quali sono i dischi che consideri alla base della tua formazione musicale?
Comincerò dall’inizio. Potrà sembrare strano, ma il primo gruppo che mi ha fatto venire voglia di imparare a suonare uno strumento musicale sono stati gli Oasis. Ero un loro fan all’ultimo anno della scuola elementare. Quindi il primo album dell’elenco sarà (What's The Story) Morning Glory? degli Oasis. Nello stesso periodo, o poco dopo, ho cominciato ad ascoltare molto i Pink Floyd, i Beatles, i Black Sabbath e i Deep Purple. Quindi nella serie dei prossimi album inserisco Wish You Were Here dei Pink Floyd, Let It Be dei Beatles, Paranoid dei Black Sabbath e In Rock dei Deep Purple. Più tardi ho iniziato ad ascoltare molto i Metallica ed il loro album migliore, quello che ha esercitato una grande influenza sul mio songwriting è stato Ride The Lightning. Oltre a questo disco, ecco l’elenco degli album più importanti nella mia formazione musicale: Joe Satriani: Surfing With The Alien Dream Theater: Metropolis pt. 2: Scenes From A Memory e A Change Of Seasons Toto: Tambu Steve Morse: Coast To Coast Richie Kotzen: The Return Of Mother Head's Family Reunion e Change Steve Lukather: Candyman e Ever Changing Times Pain Of Salvation: Be
Hai già suonato dal vivo in Italia?
Sì, ma soltanto con gli Hard Time. E’ stato nel 2007 o nel 2008, non ne sono sicuro... Abbiamo suonato da qualche parte vicino a Piacenza.
Quali sono gli altri musicisti con cui ti piace lavorare?
Adoro lavorare con la mia band, i Side Effects. Alen e Majkl sono dei tipi davvero in gamba e dei musicisti eccezionali. Se dovessi però scegliere una persona, allora sarebbe Igor Tatarevic. Le sue idée musicali mi sorprendono e mi meravigliano sempre. Mi è piaciuto anche lavorare con Phil Hilborne, Marko Osmanovic, Danko Krznaric, Taher Sanuri e con Dean Clea. Vorrei ripetere di nuovo questa esperienza con loro in un prossimo futuro. Fra i musicisti che rispetto molto, che non ho ancora incontrato, ma con cui vorrei lavorare, potrei citare Arjen Lucassen degli Ayreon e Daniel Gildenlow. Ce ne sono altri, ma questi sono i primi due che mi sono venuti in mente.
Quali sono i tuoi progetti più immediati?
Suonare molti concerti dal vivo con i Side Effects . A dire il vero abbiamo già cominciato, ma vorremmo fare un tour anche fuori dalla Croazia, se fosse possibile. Inoltre sto già scrivendo nuove canzoni con i Side Effects: alcuni brani sono già finiti, altri invece sono soltanto a livello di idee musicali. Probabilmente cominceremo ad incidere un nuovo album durante i primi mesi del 2011.
Articolo del
13/01/2011 -
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